La bruttissima sconfitta in casa dell’Atalanta ci riporta tutti, e bruscamente, con i piedi per terra. Attenzione però a non fare troppo i disfattisti: non siamo ancora tre metri sotto terra, siamo semplicemente tornati alla realtà dopo che, per diverse giornate, abbiamo sognato e anche di gusto.
Dunque non siamo ancora da funerale, nonostante oggi ci sia più di un problema emerso dalla sfida in terra bergamasca che va individuato, capito e risolto. Per me i principali sono due:
1) LA DIFESA: Barreto e Doni hanno realizzato due autentiche prodezze in occasione dell’1-0 che ha aperto la partita e del 3-0 che l’ha di fatto chiusa con 43 minuti di anticipo. Contro questi numeri nemmeno il Buffon dei tempi d’oro avrebbe potuto fare qualcosa. E’ che a tirare quelle punizioni, i due fuoriclasse dell’Atalanta, ce li abbiamo messi noi, commettendo due falli che, sinceramente, mi aspetto da Cappelletti (classe 1991) ma un po’ meno da Cesar (classe 1979) e Trevisan (classe 1983). Fino a questo punto del campionato, il brasiliano, che l’anno scorso spesso era finito nell’occhio del ciclone insieme a Faisca, non mi era dispiaciuto. Con Legati aveva raggiunto una buona intesa e, seppur non impeccabile in qualche circostanza, errori clamorosi non ne aveva ancora fatti. Oggi, all’improvviso, si è materializzato nuovamente il Cesar nervoso, precipitoso e falloso visto nel periodo peggiore della passata stagione. E pure Trevisan mi ha sempre dato l’idea di essere in ritardo e agitato ogni volta che gli attaccanti atalantini prendevano l’iniziativa.
2) IL CENTROCAMPO: anche qui mi sembra di essere tornata indietro di un anno. Nel senso che, persa l’alternativa Vicente, rimane il solo Italiano per il ruolo di regista. Il che è un bene se il giocatore riesce ad esprimere le proprie immense qualità. Se, invece, come oggi, gli avversari gli si ‘francobollano’ addosso e non gli danno modo nemmeno di entrare in partita, ecco che il gioco non gira più. E davanti non arriva più nemmeno l’ombra di un pallone per gli attaccanti che, i palloni, se li devono andare a prendere a metà campo senza poi riuscire ad essere incisivi in zona gol. Bisogna trovare un’alternativa di gioco senza Vicente. Bisogna fare in modo che, quando Italiano è ‘imbavagliato’, qualcun altro approfitti dello spazio lasciato libero dagli avversari che si occupano solo di neutralizzare Vincenzo per creare pericoli. E trovare anche un diverso assetto a centrocampo quando Italiano proprio non è in giornata.
Ciò premesso, la parola passa ad Alessandro Calori. L’allenatore, fino a questo momento, è sempre riuscito a trovare la soluzione ad ogni problema manifestato dai suoi. E, in sala stampa a Bergamo, ha ammesso che toccherà appunto a lui fare qualcosa, trasmettere positività, correggere il tiro laddove si è sbandato, sciogliere i nodi critici. Sono sicura che anche questa volta ce la farà e porterà di nuovo a volare sulle ali dell’entusiasmo anche chi adesso pensa il colera peggio di questa squadra.
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