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IL NOSTRO TEMPO

Non ci sono alternative, le prime furono pre-impostate per tutti.

Era il tempo della pappa e le premurose madri non saltavano un turno, e se erano un po’ in ritardo (solo teorico) cominciavi a rompere i cowlions.

Poi c’erano quelli che le balle le rompevano lo stesso anche se non avevano la bua (dialettale, sta per fastidi di vario genere).

Poi c’era mio fratello che tra i sei e nove mesi, per NOVANTA giorni, si svegliava urlando come un ossesso tra le una e le una e mezza.

E mia madre, tenerissima e superstiziosa, si rivolgeva a me e mio padre con l’inquietante domanda: “Maria Vergine no ‘l g’avarà mia el LUPUS (?!?)…”.

Temeva che fosse nato con la “cattiva luna” e seguisse mentalmente l’ululato notturno dei lupi, che lei bambina udiva al suo paese del Meridione.

Poi i risvegli furono regolati dalla voce suadente della mamma o della nonna.

Sebbene non conoscessero cosa fosse il “ciclo circadiano”, sapevano che ad una certa età bisognava abituare i bambini all’importante ciclo “veglia-sonno”.

Poi, cominciato il tempo scolastico, almeno per me, fu il suono “irresistibile” dell’unica sveglia di casa: un cipollone enorme che perforava i muri maestri di tre stanze, la ricordo ancora come un incubo.

Da bimbo, nei mesi estivi a Rivoli Veronese, feci in tempo ad incontrare un altro tipo di sveglia insopportabile, oggi poi a livelli estremi: Il canto del gallo!

Se qualcuno di voi, nato e cresciuto in città, mi dice che lo trova “uno dei tanti suoni gradevoli della natura”, lo banno.

Inoltre voi “citoyens” non conoscete il vizietto dei galli, no dai, non la copula continua con le petulanti “chickens” pennute da cortile, pensate seri, no, i galli giocano a rimbalzello col loro strozzato urlo con tutti i galli della zona.

E tu, ad un certo punto, cominci a seguirli aspettando involontariamente la loro tempistica,calcolando mentalmente la distanza l’uno dagli altri.

Ho anche una feroce e recente esperienza di ciò.

Passato il tempo, ci fu una sveglia per mio padre ed una per la mia stanza.

La mia aveva un suono così lieve che, metà delle volte era la voce di mia madre con il suo “dai, movete, che te fè tardi a scola e el cafelate l’è sa in taola” a far da supplente.

Il tempo scorse e venne il tempo dell’arredo della prima casa matrimoniale.

Mia moglie di allora, femmina di gran gusto, anche se i soldi erano pochi, decise che nella nostra sobria, ma elegante, camera da letto ci stava benissimo un nuovo tipo di sveglia, la “famigerata (copyright P. Villaggio) sveglia A CARTELLINO…”, dello stesso colore della nostra piccola ed elegante TV della Brionvega (per palati fini).

Ebbe vita breve perchè ricominciò l’effetto “gallo”.

Nessuno di noi si accorse, nell’elegante e vociante negozio di Via Roma, che si sentiva il cartellino dei minuti quando ruotava, ma nella silenziosissima camera da letto sì.

E dopo qualche mese tribolato fu regalata, ma cademmo dalla pentola alle braci: comprammo una Radiosveglia e non potevi mai esere certo di aver scelto il programma giusto per il risveglio, e non era certo gradevole farlo con le notizie di un Giornale Radio, così di primo mattino.

Se non ricordo male decidemmo di comprare una delle prime (costose) sveglie digitali.

Un salto nel tempo e siamo al 2018, da anni l’era dei “telefonini” (smartphones).

Con quelli odierni la scelta del tipo di sveglia telefonica è numericamente e qualitativamente variegata.

Ne ho provate molte, ma da un anno ho scelto una strofa musicale di una canzone che amo e di una band di sicuro “culto” che posterò (perchè su questo testo non è possibile).

Non posso negare che sono curioso di sapere se ne avete scelta una anche voi e quale.

Ma è soprattutto è il vostro rapporto col TEMPO che mi interessa, se mai ne avete uno.

P.S.

Conosco solo uno che qui scrive che non possiede un cellulare.

No, non è uno di quelli della “decrescita tecnologica INFELICE”, infatti ha la sua bella segreteria telefonica che ti accoglie con un assolo del grande John Coltrane.

P.P.S.S.

Molti dormimmo (e dormiamo) a stento, scusa Faber… , abbiate un po’ di pietas anche per noi, non ci divertiamo e non consideriamo il sonno “tempo di vita sprecato”.

 

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