Oggi pomeriggio, mentre mi trovavo in automobile per andare a Bresseo a intervistare Foschi sull’esonero di Alessandro Calori, stavo parlando, ovviamente dell’argomento del giorno, con il collega Marco Campanale, seduto sul sedile del passeggero mentre io guidavo. Ad un certo punto Marco mi ha detto, parola più, parola meno: "Certo che negli ultimi anni a Padova gli allenatori non hanno avuto molta fortuna…" e la sua frase ha subito generato in me la voglia di un dettagliato excursus a ritroso. Di quelli in cui mi piace perdermi nei meandri della mia ferrea memoria senza computer o altre fonti di notizie a disposizione.
Nel raccontare a Marco quanti allenatori si sono alternati sulla panchina padovana nella recente storia biancoscudata sono partita dal 1999, che è l’anno in cui ho iniziato a seguire il Padova come giornalista e non più come semplice tifosa. Il primo allenatore in cui mi sono imbattuta è stato PAOLO BERUATTO. Giovane e molto grintoso e genuino sia nei modi che negli atteggiamenti, Beruatto, reduce da una promozione dalla C2 alla C1 con la Viterbese, doveva ripetere l’impresa anche all’ombra del Santo, per portare fuori dalla medesima categoria, la C2 appunto, anche la squadra biancoscudata, che vi era finita al termine di tre retrocessioni in quattro anni. La stagione partì con una sconfitta a Rimini, ma poi si mise sulla giusta carreggiata. Era il Padova di Beppe Ticli, Silvio Dellagiovanna, Giovanni Riccardo, Diego Bonavina, Ferrigno. Una bella squadra che però, proprio a ridosso della Primavera, perse per strada brillantezza, smalto e gioco e finì il campionato qualche gradino sotto il quinto posto.
L’anno successivo Beruatto non venne riconfermato e arrivò lo sceriffo, FRANCO VARRELLA: con lui, Centofanti, Ferronato, Bergamo e tanti altri. Il campionato fu trionfale, a parte un momento di difficoltà intorno a novembre: arrivò la promozione in C1 diretta e l’anno successivo si partì subito con il massimo obiettivo, il salto in B. Qualcosa si ruppe invece e, intorno a novembre anche in questo caso, pochi giorni dopo che l’allora presidente Mazzocco gli aveva allungato di due stagioni il contratto, Varrella venne esonerato. Al suo posto fu chiamato PIERLUIGI FROSIO, che il primo anno portò una tranquilla salvezza e l’anno successivo, nel torneo 2002-2003, il quinto posto e dunque i playoff, quelli persi con l’AlbinoLeffe in semifinale. Quella rosa era davvero valida: c’erano Tasso, Ginestra, Succi, Sotgia, Pellizzaro, Antonioli. Si poteva ritoccarla e riprovarci con la stessa ossatura e invece si optò per uno smantellamento totale e si ripartì da zero con EZIO GLEREAN.
Glerean, anche qui dopo un avvio positivo, si dimise una prima volta dopo il derby perso malamente fatalità a Cittadella a novembre (dimissioni non accettate e ritirate) e poi a febbraio lasciò definitivamente la ciurma cedendo il posto a RENZO ULIVIERI, uno che di esperienza ne aveva da vendere. Ulivieri si fermò un anno e mezzo, ma di playoff… neanche l’ombra!
Estate 2005: il prescelto per il dopo Ulivieri è un altro giovane emergente, MAURIZIO PELLEGRINO, appena uscito dalla positiva esperienza a Lanciano. Con lui la piazza assapora un bellissimo calcio, con un inedito modulo 4-1-4-1, le cose vanno benissimo fino a marzo, laddove succede il patatrac: ancora oggi non riesco a capire come, con otto punti di vantaggio sulla sesta in classifica a una manciata di giornate dalla fine, non siamo riusciti ad arrivare agli spareggi promozione. Incredibile! Ricordo come fosse ieri la sconfitta in casa col Lumezzane, squadra che quel giorno fece esordire un certo Mario Barwuah, poi divenuto il celebre Balotelli. Pellegrino è poi rimasto ma il mancato raggiungimento del traguardo ha fatto da inevitabile freno a mano per la stagione successiva che ha visto il buon Maurizio esonerato a fine novembre, col Padova penultimo.
Ecco dunque l’avvento di ANDREA MANDORLINI: il tecnico di Ravenna ci mette un po’ a far uscire la squadra dal tunnel ma alla fine, grazie ad un filotto incredibile di partite utili tra cui tre vittorie di fila, giunge a tre giornate dalla fine coi playoff ben saldi in pugno. All’Euganeo sbarca il Pizzighettone già retrocesso: ti aspetti un tanto a poco e invece finisce con una sconfitta per 1-0 che, unita allo 0-0 di Novara della domenica successiva (con rigore sbagliato da La Grotteria), mette ancora una volta fine ai sogni di gloria.
Cestaro riconferma Mandorlini, ma il romagnolo decide di andarsene perché lo chiama il Siena in serie A. Scatta dunque l’ora di EZIO ROSSI che finisce esonerato indovinate quando? A fine marzo! A sette giornate dalla fine, sostituito da CARLO SABATINI. Sabatini, che è l’unico che riesce a riportare il Padova in B e ad allenare la squadra tra i cadetti, subisce due esoneri e due richieste di ritorno, cambiato la prima volta con ATTILIO TESSER e la seconda con NELLO DI COSTANZO. I giorni nostri parlano infine dell’esonero di ALESSANDRO CALORI.
Facendo un rapido calcolo, fanno, compreso Franco Colomba o chi per lui, tredici allenatori in quasi dodici anni. Molti dei quali andati in difficoltà nello stesso momento e con le stesse modalità del Padova dei giorni nostri. Saranno mica tutti scemi, no? E allora mi chiedo e vi chiedo: cosa c’è che non va in questa piazza?
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