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PRONTO? SOCCORSO? BEH, INSOMMA, SI, MA QUASI PRONTO…

CRONACHE
Insomma credevo che la sfiga dell’anno scorso (due craniate per un totale di undici punti “teorici”, perchè rifiutati) fosse finita, invece c’è lo strascico.
Avevo fatto sistemare lo “scooterone” dal mio meccanico di fiducia (?) – “mi raccomando controlla bene i freni, avevo chiesto” – e così ho cominciato a gironzolare.
Avevo tuttavia notato che il freno anteriore, dopo un po’ d’uso, tendeva a bloccare la moto per il surriscaldamento del disco.
Venerdì chiamo il mio meccanico di fiducia (?), gli spiego il fatto e lui mi dice: “…strano portamela Lunedi che diamo un’altra occhiata…”, ed io: “ma nel frattempo posso circolare in città, andatura lenta…”, “sì, fu la risposta, ma DIMENTICA il freno anteriore e usa con parsimonia quello posteriore a tamburo”.
Detto e fatto.
Ieri avevo alcune incombenze non rimandabili in zone diverse della città, giro ignorando assolutamente di avere un freno anteriore, quando…
All’altezza del pericoloso incrocio multiplo della ex Stazione Verona Caprino (tra Porta San Giorgio e l’inizio di Via Mameli), velocità tra i 30/40 km/h, improvvisamente il freno anteriore si blocca da solo e la moto mi sbalza in mezzo alla strada, un voletto di due metri.
Sia benedetto l’obbligo del casco e l’alternanza dei semafori (in questo caso era rosso).
Mi alzo da solo senza nessun apparente dolore, tranne una “paca” sulla coscia, vengo aiutato a trascinare la moto sul marciapiede da alcuni conoscenti del Bar da Mauri (vecchia conoscenza Sanzenate).
Tutti solevati per il rischio corso nel caso il semaforo fosse stato verde e io in mezzo alla strada, offro giro di bevute e aspetto il raffredamento del disco per tornare a casa a motore spento (400 metri).
Lungo la strada comincio a riflettere: ha senso andare in giro a 70 anni suonati con una moto così pesante, e se mi succede qualcosa con tutti gli impegni morali e materiali su cui sono impegnato, e la sofferenza che potrei procurare alle persone che mi vogliono bene, ed alcune hanno già sofferto oltre misura…
E così ti accorgi che il tempo ti cambia e che tali pensieri, solo una decina d’anni fa, manco ti sfioravano.
Arrivato a casa mi tolgo i pantaloni stracciati dall’asfalto e vedo un ematoma delle dimensioni di un grosso melone sulla coscia (verranno misurati in ortopedia in 22 cm. x 19 cm.).
Cosa fare?
Seguendo l’istinto primordiale (sconsiderato) che ha accompagnato la mia vita, mi dico che non farò proprio niente.
Poi salgono alla mente i pensieri di qualche riga sopra e decido di chiamare un caro amico, primario in pensione e mio personale “Guru” medico spiegando i fatti e le mie intenzioni.
Stefano, questo il suo nome, me ne dice un sacco e una sporta, in dialetto stretto di cui è studioso e gran poeta.
“Podito caminar?”
“No adesso no, onestamente mi fa parecchio male…”
“E alora te ciami el 118 e te te fe vegnar tor a casa …”
“L’ambulanza Stefano… no dai me vergogno, no son mai montado insima…”
“No sta far el stronso super eroe, e voi che te me mandi la foto de l’ambulansa e del pronto socorso, so’ stado ciaro?!”
Chiaro.
Entrato alle 21, sono uscito alle 3 di notte, firmando una liberatoria con la quale rifiutavo di sottopormi alla TAC cranica, di prassi quando si prende un colpo in testa e vieni sottoposto ad un trattamento anticoagulante per un vasto ematoma (15 iniezioni di eparina nella pancia, un trattamento per evitare eventuali trombosi).
Perchè ho rifiutato la TAC?
Ho semplicemente chiesto al medico una previsione sui TEMPI per la TAC, la refertazione, l’arrivo alla sua attenzione per essere dimesso.
Mi viene risposto “un’ora e mezza”, che tradotto con i calcoli temporali con cui mi avevano fatto UN SOLO esame, potevano significare anche tre ore buone.
Così me ne sono tornato a casa, dolente un bel tot.
Forse qualcuno si chiederà che fine avevano fatto i buoni proponimenti sopra descritti.
La risposta è talmente banale da vergognarsene: se nessuno è perfetto, io lo sono meno ancora.
Avanti un altro.

P.S.:
Se qualcuno poi si domandasse perchè non ho preso un taxi, risponderei che erano esattamente vent’anni che non entravo al Pronto Soccorso.
Quello che c’era prima distava 250 metri da dove abito, questo, “nuovo”, quasi un kilometro, e chi lo sapeva…

p.p.s.s.:
non voglio nemmeno pensare a cosa succede nei Pronto Soccorso dell’Italia centro-meridionale, no anzi generalmente lo leggo, incredulo, sulle cronache dei quotidiani.

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