La truppa del “Dal Canto vattene” è tornata oggi a ruggire all’Euganeo, al termine della partita persa dal Padova, per proprie colpe gravi, contro il Crotone.
Capisco la delusione. E’ anche la mia. Capisco la rabbia. E’ anche la mia. Capisco chi dice che è ora di finirla con queste montagne russe e di trovare un po’ di continuità di rendimento. E’ anche il mio pensiero. Sono però dell’idea che cambiare allenatore adesso non servirebbe ad un tubo. Nove partite da qui alla fine sono poche, credo che nemmeno “Mandrake” riuscirebbe in quello in cui finora anche Dal Canto non è riuscito. La squadra che ha a disposizione è questa, coi suoi pregi e i suoi difetti. Bravissima a rimboccarsi le maniche quando è ora di rialzarsi da una brutta caduta, autodistruttiva come poche quando è ora di rimanere in equilibrio e non cadere un’altra volta. Senz’altro c’è un problema di mentalità e maturità, ma, arrivati a questo punto, non possiamo buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Continuiamo a credere ai playoff. Forse se oggi il Varese ha perso è il segnale che, nonostante il nostro essere sciagurati, il traguardo, in cui siamo ancora dentro, è assolutamente alla nostra portata. Io voglio continuare a sperare che, da qui alla fine, prevarrà più volte la tendenza di questo gruppo a non mollare mai piuttosto che la leggerezza nell’approccio che si è vista oggi. Alla fine tireremo le somme. E allora potremo anche dire che Dal Canto ha sbagliato qui e magari Foschi e la società hanno sbagliato lì. Non ora però. Per i processi è ancora presto.
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