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SE DUE ITALIANI BRUCIANO UN ROMENO

 

Cosa dobbiamo pensare se due italiani (veronesi d’adozione: lei piacentina, lui di Bitonto) bruciano un rumeno?

Dobbiamo essere e siamo convinti che per questa coppia, che ha massacrato con tanta ferocia il proprio autista al fine di incassare l’assicurazione sulla vita, non possono esserci né clemenza, né attenuanti né giustificazioni: ai carnefici nostrani vanno comminate pene più severe ancora che a quelli stranieri. I quali ultimi una qualche attenuante possono averla, legata al loro stato di sradicati, alla miseria, alla diversa concezione della vita a della civiltà.

Nessuna attenuante invece per i carnefici italiani. Come non ce ne sono per il milanese che ha stuprato la ragazzina marocchina di 13 anni. Mentre per i tanti stupratori stranieri dobbiamo magari considerare che gli immigrati sono in massima parte uomini, in massima parte giovani, in massima parte privi di possibilità di rapporti con l’altro sesso…(e magari dovremmo essere così laici e pragmatici da chiederci se dei “Mc Donald’s del sesso” a prezzi popolari non servirebbero a prevenire un certo numero si stupri).

Chiarito e ribadito che il criminale nostrano merita pene ancor più severe, va data però una riposta anche a chi, quasi compiaciuto di fronte ai due italiani che bruciano il romeno, ritiene di avere ottenuto la dimostrazione di non si sa bene cosa: del fatto che i criminali sono tutti italiani? Del fatto che gli stranieri sono solo vittime e non carnefici? Maso, Abel e Furlan hanno colpito prima che arrivassero gli immigrati; il che non toglie che oggi al Nord il 70% dei delitti, come ricordava Manganelli, vengano compiuti da stranieri.

Sono due fattori giunti a sommarsi producendo un risultato disastroso: uno Stato che nelle sue varie articolazioni – legislatori, magistratura, tutori dell’ordine – era già incapace di fronteggiare la criminalità italiana, quella comune e quella organizzata, cioè le varie mafie che non a caso da noi imperano come in nessun altro Paese del mondo civile (per trovare qualcosa di simile bisogna andare in Colombia o in Messico con i narcos), quello stesso Stato è divenuto terra d’elezione per la criminalità straniera che non l’ha scelto a caso ma, appunto, perché era già il più sbrindellato cioè quello che garantiva i rischi più bassi e l’impunità maggiore.

Una criminalità straniera che, per certi versi, è meno pericolosa di quella nostrana organizzata (nel senso che non ha ambizioni da anti stato) ma che al Nord ha una diffusione molto più capillare e genera nei cittadini più allarme sociale delle mafie stesse.

Due italiani che massacrano un romeno aggiungono solo terrore e orrore, non spazzano via pregiudizi; perché non ce ne sono da spazzar via

 

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