Ha ragione a mille Carmine Parlato. Non sarà facile per nessuno andare a Trieste e strappare punti alla formazione alabardata. Lo stadio “Nereo Rocco” è meraviglioso. Oggi, appena sono rientrata lì dentro a cinque anni di distanza dal playout che ha donato al Padova la salvezza al primo anno di B, mi sono sentita in un tempio del calcio. In un impianto fatto apposta per assaporare tutto di una partita. Tecnica, tattica, cuore, spettacolo. Giocare lì dentro non è come giocare in un qualunque altro campo di serie D (e pure di serie B…). Le pressioni e le aspettative crescono. Se poi ti trovi di fronte una Triestina che ci dà dentro fino all’ultimo, pur con i limiti di una rosa non certo costruita per vincere il campionato, ne esce il 3-1 di oggi: tre punti d’oro, ma conquistati con un po’ di sofferenza.
I biancoscudati sono però stati bravissimi a buttare il cuore oltre l’ostacolo in ogni momento della gara. La vittoria regala serenità e continua a tenere il redivivo Altovicentino ben indietro, a 8 punti di distanza.
D’ora in avanti le partite saranno tutte così. Tutte le avversarie del Padova daranno quel qualcosa in più non solo perché giocheranno contro la capolista ma anche perché lotteranno per raggiungere il loro obiettivo, chi i playoff (e la speranza di un successivo ripescaggio in Lega Pro), chi la salvezza, chi semplicemente un pizzico di tranquillità in più.
Ma se il Padova terrà in testa l’elmetto che ha tenuto oggi dal primo al novantesimo forse non bisognerà attendere il 10 maggio per alzare le braccia al cielo.
Continuiamo a lottare. Buttando, appunto, sempre il cuore oltre l’ostacolo. Il resto verrà da sè. Come naturale conseguenza di tutto l’impegno che i giocatori e lo staff, fino a questo momento, non hanno mai fatto mancare. In campo e fuori.
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