Da giornalista continuerò a credere che il Padova si possa salvare finché non arriverà la matematica a sventolarmi in faccia la retrocessione in Lega Pro. Mi agiterò, farò la telecronaca, gioirò o mi deprimerò come ho sempre fatto da quando seguo questa squadra.
Da tifosa però oggi ho deciso che procedere nella tortura non ha più alcun senso. Meglio mettersi il cuore in pace e prepararsi al peggio. Certo, negli ultimi anni, il Padova ci ha abituato a straordinarie rimonte in extremis e tutto può succedere. Ma la realtà attuale dice che non riusciamo a fare due vittorie di fila. Che non siamo capaci di mettere in campo lo stesso spirito combattivo per più di due o tre volte. Come si può sperare di vincere tutte e sei le partite che mancano alla fine se oggi, all’appuntamento cruciale con il Bari, ce ne siamo stati bellamente a casa?
Meglio iniziare già da ora a pensare che l’anno prossimo le nostre abitudini del fine settimana dovranno essere stravolte. Che il Padova lo si seguirà la domenica e quindi sarà il sabato il giorno giusto per mettere dentro altre cose della propria vita. Che tristezza. Basterebbe così poco per salvarsi, possibile che non si riesca a fare quel poco?
Faccio fatica ad aggiungere altro.
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