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LA RIVOLUZIONE DI GENNAIO

Scusate il ritardo nel post ma, per un improrogabile impegno personale, domenica non ho visto Avellino-Padova e ieri, tanto per cambiare, sono stata vittima di un attacco batterico/virulento, credo il quinto-sesto nell’ultimo bimestre (passerà anche questo periodaccio, no?).

Bando alle ciance. Sono sempre stata contraria alle rivoluzioni nel mercato di riparazione. Le squadre si costruiscono a giugno-luglio non a gennaio, in corsa si devono fare pochi e mirati correttivi, un po’ come ha detto anche il direttore sportivo del Padova, Alessio Secco, ospite all’ultima puntata del 2013 di “Biancoscudati channel” lo scorso 23 dicembre.

Purtroppo il Padova di quest’anno fa alla grande eccezione con questo mio, e non solo mio, pensiero. Qui la rivoluzione, purtroppo, ci vuole e dovrà essere una rivoluzione che non dovrà guardare in faccia a nessuno. A centrocampo ci vogliono innesti di qualità, a maggior ragione ora che Iori si è infortunato al ginocchio, in difesa anche. Pure l’attacco che sembrava poter essere risparmiato da questa “super operazione simpatia”, secondo me, necessita di più qualità: Pasquato, Melchiorri e tutto sommato anche Vantaggiato un certo apporto lo garantiscono, i vari Ciano e Feczesin, secondo me, hanno un po’ deluso. E per arrivare alla salvezza occorre che anche le cosiddette “seconde linee” siano all’altezza delle prime quando vengono chiamate in causa.

Mi fermo qui nei consigli per gli acquisti. Chi di dovere farà quello che ritiene giusto e, alla fine, vedremo cosa ne verrà fuori. Un’ultima cosa però mi sento di suggerirla alla proprietà che proprio oggi vive l’uscita di scena ufficiale e definitiva del cavaliere Marcello Cestaro dal consiglio d’amministrazione. Per quanto sarà possibile, meno prestiti e più acquisti. Perché di gente che va e viene e non si affeziona alla maglia la piazza ha le scatole piene. E infine: pensiamo già alla costruzione di una sorta di “zoccolo duro” che possa durare negli anni, non a farci rifilare gente che magari passa di qui solo 6 mesi giusto perché da altre parti non trova spazio.

Il tifoso ha bisogno di ricominciare a riflettersi in questo Padova. Di sentirlo suo. Di conoscere i giocatori e farsi conoscere da loro. Per creare un ambiente vincente e positivo i dirigenti non possono prescindere da queste fondamentali valutazioni.

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