Dovrebbe essere un piacere per un tifoso sapere che la sua squadra del cuore non è ancora condannata matematicamente alla retrocessione e che dunque si può giocare ancora delle carte per conservare la categoria.
Nel caso del Padova invece il pari col Carpi ha tutto il sapore di un’agonia che si prolunga. Di una morte, calcistica, che sta arrivando un po’ alla volta ma sta arrivando e non ci saranno scappatoie. Avesse vinto al “Braglia” oggi i tre punti avrebbero avuto l’effetto di una straordinaria boccata d’ossigeno. Di quelle che ti fanno rialzare dal letto della rianimazione, anche se magari solo per qualche minuto. L’1-1 dà l’idea di un referto che, invece, dà il paziente per “leggermente migliorato ma sempre grave e assolutamente sotto osservazione”. Dunque sempre steso con gli occhi chiusi e un po’ di di fili e monitor attaccati.
Non ci resta che sperare che il fatto che il Padova non sia ancora definitivamente retrocesso, nonostante tutte le brutte prestazioni, sia un segnale. Un segnale che dobbiamo continuare a sperare. Che prima o poi ingraneremo la marcia giusta e riprenderemo il sentiero perduto.
Sono solo pie illusioni, ma queste ci son rimaste. E a queste ci dobbiamo aggrappare.
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