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PERSEVERARE E’ DIABOLICO

Prendi la partita contro la Cremonese di domenica scorsa. In vantaggio di un gol grazie a Clemenza il Padova ha pensato bene di trascorrere il secondo tempo con l’unico obiettivo di difendere quel patrimonio. Risultato: i lombardi hanno pareggiato a 8 minuti dalla fine portando via un punto dall’Euganeo.

Prendi la gara di stasera a Foggia: anche in questo caso la gioia immensa per il primo gol in serie B di Davide Mazzocco (l’ultimo rimasto della squadra che 4 anni fa è ripartita dalla serie D rinascendo dal quasi fallimento del post Penocchio) è stata spazzata via non da un pareggio che, in una trasferta in un campo così caldo e difficile, sarebbe andato più che bene, ma da una sconfitta maturata a causa dello stesso atteggiamento (eccessivamente difensivista) assunto dalla squadra da un certo momento in poi. Il Foggia, se non avesse i punti di penalizzazione da recuperare, sarebbe lì sopra insieme al Verona probabilmente e dunque non ha perdonato. Non si è lasciato sfuggire l’occasione di conquistare una vittoria che gli serviva come il pane per cercare di rimettersi in carreggiata.

Per i biancoscudati è dunque arrivata la seconda sconfitta in campionato in altrettante trasferte al sud. Non possiamo certo dire di essere messi male e non faremo drammi per un risultato che ci può stare, continuando a ribadire che il campionato è lungo e potremo dire tranquillamente la nostra. Ma non possiamo nemmeno nasconderci che, rispetto all’esordio a Verona e alla vittoria casalinga contro il Venezia delle prime due giornate, qualche passo indietro c’è stato. La squadra ha arretrato troppo il baricentro, Bonazzoli e Capello lì davanti non hanno ancora segnato e faranno fatica a sbloccarsi finché gli si chiede tutto quel sacrificio per dare una mano ai compagni, Merelli è fortissimo ma non ha l’esperienza dalla sua parte (quindi può capitare che, come stasera, alterni parate pazzesche a errori evitabili), in generale la media d’età dei giocatori è molto bassa. Tutti elementi che ci invitano a portare pazienza e a lasciar lavorare l’allenatore perché di strada da fare per crescere ce n’è ancora tanta. Ma ci invitano anche a considerare il fatto che forse, se non si vuole soffrire eccessivamente lungo l’arco della stagione, potrà rendersi necessario qualche rinforzo esperto quando sarà ora. Siamo certi che l’impegno in questo gruppo non verrà mai meno, dall’allenatore all’ultimo della rosa, la squadra e il suo allenatore hanno impressa nel dna la cultura del lavoro. Bisognerà vedere se basterà ad arrivare a maggio senza patemi d’animo.

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