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E SE ALLA FINE L’ESAME DI COSCIENZA DOVESSE FARSELO PROPRIO LUI?

Eccomi qui, ragazzi. Chiedo scusa per il ritardo, ma, come ben sapete, quello che stiamo vivendo, da tifosi e addetti ai lavori del calcio Padova, è l’ennesimo lunedì di passione, convulso e difficile.

Marcello Cestaro è andato a Bresseo. Lo ha fatto oggi ben capendo che, se avesse aspettato mercoledì come aveva annunciato ai nostri microfoni sabato pomeriggio dopo la sconfitta col Torino, la sua visita ai giocatori si sarebbe trasformata in una boutade senza troppi effetti pratici. Non ha voluto fermarsi con i giornalisti a parlare ma, prima di salire in macchina, di fronte a chi gli chiedeva cosa avesse detto a Italiano e soci, ha urlato: "Cosa volete che abbia detto? Che se sabato non vinciamo a Gallipoli porto i libri contabili della società in tribunale e così la facciamo finita". 

Parole fortissime, figlie di una delusione che si è fatta evidentemente di settimana in settimana più difficile da gestire.

Non condivido chi in questo momento attacca Cestaro accusandolo delle uniche cose di cui non può essere accusato, ovvero di fregarsene del Padova, di aver investito tutto sommato briciole rispetto a quello che ha guadagnato, di voler solo pensare ai suoi (sporchi) affari. Non è vero. Se così fosse avrebbe mollato il timone della società che non è mai adesso.

Ciò premesso, però, è ora che il paron si metta davanti allo specchio e si faccia lui per primo un esame di coscienza. Profondo e a 360 gradi. Perchè se non gli si possono contestare impegno e passione, è altrettanto innegabile che, nella condotta che ha tenuto in questi anni, in molti casi è stato lui stesso la causa del suo male.

PUNTO PRIMO: riavvolgiamo per un attimo il nastro a quest’estate. Cestaro ha scelto di affidarsi ad un gruppo di collaboratori tutti con poca esperienza nei rispettivi ruoli. Sottovia, prima che a Padova, il direttore generale non lo ha mai fatto. Ivone De Franceschi fino all’altro ieri era compagno di squadra dei ragazzi ed è al primo anno da direttore sportivo e Sabatini in B non ha mai allenato. Questo mix ha funzionato fino a che lo ha trascinato in avanti l’entusiasmo della promozione. All’affiorare dei primi problemi, le difficoltà gestionali si sono fatte sentire e acuite nel tempo. Anche perchè Cestaro è il primo ad averne pochissima di esperienza in un mondo che fino a qualche anno fa gli era interamente sconosciuto.

PUNTO SECONDO: una volta che ti sei scelto questi collaboratori, devi comunque fidarti di loro e farli lavorare. Lasciando ad ognuno le sue competenze. Il presidente per un po’ lo ha fatto. A gennaio invece, di colpo, quando è stata ora di scegliere il nuovo allenatore, di fronte ai tentennamenti di Arrigoni, ha sorpassato a destra Sottovia e De Franceschi e ha puntato lui, a sorpresa, su Nello Di Costanzo. Sconfessando così l’operato dei suoi. Aldilà del fatto che, come ho già sottolineato nel post precedente, Di Costanzo pratica il 4-4-2, l’azione di Cestaro ha di fatto delegittimato la figura dei due direttori. Con che autorevolezza ora questi due entrano in spogliatoio e strigliano la squadra nei momenti difficili? Come fanno a farsi ascoltare? Sotto questo profilo il numero uno era proprio il direttore sportivo cacciato a gennaio dello scorso anno, Mauro Meluso: aveva un pessimo carattere e Cestaro ci ha litigato non so quante volte (ci ho litigato spesso anche io, confesso, ma ho sempre apprezzato la sua trasparenza!), ma proprio per questo aveva polso agli occhi della squadra.  

Sono straconvinta, e non lo dico per piaggeria ve lo assicuro, che il presidente ha sempre sbagliato in buona fede. Credendo davvero di agire per il meglio della squadra. Purtroppo però il mondo del calcio è diverso da quello in cui abitualmente il presidente sguazza con ottimi risultati imprenditoriali. 

Tra l’altro la provocazione del "mollo tutto" l’aveva lanciata anche dopo aver riconfermato Sabatini all’indomani della sconfitta contro la Reggina. Aveva detto esattamente così: "Se a Piacenza non vinciamo, me ne vado io". E’ arrivata una sconfitta e Cestaro è ancora lì. 

Ma allora, signor presidente, perchè invece che minacciare il peggio del peggio senza metterlo in pratica, non prova a mettere un po’ di ordine in questa società che ha la fortuna, grazie a lei, di essere così solida dal punto di vista economico? Sono le cose più semplici che portano lontano. Da che mondo e mondo.

   

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