Del Padova di quest’anno spesso si è detto che non si vedeva la mano dell’allenatore. Che la squadra era un insieme di singoli di qualità, capaci di fare la differenza solo in virtù dei loro colpi di classe e non perché c’erano un gioco e un’identità ben precisa alla base. Nell’ultimo periodo questa convinzione si è consolidata ancora di più, visto che in casa i biancoscudati non sono riusciti ad andare oltre due pareggi contro Verona ed Empoli e, in particolare in queste due partite, le occasioni da rete sono state poche e pure meno nitide del solito.
Dopo aver visto la sfida contro l’AlbinoLeffe, invece, io personalmente ho rinforzato la mia di convinzione: ovvero che l’impronta di Dal Canto in questa squadra c’è, eccome se c’è. Non ci fosse, non potrebbe succedere che, ogni volta che l’acqua arriva ad altezza naso e si rischia di affogare, i giocatori tirano fuori la testa con coraggio e determinazione. Non ci fosse, non potrebbe succedere che, ogni volta che viene chiamato in causa uno che non gioca da un po’ di tempo, dà il centodieci per cento e fa la differenza (è successo con Portin nel derby contro il Verona, ad esempio, è successo ieri con Milanetto, rispolverato a sorpresa e determinante in tantissime giocate, non ultima quella del gol di Ruopolo). E poi Ruopolo appunto: questo ragazzo mercoledì sarà sentito a Roma dal procuratore federale nell’ambito del calcio scommesse, non sta certo vivendo il suo momento migliore mentalmente. Eppure Dal Canto, che lo conosce benissimo dentro e fuori dal campo, ha saputo toccare i punti giusti nella testa dell’attaccante per tirargli fuori il leone che c’è in lui e fargli fare ieri la miglior partita da quando è a Padova. Non dimenticherei infine Cacia: non l’avevo mai visto prima sacrificarsi per la squadra, rincorrendo fino a centrocampo il portatore di palla avversario per pressarlo e non farlo ragionare. Ora Daniele sta bene e di sicuro anche in lui è la cura Dal Canto che ha funzionato.
Ora però manca l’ultima parte dell’impronta, quella che finora Dal Canto non è riuscito a tracciare: la continuità. I tre punti con l’AlbinoLeffe devono essere solo l’inizio. Anche a Modena ne servono tre e a Brescia non si deve perdere. Dunque testa sul pezzo e pedalare. Ancora. Con questa mentalità.
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