1) Ci ha sempre messo la faccia; 2) ha veramente fatto di tutto per salvare una stagione iniziata male e destinata a finire pure peggio; 3) si è preso a cuore la questione stadio, mettendo sul piatto un progetto sul quale sta lavorando con concretezza. Queste le tre verità assolute che riguardano la persona di Roberto Bonetto, presidente del Padova. Purtroppo però oggi, di fronte all’ennesima prestazione caratterizzata da poco coraggio e da occasioni da gol clamorosamente fallite, è arrivato il momento di smettere di tenere acceso il filo della speranza di agganciare i playout che magari vinciamo le ultime quattro e via discorrendo. E’ giunta l’ora piuttosto di cominciare a stendere una fredda e impietosa analisi di tutto quello che non ha funzionato. Roberto Bonetto dovrà guardarsi allo specchio e capire come questa prima stagione in serie B della sua fin qui breve carriera da dirigente di calcio è riuscita a fregarlo così bene, nonostante gli sforzi economici e morali sovrumani.
Deve farlo adesso, presidente. Non tra una settimana o un mese. Adesso. Perché ci vorrà del tempo per sviscerare tutto. Lei dovrà prendere carta e penna e buttare giù nero su bianco tutto quello che è successo dall’estate del 2018 ad oggi. Dovrà capire dove ha sbagliato. Di chi non si doveva fidare. Doveva capire quali erano le persone da ringraziare e salutare al momento della promozione dello scorso campionato e quelle invece dalle quali non separarsi per continuare il cammino insieme.
Mi guardo indietro e mi sembra impossibile che 40 giocatori (tanti se ne sono alternati in questo campionato sul campo con la maglia biancoscudata finora) non siano riusciti, ognuno per la sua piccola parte, a impedire alla nave di affondare. E mi sembra altrettanto impossibile che né Bisoli né Foscarini né di nuovo Bisoli né adesso Centurioni (che però francamente è il meno responsabile di tutti) siano in qualche modo riusciti a incidere se non in qualche sporadica occasione. Nel domandarmi questo mi accorgo che la prima risposta al “perché abbiamo fatto un così brutto campionato?” sta proprio in questi numeri. 40 giocatori e 3 allenatori simboleggiano proprio il modo di agire di una società che ha pensato troppo poco e agito troppo spesso d’istinto. Magari col cuore, ma senza la testa che ci voleva per rimanere a galla.
A cascata il presidente troverà senz’altro tutte le altre risposte. Tanti giocatori della C non dovevano restare. Bisoli per primo non doveva restare. L’investimento importante doveva essere fatto la scorsa estate e non a gennaio quando la qualità della rosa è stata sì ritoccata verso l’alto ma con giocatori fermi da molto tempo, con tutte le problematiche fisiche, e di conseguenza di rendimento, che questo aspetto porta con sè.
Si torna mestamente in serie C (salvo ripescaggio successivo, ma questo è un capitolo che apriremo eventualmente più avanti). E io mi auguro veramente che teniamo bene a mente la diagnosi di questa disfatta perché dovrà essere la molla per farci tornare in B alla svelta, ripartendo con forza da queste macerie. E stavolta dovrà essere per rimanerci.
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