All’alba dei primi di agosto, per giudicare il Padova ci si può affidare solo alle sensazioni. Certezze non ne può avere nessuno ad oggi. Nè società e allenatore, che stanno costruendo un po’ alla volta il mosaico e vedranno solo tra qualche tempo se sono stati bravi a metterne insieme i pezzi, né tantomeno i tifosi. Le gambe sono pesanti, molti giocatori sono nuovi, l’amalgama si deve ancora creare, mancano ancora pedine importanti per completare il quadro, soprattutto a centrocampo. Alla luce di tutto questo, però, la “mia” trasferta a Pieve di Cadore di domenica mi ha regalato buone sensazioni e a quelle intendo affidarmi, per quanto sia consapevole che non possono essere del tutto attendibili.
Sinceramente fatico a capire la diffidenza di alcuni tifosi. Non tanto perché non ci siano motivi di dubbio, per carità. Ma quanto perché è veramente troppo presto per gettare croci addosso a qualcuno.
Aldilà della fiducia che questa società merita per quello che ha saputo regalarci nella passata stagione, credo che, anche senza il credito che vanta nei confronti di una piazza che un anno fa si è ritrovata per tre giorni senza squadra di calcio, in questo momento dell’anno il tifoso debba solo fidarsi del lavoro che sta facendo ed eventualmente “arrabbiarsi” se qualcosa andrà male quando arriveranno le partite che contano veramente.
Un po’ di fiducia, su. In attesa che la rosa sia completata, senza fretta perché davvero non ci corre dietro nessuno, non facciamo scemare così presto l’entusiasmo che ci ha accompagnato per tutta l’annata 2014-2015. Fare i “tafazzi” non giova a nessuno.
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