Il problema della SCELTA ha visto impegnati quasi tutti i grandi filosofi, da Platone a quelli del XX° Secolo, e credo che la riflessione non finirà mai.
Ogni nostro atto cosciente è figlio di una scelta, come lo è il noto paradosso che anche una “non scelta” è in sè una scelta.
Calma, sebbene anche il nostro San Tommaso ha detto la sua sull’atto dello scegliere, in questo Topic la cosa è di molto più leggera ed incomparabile, anche se a guardar bene ha la sua complessità.
Mi sono sempre posto la domanda del perchè scelgo un film invece di un altro.
Perchè mi capita talora di scegliere un film già visto rispetto ad un altro, del quale, magari, sia la catena di Sant’Antonio del passaparola amicale, sia le recensioni critiche ne parlino bene, o adirittura di un film “da non perdere”.
Quella dei cosiddetti “film da non perdere” si rivela essere spesso un coltello a due lame, ma senza manico.
Nel senso che se dopo averlo visto ti scappa un “boh! tutto qui” (prima lama), di fronte all’insistenza e quantità di giudizi positivi, rischi di porti il quesito “allora son io che non capisco” (seconda lama).
In vita mia penso di non essere mai entrato casualmente in un cinema tranne in due casi:
“Un Uomo, una Donna” (1966), da cui uscii quasi estasiato e cominciai a far pressione su tutti gli amici e le amiche che non l’avevano visto, raccogliendo ringraziamenti a pioggia.
Lo rividi dieci anni dopo ed il film mi sembrò un concentrato di banalità ben condite, con una colonna sonora che più ruffiana non si può.
Il film non era cambiato ovviamente, ero cambiato io ed erano cambiate le mie scelte.
La seconda visione “casuale”, era il primo giorno di programmazione, all’ex Cinema Bra, e i giornali non si occupavano ancora in modo sistematico, come oggi, a recensire i film, fu “Blade Runner” (1982).
La spinta ad entrare fu la presenza nel film di Harrison Ford, che aveva già avuto modo di catturare la nostra attenzione con i film precedenti.
E qui scatta una delle modalità che orientano spesso le scelte, i protagonisti indipendentemente dal film.
Per esempio io non perderò mai un film di Clint Eastwood, repubblicano e di destra (…), nè ne ho mai perso uno con Lee Marvin, democratico, dopo “Liberty Valance”.
Ma tornando a “Blade Runner”, rimasi, come dire, “fulminato” a tal punto dal film che rimasi al cinema per rivederlo subito (allora si poteva).
Poi feci una campagna pubblicitaria forsennata del film con tutti gli amici, informando i più “avvertiti” che si trattava del miglior film “distopico” (rappresentazione di un futuro e una società non desiderabili) che avessi mai visto.
Il risultato nei miei riguardi fu un grande “tonfo”, tanto che persi per parecchio tempo la mia fama di “bussola cinematografica”.
Col passare del tempo, quindi c’entrano anche le capacità cognitive (si spera), la mia fase di “scelta” si è ampliata e riesco a guardare (quasi) tutto, anche dopo recensioni che mi vedrebbero perplesso verso la visione del film.
Ultimo esempio la visione del surreale e “distopico” (…) THE LOBSTER, che vi sfido a vedere, per avere almeno una motivazione, opinabile, ma possibile, per insultarmi.
Rimane inteso che quando sono incerto sulla scelta, vado sul “sicuro”: un qualsiasi film Western, da “Ombre Rosse” (Stagecoach del 1939) in poi, specie, ma non solo , di John Ford Regista, con John Wayne (repubblicano e destrone) come protagonista.
Oppure guardo per l’ennesima volta ” L’Ultimo dei Mohicani” (entrambe le versioni molto diverse tra loro) con un mio attore di “culto” : Daniel-Day Lewis.
E le vostre scelte chi le governa?
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