Allarme ludopatia. I poveri, in particolare, che diventano ancora più poveri giocando con le slot, videolottery, bingo e via dicendo.
Già nell’Ottocento Francesco Crispi (se non ricordo male) definì la lotteria “la tassa per gli asini”. Nel senso che la perdita – globalmente – era matematica. Da allora si sono moltiplicati in modo esponenziale sia le lotterie che “gli asini”, cioè i giocatori.
Un fenomeno certo preoccupante. Anche se non so quanto siano attendibili cifre che parlano addirittura di 80 miliardi l’anno spesi in gioco d’azzardo. 1.586 euro a testa nel 2011.
Fenomeno difficilissimo da controllare, perchè giochi non solo al bar ma anche in rete. Su siti stranieri che sfuggono a qualunque regolamentazione.
Ci sono i ludopatici propriamente detti che spendono ogni giorno centinaia di euro. Ma c’è anche la signora che esce a far la spesa e si concede il piccolo brivido di un gratta e vinci. Mica tutti sono malati, dipendenti patologici dal gioco.
Ci sono anche altri dati meno evidenziati e sorprendenti. Come la relativa onestà delle slot che, sempre globalmente, restituiscono il 75% delle cifre giocate (il 10% va ai gestori, il 15% in tasse allo Stato).
Non mi pare che lo Stato sia altrettanto onesto. Vi sembra che con sprechi, sperperi e carrozzoni della pubblica amministrazione, restituisca ai cittadini che pagano le tasse il 75% in termini di quantità e qualità dei servizi erogati? Direi proprio di no.
Quanto agli asini lo sono molto di più quelli che hanno giocato (quorum ego) e giocano in borsa. Ai tempi del primo governo Prodi, liretta ancora vigente, ci fu il boom, la bolla che diede a moltissimi l’illusione di essere diventati esperti di borsa. Tutti certi di conoscere e comprare il titolo che avrebbe fatto guadagnare il 10% in una settimana, raddoppiare il risparmio investito in pochi mesi. Tutti finiti tosati a zero. Magari Piazza Affari avesse restituito il 75%…
Qui la danza la mena un gruppo ristrettissimo di “crupiè” della finanza internazionale. Capaci di far perdere a Mediaset l’11% in un solo giorno nel Novembre del 2012 (per indurre Berlusconi a dimettersi). Capaci di tosare perfino quel caprone di Silvio. Figurarsi noi povere pecorelle smarrite.
Quindi lotta dura e senza paura alla ludopatia. Ma tenendo presente che le slot sono più oneste dello Stato, e che chi gioca in borsa è molto più asino, molto più imbecille, di chi lo fa al bar.
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