IL CORAGGIO DI CALORI

Quando l’arbitro ha fischiato la fine di Padova-Torino, la prima sensazione che ho provato è stata di profonda amarezza. E questo perché, per l’ennesima volta, ho avuto l’impressione che al Padova sia mancato un misero centesimo per arrivare ad un euro. Riesci a segnare l’1-0 contro una squadra che fino a quel momento, nel far girare palla e nella chiusura degli spazi, è stata superlativa, possibile che tu, Padova, non ce la faccia a tenerti stretto questo gol di vantaggio e commetti il consueto errore di abbassare il baricentro quel tanto che basta per consentire al Torino di riprendere subito coraggio e farti cinque minuti dopo l’1-1? Questo è stato, appunto, il primo sentimento che ha fatto capolino nel mio cuore.

Le analisi però vanno fatte a freddo. E con la mente. Dunque, ora che mi sono calmata e ho avuto un po’ di tempo per ripensare a tutta la cronistoria della partita, c’è un altro elemento psicologico che prevale dentro di me: il coraggio di Alessandro Calori.

Da quando è arrivato a Padova l’allenatore aretino non ha mai pronunciato neanche di striscio la parola "playoff". Men che meno la parola "serie A". Eppure stasera ha dimostrato di essere quello che crede più di tutti nelle grandi potenzialità della sua squadra. Certo bisogna ancora crescere ed imparare una buona volta ad evitare di perdersi per strada il famoso centesimo che fa l’euro, ma Calori di fiducia ne nutre tanta, tantissima, di più, nei confronti dei suoi ragazzi, al punto che davanti al signor Torino ha schierato tre punte per quasi un tempo intero, proprio per far capire alla squadra che non deve avere paura di nessuno, neanche di un’avversaria costruita fin dall’inizio per il salto di categoria. 

Questa cosa mi ha colpito tantissimo perché la dice lunga sulla sua mentalità. Se il direttore sportivo Rino Foschi saprà pescare dal mercato gli elementi di rinforzo giusti (stasera Cestaro ha parlato di un centrocampista e anche di un difensore: di sicuro il primo dei due ci vuole e deve essere di qualità e non d’interdizione) il resto lo farà Calori dal 1 febbraio in poi, motivando quelli che rimarranno al punto giusto, sia che siano titolari fissi sia che siano seconde linee che si ritaglieranno solo pochi momenti di gloria. Costruirà insomma un vero gruppo, plasmandolo con la mentalità che ha dimostrato stasera con più veemenza di tutte le altre volte.   

 

 

BUON ANNO A TUTTI, AUGURI A DE FRANCESCHI

Poche righe per augurare a tutti voi buon anno. Spero che il 2011 che sta per arrivare sia ricco di cose positive, di passi avanti, di traguardi raggiunti o anche semplicemente meno lontani da raggiungere. Se poi ci sarà qualche intoppo o imprevisto (inutile nasconderselo: quelli non mancano mai!!!) vi auguro e mi auguro (perché senz’altro capiteranno anche a me) che abbiamo tutti la forza e la capacità di trasformarli in occasioni per crescere ed evolversi.

Dal punto di vista calcistico, è perfino superfluo scrivere cosa desidero: spero che il Padova continui ad emozionarmi come ha fatto in questa prima parte del campionato. Se poi saranno playoff, tanto meglio, ma intanto l’importante è che anche per la squadra del nostro cuore ci sia un’evoluzione.

 

Chiudo con un augurio particolare: a Ivone De Franceschi, padovano e biancoscudato doc, attuale braccio destro di Rino Foschi, dopo una bella carriera da calciatore iniziata nel settore giovanile del Padova e chiusa nello stesso Padova a gennaio del 2007. L’1 gennaio compie 37 anni. Auguro a "Checchi" che anche per lui il 2011 sia un anno di crescita, dopo che nella passata stagione, alla sua prima esperienza da direttore sportivo, ha sofferto ma credo anche imparato tantissimo. Lasciando anche più di un segno positivo (uno su tutti: Vantaggiato!). Con uno come Rino Foschi al fianco, non potrà che fare passi avanti.


NIENTE LIVORNO, BUON NATALE!

Il mio fidanzato è tra coloro che, tra ieri pomeriggio e stanotte, sono rimasti bloccati lungo il tratto appenninico a causa della neve. Tornava da Roma, dove si è recato per qualche giorno per motivi di lavoro, e a 400 metri dall’uscita "Incisa Valdarno" si è fermato a causa di un’infinita coda che si era formata sull’autostrada del Sole. Erano le 15 circa. Ebbene nello stesso identico punto è rimasto, immobile dentro il suo furgone insieme a tanti altri sfortunati autisti, fino alle prime luci dell’alba di oggi. Quando è riuscito a fare quei 400 metri, uscire dall’autostrada e chiedere un po’ di tepore e almeno una calda colazione ad un albergo che, pur con tutte le camere occupate, ha messo a disposizione della gente rimasta intrappolata nella morsa del traffico e del gelo le poltrone della reception. Motivi della paralisi: due camion rovesciati lungo la carreggiata e l’impossibilità da parte dei mezzi di soccorso di raggiungere il punto critico per liberarlo e ricominciare a far circolare gli automezzi. Le uniche due fortune che ha avuto sono state quelle di avere il serbatoio quasi pieno quando si è fermato e uno spirito ottimista che non lo abbandona mai. Quando finalmente stamattina si è rimesso in moto per tornare a casa, mi ha però raccontato di una notte infernale, trascorsa senza che nessuno passasse nemmeno a portargli una coperta o un the caldo e senza sapere niente. Nessuna radio spiegava a questi poveri cristi perché erano bloccati lì e per quanto sarebbero dovuti rimanerci.

Trattandosi di un blog sportivo, non voglio nemmeno cominciare ad addentrarmi sui consueti problemi di questa povera Italia (ma possibile che lungo l’A1 se ad un camion anche solo si spegne il motore non c’è possibilità di far arrivare i soccorsi in tempi ragionevolmente brevi? Fare qualcosa no, eh?, visto che da secoli la situazione è così?). Però, ascoltando il racconto del mio ragazzo, ho potuto capire che tipo di odissea ha vissuto ieri il Padova avventurandosi in pullman lungo l’Autosole. Credo dunque sia stato ragionevole e sensato chiedere il rinvio della partita per causa di forza maggiore e che sia stato ragionevole e sensato concederlo da parte di chi di dovere.

Detto questo, dispiace molto non vedere il Padova all’opera nell’ultima trasferta del campionato. Specie dopo che in settimana, durante la cena di Natale, alcuni giocatori erano usciti allo scoperto manifestando la loro ferma intenzione di puntare a qualcosa di più della semplice salvezza. Sarebbe stato bello verificare, in un campo difficile come il "Picchi" di Livorno, se a queste buonissime intenzioni sarebbe seguito sul campo un atteggiamento più cinico e concreto da parte dei giocatori, specie in trasferta, dove finora la squadra di Calori ha raccolto decisamente poco per una squadra che vuole stabilirsi nella parte nobile della classifica. 

 

Pazienza. Attenderemo il big match dell’8 gennaio alle 20,45 all’Euganeo contro il Torino. E ovviamente l’apertura del mercato di gennaio per capire quali e quanti saranno i rinforzi.

Intanto buon Natale, di cuore, a tutti.  

PROPRIO IL PADOVA CHE VOLEVO VEDERE

In settimana mi son chiesta mille volte che Padova mi sarebbe piaciuto vedere questa sera per poter dire che la crisi era finita. E mi sono immaginata proprio il Padova che ho visto contro il Sassuolo: corto, compatto, aggressivo, talmente concentrato da non lasciarsi distrarre nemmeno dal lancio di una bomba atomica sull’Euganeo. I biancoscudati mi sono proprio piaciuti e, insieme a loro, mi è piaciuto Alessandro Calori che, per preparare la partita fin qui più delicata della stagione, ha scelto di lavorare sulla testa dei suoi giocatori, infondendo loro certezze e forza d’animo con la serenità e la fermezza che solo lui riesce ad utilizzare con uguale dosaggio e con risultati così piacevolmente concreti.

Certo il rientro di Vantaggiato ha dato una grossa mano lì davanti, sbloccando i meccanismi che si erano inceppati nelle ultime tre partite. Per non parlare del raggiungimento di una buona condizione fisica del finlandese Portin, che sta dimostrando non solo piedi buoni ma anche autorevolezza e personalità, e dell’esplosione del giovane Gallozzi. Ma è il collettivo che oggi ci ha messo del suo per dire basta alla crisi. Per dimostrare che questo Padova non ha niente da condividere con quello dell’anno scorso e che se anche qualche piccolo fantasma è rimasto è volontà comune scacciarlo e in fretta.

Ora che ha imparato a "gestirsi" dal punto di vista psicologico, il Padova deve fare un ulteriore passo avanti e cominciare a vincere anche fuori casa. E’ questo l’ulteriore tassello che va aggiunto al puzzle. Ormai è evidente che anche sotto questo profilo si tratta di un problema di personalità: occorre, a iniziare dalla partita di Livorno di sabato 18 dicembre, cominciare ad imporre la propria legge anche lontano dall’Euganeo.   

FERMIAMO QUI LE COINCIDENZE

In quanti in questi minuti mi state scrivendo su Facebook o dicendo via sms che questa stagione comincia ad assomigliare in maniera inquietante a quella conclusa lo scorso 12 giugno con una soffertissima salvezza: la crisi che comincia a novembre, lo stesso tipo di problematiche evidenziate contro la medesima tipologia di squadre avversarie, l’involuzione nel gioco, l’abbassamento del livello di combattività, la sconfitta contro il Varese che sembra quella contro l’Empoli di un anno fa, perfino Calori che, come Sabatini, inizia ad avere problemi dopo aver ricevuto il premio come miglior allenatore al gran galà del Triveneto.

Non voglio nemmeno pensare che stiamo andando incontro allo stesso nero periodo dell’annata 2009-2010. E non credo che, come qualcuno sta scrivendo sempre sul social network più famoso, la soluzione sia richiamare Sabatini (lo stimo sempre tanto, ma stavolta penso proprio che il suo ritorno sarebbe assolutamente fuori tempo massimo e fuori luogo). Però, arrivati a questo punto, e con tre sconfitte di fila sul groppone, bisogna assolutamente fermare l’emorragia e chiudere la serie delle paurose coincidenze. E come si fa? Usando le famose tre "c" tutte insieme: cabeza, corazon y coyones.

Sì, testa, cuore e… attributi. Contro il Sassuolo il Padova venerdì deve fare la partita della vita. Punto e stop. Se no, per Calori, saranno inevitabilmente dolori.

A proposito di Calori: oggi, quando ho visto che avrebbe riproposto dal primo minuto Cuffa trequartista e Succi e Di Gennaro punte, ho pensato per un attimo: "Però, è un po’ ostinato. Non si è già reso conto che Cuffa sulla trequarti non rende come potrebbe e che Di Gennaro seconda punta non riesce ad esprimersi secondo le sue qualità?". Poi, però, ho visto nel secondo tempo all’opera Filippini: sono stata a lungo indecisa se dargli 5,5 o 6 perchè il ragazzo si impegna e oggi ha anche tirato due volte in maniera pericolosa in porta, ma non ha assolutamente la personalità che ci vuole per stare lì. Magari se la farà col tempo, non dico di no, ma ora come ora, lo vedo tanto confuso e poco concreto. La verità è che in questo momento mancano Vantaggiato, Di Nardo, El Shaarawy e Vicente: tre di questi quattro giocatori sono stati i protagonisti del buon rendimento del Padova di inizio campionato. Ecco perchè confido che già con il rientro del solo Vantaggiato venerdì prossimo la situazione possa iniziare ad evolvere in positivo.  

VEDERE EL SHAARAWY CHE PALLEGGIA NON HA PREZZO

A volte bastano pochi secondi di pura magia per trasformare un momento buio in un sorriso carico di belle aspettative. E’ successo ieri pomeriggio a me ma anche ai tantissimi tifosi del Padova che, sul social network Facebook, hanno potuto cancellare l’amarezza delle ultime due sconfitte in campionato ammirando la classe e il talento di Stephan El Shaarawy. Il piccolo Faraone, ormai prossimo al rientro dopo essersi curato una brutta infiammazione alle ginocchia, è stato immortalato dal compagno di squadra Totò Di Nardo con il telefonino mentre si cimenta in una serie di acrobatici palleggi all’interno dello spogliatoio di Bresseo, al termine dell’allenamento. I video sono due perché il fantasista prova a sfilarsi la maglia con il pallone appoggiato sulla schiena e al primo tentativo la sfera gli scivola. Buona la seconda invece con il numero perfettamente riuscito.

Non mi vergogno a dire che, quando l’ho notato su Facebook, quel video l’ho visto e rivisto decine di volte. E non solo perché non ho memoria che nel recente passato sia transitato da queste parti un campione del genere ma anche perché mi sono divertita a notare l’allegria di sottofondo di Totò mentre gira il video e la simpatia di Esposito che con il phon in mano fa finta di essere un cameraman. Tutti piccoli segnali di uno spogliatoio che sicuramente qualche scazzo lo vive come tutti gli ambienti di lavoro di questo mondo ma è fondamentalmente uno spogliatoio sereno e unito, dove ci sono le basi per costruire un futuro importante.

Di qui la decisione di caricare il video sul nostro sito (grazie all’aiuto di Marco Campanale e di un tifoso!) e metterlo a disposizione di tutti. Penso possa solo far bene all’umore della piazza sapere che il "Faraone" è guarito e presto tornerà a mettere quel talento a disposizione della squadra. E che intorno a lui sono proprio i compagni di squadra i primi ad augurarsi che questo accada quanto prima. 

Ad Ascoli questa iniezione di benessere non potrà che essere un ingrediente positivo che, combinato con la voglia di riscatto dei biancoscudati, porterà una buona prestazione e, speriamo, tre punti.    

E’ CRISI, MA GESTIAMOLA COI NERVI SALDI

Una volta, tanto tempo fa, quando ero ancora agli inizi della mia storia di collaboratrice sportiva al "Mattino di Padova", venni "sparata" ad una partita che iniziava alle 20,45. Sinceramente non ricordo che partita fosse. Ricordo però come fosse ieri che entro le 22,45 il pezzo (abbastanza lungo) doveva essere inviato perché il giornale doveva chiudere e io, ancora un po’ inesperta, andai nel panico più totale perchè a quell’ora l’articolo non l’avevo finito. Non riuscivo più a scrivere. Ero bloccata. Il redattore che era di notte mi chiamò più volte e con toni anche molto accesi subito dopo il fischio finale della gara perchè voleva il pezzo a tutti i costi ma quando sentì che ero in difficoltà dal punto di vista emotivo si calmò e mi disse, testuali parole: "Capita di avere un momento di difficoltà, Martina. Ma devi imparare a stare tranquilla e a gestire la paura di non farcela perchè se già la situazione è difficile, con il panico diventa impossibile". Insomma con la paura il difficile diventa insormontabile. Alla fine buttai su il pezzo in pochi minuti, lui ci mise un po’ le mani aiutandomi e tutto andò a finire bene.

Se ci ripenso, come in tante altre occasioni, mi vien da sorridere. Perché adesso, con l’esperienza maturata in tanti anni, mi sento di essere in grado, come tutte le persone che svolgono da anni e anni il proprio lavoro, di venir fuori da certe situazioni di urgenza o difficoltà. Magari non con un articolo o un servizio da premio Pulitzer (quelli non li faccio neanche quando ho il giusto tempo a disposizione!) ma sicuramente con una prova da 6 meno meno sì. 

Questo preambolo per dire che il Padova è certamente incappato nella prima vera crisi stagionale. Due sconfitte di fila contro Vicenza e Varese, maturate come sono maturate, ci mostrano una squadra in evidente difficoltà soprattutto per quanto riguarda la fase difensiva. Agliardi alterna parate da portiere di serie A ad amnesie francamente inspiegabili (il terzo gol del Varese di ieri, spiace dirlo, ma ce l’ha lui sulla coscienza e poi non sembra dare alla retroguardia la sicurezza che le serve), Trevisan si dimentica un po’ troppo spesso dell’uomo che dovrebbe marcare al centro dell’area sulle palle inattive, Crespo idem. C’è poi da dire, giusto perché la fase difensiva la fa tutta la squadra e non solo i quattro dietro, che quando c’è Italiano a centrocampo ci vuole sempre un Jidayi che lo affianca e lo copre per lasciargli esprimere le sue importanti qualità nell’impostazione. Se invece c’è Gallozzi, ottimo corridore ma senza le caratteristiche d’interdizione, è chiaro che qualcosa di troppo si concede all’avversario. In questo senso, l’infortunio di Vicente è stato deleterio: il brasiliano lì in mezzo aveva garantito molto equilibrio.  

Sono tutti aspetti sui quali Calori deve riflettere e lavorare, anzi sui quali l’allenatore biancoscudato sta già riflettendo e lavorando. Sono abbastanza serena nonostante la doppia sconfitta abbia fatto ricomparire i fantasmi della scorsa stagione e delle nove sconfitte quasi di fila. E questo perché alla guida tecnica del Padova ci sono due persone esperte come Foschi e appunto Calori. Sono convinta che non si lasceranno prendere dal panico, facendo peggio del peggio. E sono sicura che, magari con qualche prestazione da 6 meno meno, il Padova uscirà da questa situazione, magari meno spettacolare ma più forte nel carattere, che è la cosa più importante.

Ad Ascoli la prima prova del nove. 

 

  

 

    

NON SI PUO’ PIU’ DIRE CHE E’ UN CASO

Anche stasera dico: mamma mia. Ma aggiungo purtroppo un: che delusione!

Mi sento come quando, a scuola, un compagno che aveva copiato il compito in classe da me prendeva un voto più alto del mio. La sensazione è proprio quella: che ti abbiano "scippato" una cosa che meritavi assolutamente di portare a casa tu.

Da questo punto di vista ha ragione Lisetta: è pazzesco rendersi conto di quanto il calcio non guardi in faccia ai meriti. Il calcio non è un’obbligazione di mezzi, è un’obbligazione di risultati, per usare il linguaggio giuridico. Non vince chi mette il massimo impegno, crea quattro nitide occasioni, gioca meglio dell’avversario e gli mette paura, vince chi segna. Anche se ciò capita nel tuo migliore momento. Anche se ciò succede al termine delle due uniche azioni degne di tal nome costruite o nelle due uniche occasioni in cui ti sei distratto un nanosecondo. Se tra Padova e Vicenza c’era una squadra che meritava di vincere questa era il Padova. E in cuor suo lo sa anche Rolando Maran, anche se, giustamente, ai taccuini dei giornalisti avrà detto che il suo Vicenza è stato bravo a colpire al momento giusto eccetera eccetera eccetera.

Detto questo, però, alla sedicesima giornata di andata (non la seconda!) non può più essere per un caso o per una giornata storta che il Padova in trasferta non porta a casa la vittoria. Quattro punti fuori casa fino a questo punto del cammino sono troppo pochi. C’è qualcosa che non va, probabilmente nella mentalità con cui la squadra affronta le sfide lontano dall’Euganeo. C’è chi sostiene che i biancoscudati hanno paura di vincere, chi dice che invece, al contrario, sono troppo presuntuosi e spavaldi e allora la prendono sui denti.

Io sinceramente non riesco ancora a capire perché il rullo schiacciasassi che si vede all’Euganeo non riesca a schiacciare nemmeno una formica in trasferta. Certo è che, per Alessandro Calori, è arrivato il momento di scoprirlo e, soprattutto, trovare la cura adatta a risolvere la situazione. Proprio perché la sua non è una squadra di "c..ni" (termine da lui usato in sala stampa). Anzi, tutt’altro.  

 

 

ADESIONI PER MARTEDI’

Eccomi qui a voi per la richiesta di adesioni alla trasmissione "Biancoscudati channel" di martedì prossimo, 23 novembre, a Telenuovo. 

Al solito faccio un post apposito così non devo cercare tra i vari post il sì o il no di ciascuno di voi. Mi raccomando non lasciatemi sola che tengo troppo alle vostre opinioni e pure alle vostre domande assolutamente scomode! 

Grazieeeeee! 

 

UN GRUPPO CHE STA DIVENTANDO SQUADRA

So che molti di voi non condivideranno quello che sto per scrivere. O meglio: pur condividendolo, mi diranno che sono la solita sentimentale, che "el baeon l’è n’altra roba", che sarebbe il caso di sottolineare come il Padova non sia ancora continuo come dovrebbe perché fuori casa non è come in casa, che bisogna ancora migliorare nella fase difensiva eccetera eccetera eccetera. Ma io sono fatta così, probabilmente male ma sono fatta così. E allora eccovi servito un bel polpettone sentimental-calcistico!

 

Della giornata odierna mi hanno colpito fondamentalmente tre cose.

1) La confidenza di Alessandro Calori in sala stampa quando ha detto che, se Rabito avesse segnato nel finale il 4-1 e Sicignano non gli avesse fatto quel mezzo miracolo, sarebbe entrato in campo per festeggiarlo. "Sarei andato ad abbracciarlo, anche a costo di rischiare l’espulsione. Se l’arbitro mi avesse poi buttato fuori non me ne sarebbe importato nulla. Roger è un ragazzo sensibile che vive lo spogliatoio in maniera forte. Quel gol se lo meritava proprio".

2) L’atteggiamento e la prestazione di Vincenzo Italiano. C’è chi sostiene che il centrocampista siciliano è un gran rompi palle. Che quando non gioca il suo malumore si sente eccome. Che è uno che poi più di tanto la differenza non la fa se bisogna tirare fuori quel qualcosa in più. Lascio a chi pensa questo la sua opinione. Dico solo che, se tutto ciò è vero, allora c’è da essere doppiamente contenti di quel che si è visto oggi in campo. Un giocatore della sua esperienza che, dopo due partite in panchina senza giocare nemmeno un minuto, si fa trovare pronto e con il giusto approccio psicologico alla partita ha capito esattamente il contesto in cui si inserisce. Ha compreso alla grande che che c’è un gruppo che viene prima di ogni singolo. Dunque magari qualche muso può averlo anche piantato, ma non può essere così rompi palle come lo dipingono, no? Lo aveva detto in settimana in intervista. "Se il Padova va bene allora Vincenzo Italiano è contento". Oggi il capitano ha trasformato quelle parole in fatti. E la standing ovation che ha accompagnato la sua sostituzione a pochi minuti dalla fine del match è stata più che toccante. La gente lo ha applaudito ma anche lui ha applaudito la gente, perché si è sentito apprezzato e capito.

3) Le parole di Davide Succi. Il bomber non finisce mai di stupirmi. Ha fatto 14 gol in 14 partite e sono 6 incontri di fila che segna. Eppure mai una parola sopra le righe, mai nemmeno l’ombra di un "sono proprio bravo!", neanche con giri di parole. Prima di tutto c’è sempre la squadra nella sua testa e nelle sue parole. In settimana diversi compagni hanno indicato in Davide un giocatore cui affidarsi e chiedere consigli ma lui ha minimizzato. "Li ringrazio ma io mi sento parte del gruppo e vivo il gruppo esattamente come loro". All’ultima domanda che gli ho posto ("Non è che con tutti questi gol a gennaio diventerai sensibile alle sirene della serie A?") Succi ha poi risposto così: "Quando sono venuto a Padova ho fatto una scommessa con me stesso. E’ ancora lunga la strada per riuscire a vincerla". Chiaro, no?

Tutto quello che ho raccontato potrà anche non avere valore tecnico-tattico. 

Ma si tratta di sintomi importanti. Segnali di un gruppo che sta diventando squadra. A pensarci bene, è proprio questo spirito che l’anno scorso ad un certo punto si è smarrito. I giocatori buoni c’erano anche nella passata stagione, ma quando si è perso questo tipo di ‘sensibilità’ si è entrati in un tunnel da cui si è usciti solo al termine della partita di ritorno dei playout. Con questa coesione, la mentalità di Calori in panchina e un Succi in più nel motore sai quanta strada si può fare in più…