Prendo spunto da un sms arrivato in trasmissione per dare il titolo a questo post dopo il secondo pari di fila per 0-0 (terzo pareggio consecutivo) in casa del Teramo. BRADIPADOVA.
Sì, purtroppo mi sono resa conto una volta di più oggi a Teramo di quanto siamo di fronte a una squadra lenta, quasi paurosa, timorosa, una squadra che pur avendo buone individualità e buone qualità nel complesso, non riesce a dare il colpo decisivo per sfondare la porta, non ce la fa a mettere da parte l’ultimo centesimo per fare l’euro, non è in grado di far girare la palla alla velocità che serve per sorprendere in maniera decisiva l’avversario.
A Teramo, a onor del vero, passi avanti se ne sono visti dal punto di vista della manovra (definirlo “gioco” è ancora troppo eufemistico) e il ritorno in campo di Filipe, finché quest’ultimo ha retto dal punto di vista fisico, ha reso i movimenti un po’ più fluidi del solito. “Un po’” appunto. Questo Padova è tutto “un po’”: un po’ lento, un po’ pauroso, un po’ timoroso, un po’ forte, un po’ debole. Non c’è in questo momento alcuna caratteristica che abbondi.
Il tempo passa e a mano a mano che le giornate se ne vanno e regalano la consapevolezza che la squadra ammazzacampionato, nel girone B, non c’è sale anche il rammarico nel cuore del tifoso. Che voleva un Padova in grado di partire forte e sbattere subito i pugni sul tavolo del campionato e invece si ritrova ancora un cantiere aperto, con cavi abbandonati di qua e fili scoperti penzolanti di là.
Martedì c’è il recupero con la Sambenedettese, in grande forma nonostante oggi vincesse 2-0 a Venezia e sia uscita dal campo col 2-2. Credo, senza il rischio di essere smentita, che possa davvero essere la partita della verità. O il “po’” si trasforma in “tanto” o credo che la pazienza della piazza, già duramente provata, andrà ben presto ad esaurimento. Spero che la squadra dia il segnale che tutti ci aspettiamo.
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