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SFOTTO BALOTELLI. SONO RAZZISTA?

Il comportamento del popolo dell’Hellas, sabato al Bentegodi durante Verona-Milan, ha generato un serio problema interpretativo della legge Mancino sull’istigazione all’odio razziale. Niente “buuu” all’indirizzo del calciatore nero-italiano, nessun fischio, solo applausi. Più super Mario sbagliava un passaggio, più tirava alta una punizione, più i tifosi della curva e dell’intero stadio lo applaudivano gridando:” Mario, Mario! Bravo, bravo!”
Insomma lo sfottevano, lo prendevano in giro. E qui sorge il problema. Si può sfottere un nero, o si può farlo solo con un bianco? Chi lo fa col nero è un razzista che gli manca di rispetto ed istiga all’odio nei suoi confronti? Ripenso a Mourinho che cacciò Balotelli dall’Inter sostenendo che “aveva un solo neurone”. Magari di un calciatore bianco (chessò: di Boriello) puoi dirlo. Ma come la mettiamo se cambia il colore della pelle?
In attesa di lumi dalla Cassazione, sentiamo cosa pensano i frequentatori del blog.
Personalmente applaudo al popolo dell’Hellas che ha avuto l’intelligenza di sfottere, non tanto Balotelli, quanto la becera retorica antirazzista dei media che in tutti i modi (senza riuscirci) avevano cercato di drammatizzare la vigilia del match.
Becera retorica. Perchè il razzismo è una cosa molto, molto seria come ci hanno dimostrato i drammi e le pulizie etniche del Novecento: Hitler agli ebrei e Stalin ai kulaki non è che facessero “buuu”, li hanno sterminati in quanto appartenenti ad una razza e ad un ceto sociale ritenuti inferiori.
Questo è il razzismo. Che tutt’ora si manifesta ad esempio con i cristiani che quotidianamente vengono sterminati in alcuni Paesi in quanto cristiani, cioè appartenenti ad una religione inferiore.
Per viltà ignoriamo il vero razzismo, facciamo finta che non esista. Media ed istituzione, nazionali ed internazionali, trovano assai più comodo e meno pericoloso farsi belli (farsi le pippe) con il “razzismo” da stadio. Che metto tra virgolette perchè mai ho sentito grida e fischi preventivi indirizzati a calciatori di colore persone serie, ma unicamente a quelli – neri o bianchi – con carenza di neuroni.

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