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30 MAGGIO 2017

La data odierna rimarrà scritta nella storia del nuovo calcio Padova purtroppo non come una ricorrenza felice. Dopo aver contribuito con passione e impegno economico alla rinascita del Biancoscudo nel 2014 infatti Giuseppe Bergamin ha deciso di rassegnare, non senza difficoltà emotive, le dimissioni da presidente della spa biancoscudata. L’ormai ex numero uno rimane socio di minoranza col 20 per cento e la maggioranza ora passa all’attuale amministratore delegato Roberto Bonetto che diventa così titolare del 70 per cento delle quote azionarie.

I motivi di questa scelta? Li ha spiegati lo stesso Bergamin durante una conferenza stampa fiume nella sede della sua azienda, commuovendosi più volte. Sicuramente ci sono alla base ragioni economiche: Bergamin voleva ridimensionare il proprio impegno investendo molto sul settore giovanile, Bonetto invece ha rilanciato con rinnovate ambizioni, promettendo di mettere cifre importanti sulla prima squadra per tentare il salto di categoria con più convinzione. Doveva restarne solo uno al comando a quel punto (e qui entriamo nell’altro ordine di motivi della scelta di Bergamin: l’impossibilità di proseguire d’amore e d’accordo col socio storico) e quell’uno è diventato appunto Roberto Bonetto. Che domattina spiegherà, anche lui in un’apposita conferenza stampa, che progetto ha intenzione di mettere in piedi per il campionato di Lega Pro 2017-2018.

Lo stato d’animo di tutti oggi è provato. Non c’è un tifoso che in questi anni non abbia riconosciuto in “Bepi” il suo vero e autentico punto di riferimento all’interno della società, soprattutto dal punto di vista umano, visto che Bergamin è innanzitutto un vero Tifoso, scritto volutamente con la T maiuscola. Bepi è quello che guardava le partite lontano da tutti, fumando mille sigarette, ma che poi era sempre disponibile a mescolarsi ai sostenitori, per confrontarsi continuamente con loro e per condividere con loro la sua immensa passione per il Biancoscudo. Bepi è quello che veniva ospite in trasmissione da me al lunedì e, mezz’ora o addirittura un’ora dopo la fine della puntata, era ancora giù in parcheggio a dialogare con gli ospiti, a chiedere, a rispondere, a chiacchierare e, perché no, a ridere e scherzare. Bepi però oggi ha detto che con Bonetto non poteva più andare avanti così. Che già l’anno scorso aveva dovuto digerire decisioni non completamente condivise per amore di una convivenza pacifica. C’è di più: la moglie dell’ex presidente, Giovanna, ha sottolineato oggi come l’idillio tra i due soci fondatori del nuovo Padova in realtà sia durato senza incrinature solo fino a gennaio del primo anno, quello della serie D, quello in cui la squadra vinceva praticamente tutte le domeniche. Sei mesi, in pratica, non di più. Davvero pochi.

Siamo dunque arrivati alla frattura e al ridimensionamento “consensuale” di Bergamin per il bene del calcio Padova. Situazione che a me onestamente qualche preoccupazione la fa salire. Per tanti motivi che qui provo ad esemplificare:

1) Bonetto, prendendosi il 70 per cento, dovrà investire molto più di quanto abbia fatto in questi primi 3 anni, quando aveva solo il 30. Bergamin, da gran signore qual è, ha detto che è sicuro della capacità di Bonetto di mantenere fede alla promessa fatta ma ovviamente solo i fatti (e probabilmente l’ingresso di qualche altro nuovo socio) potranno nel tempo garantire al tifoso che sia così.

2) Bonetto è stato insieme a Bergamin l’artefice della rinascita biancoscudata e questo non va dimenticato. Non va però nemmeno nascosto il fatto che, a livello empatico, non è riuscito a instaurare con la piazza e i tifosi lo stesso rapporto diretto dell’ex presidente. C’è poco da fare: Bepi era diretto, “pane e salame”, Bonetto ha altre caratteristiche, per usare un linguaggio strettamente calcistico. Che non è detto che siano meno valide dal punto di vista della gestione di una società di calcio, ma sappiamo a Padova quanto sia importante far sentire il tifoso presente, partecipe ed emotivamente coinvolto nel progetto (già di tifosi questa squadra ne ha persi parecchi per strada, non vorrei che la diaspora continuasse).

3) Nel campionato appena concluso sono stati i Bonetto a prendere praticamente tutte le decisioni a livello tecnico e di scelta degli uomini. Zamuner, che ha scelto Brevi, è stato portato da Edoardo Bonetto e anche lo staff tecnico è stato creato portando a Padova uomini di fiducia dell’amministratore delegato. La squadra ha fatto gran bene per un lungo periodo, cadendo però rovinosamente nell’ultimo chilometro. Dopo la sfida persa a Bolzano contro il Sudtirol (era la penultima giornata di campionato) i Bonetto volevano esonerare Brevi e per la prima e unica volta dall’inizio del campionato è stato Bergamin a opporsi a una decisione che gli sembrava decisamente poco opportuna. Non vorrei mai che, in modo troppo semplicistico, passasse il messaggio che è stata colpa di Bergamin, che si è messo di traverso, se il Padova ha perso così malamente i playoff. Certo questa sua determinazione può aver influito ma ritengo che tutti, Bonetto compresi, debbano farsi un bell’esame di coscienza per capire cosa non ha funzionato da un certo punto in poi. Perché la colpa, se qualcosa è andato storto, è anche loro.

Mi fermo qui perché solo i prossimi mesi sapranno mettere a tacere o alimentare le mie perplessità. Chiudo con un sentito e a mia volta commosso “GRAZIE PRESIDENTE”. Padova non dimenticherà quello che hai fatto.

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