Torna al blog

NAIROBI, AMSTERDAM, VENEZIA VERONA: UN VIAGGIO IN SOSPENSIONE EMOTIVA

Nel mio viaggio di ritorno tenevo ben presente, per quanto possibile, un dato e cioè il rischio di un capovolgimento della “ratio”: invece di trarre le personali opinioni dai FATTI, si parta dalle proprie (vaghe) opinioni per trasformarle in FATTI.

AEREOPORTO DI NAIROBI

Sono dovuto arrivare in larghissimo anticipo per permettere il ritorno di mia moglie e del tassista ancora con la luce.

Chi, come me, conosce abbastanza il Kenya SA che il viaggio notturno è un terno al lotto: non esiste illuminazione pubblica delle “strade” (?) e non è raro dover sorpassare TIR enormi totlmente privi di almeno UNA luce di posizione, nel buio africano spesso senza luna e stelle. Avanti.

Arrivo per primo in un aereoporto deserto, il display dei voli non indica Amsterdam e la mia compagnia la Kenyan Airlines.

L’esperienza mi fa dominare una punta di panico, ma dopo oltre un’ora decido la solita tecnica: “help please, somebody can help me for a “Soda”.

Soda letteramente significherebbe una bevanda, in realtà equivale a 5/10 Euro di mancia a seconda dell’aiuto che ricevi.

Per “eterni” 15 minuti nessuno mi risponde.

Poi si avvicina un addetto a non si capisce cosa e mi chiede se ho bisogno d’aiuto, ma non sa una cippa.

Al che alzo la voce nel deserto aereoportuale e grido “please some information for the fly for Amsterdam…”.

Ed ecco arrivare un secondo addetto, sospiro di sollievo, indossa la divisa della KLM e in CINQUE MINUTI, usando solo il mio nome e cognome su un tablet, mi chiede che tipo di posto preferisco sul volo.

“AIR CORRIDOR ABSOLUTELY” (come in tutti i miei viaggi), detto fatto, stretta di mano dove opportunamente ho piegato 5 Euro, thanks a lot e se ne va.

Stessa scena con “l’addetto al nulla” che tuttavia mi porta a fare il chek-in con un incredibile largo anticipo sull’apertura, l’impiegata è chiaramente una sua amica.

Fatto, imbarcata la valigia ho i biglietti Nairobi – Amsterdam – Venezia, stretta di mano con “l’addetto al nulla, ma efficace come un passe-partout”, 5 Euro e sono il primo a dirigersi verso i controlli di sicurezza (apparentemente protocollari, ma lasciamo perdere), sono io infatti a ritornare e mostrare la mia boccetta di AmuchinaGel XGerm.

E la lunga attesa comincia, ma anche la ratio comincia a vacillare.

Sono documentato politicamente sul Kenya e so che è ormai un “protettorato cinese”.

E’ di tre anni fa un intesa commerciale miliardaria tra i due paesi, inoltre i cinesi, in due anni (e 18 mesi d’anticipo), hanno costruito ex-novo la linea ferroviaria Mombasa – Nairobi che sostituisce il ferrovecchio inglese, il Lunatic-Express, dei primi del ‘900.

Nairobi è la capitale degli affari, facile prevedere che, contrariamente alle mie aspettative, l’aereo sarà pieno anche di cinesi, quindi indosso la mia mascherina e non mi sbagliavo.

In un paio d’ore il Gate d’attesa è praticamente occupato dagli “occhi a mandorla”, uso questa definizione con fatica perche detesto la Fisiognomica, pseudoscienza cripto-razzista.

Tranne me, unico non orientale, tutti  gli orientali sono con mascherina, quella UTILE, la FPP3 o la FPP2, non la mia con funzione meramente psicologica.

Noto solo che questa volta riguarda la totalità, anche se non è stato raro trovare gli orientali con mascherina anche in altri viaggi.

Durante il volo, inevitabilmente, il pensiero ti porta ai possibili comportamenti nei servizi igienici.

Ho antica esperienza e il mio gel, più il “banale” accorgimento di aprire le porte con la carta mi rasserena.

Annotazione curiosa, non conoscevamo ancora alcune modalita di trasmissione del Coronavirus, tuttavia, in caso di ripetuti colpi di tosse e starnuti, di norma irrilevanti, vengono guardati di “sghembo” dagli orientali.

Altra annotazione: istintivamente non parlavo mai direttamente al compagno di viaggio, ma simulando una sorta d’educazione per non disturbare, parlavo con la mano davanti alla bocca e guardavo diritto.

AMSTERDAM (Schipol Airport)

Tutto ordinato ma con migliaia e migliaia di persone che al primo step di controllo (feroce, ma meglio così) sembra un girone dantesco, ancora una volta TUTTI gli orientali sono mascherati, più io.

Lo supero con fatica perchè ti fanno svuotare tutto, un addetto si accorge di un rilievo nella mia tasca, gli dico che “they are simple tissues” (fazzoletti di carta), a lui frega meno di nulla e mi fa svutare anche le tasche.

Poi tre ore a girovagare in quello che una dozzina d’anni fa era uno splendido “salotto” ed ora è il terzo aereoporto europeo per traffico internazionale.

Sono stremato, tre giorni che non dormo ed un viaggio lunghissimo con lunghi scali (per risparmiare sul costo del biglietto).

Trovo il mio Gate per l’imbarco, pulisco una sedia non proprio appetibile col mio gel e attendo.

Annotazione: quasi tutti i voli offrono giornali internazionali, sono praticmente l’unico a prenderli per informarmi.

VENEZIA (Marco Polo)

Al “carosello” ritiro bagagli scelgo un posto isolato, in dieci minuti sono circondato da orientali mascherati e rimango lì dicendomi un “vaffa… Gazza, rientra nella “normalità”.

Fuori ad attendermi c’e una compagnia bosniaca (efficiente…) per portarmi a Verona, nel frattempo mio fratello mi informa dei due turisti cinesi, fermatisi a Verona e positivi al Coronavirus.

Non reagisco, almeno fino a quando il mio autista mi dice che stiamo aspettando altri due passeggeri… CINESI.

E lì mi dico basta, non è la peste e mi vergogno un bel po’, anzi visto che sono in ritardo, assieme all’autista andiamo a cercarli usando come parametro di indiduazione un loro eventuale spaesamento avevamo i loro nomi, ma chi sapeva pronunciarli?!

Dopo mezz’ora arriva l’ordine dei responsabili di partire direzione Verona.

Era il 6 Febbraio e la sensazione che anche ai livelli più alti che presiedono i voli e le autorità sanitarie europee non fossero correttamente allertate, in fin dei conti dal “focolaio” cinese ho l’impressione che si siano mossi in tanti, specie nei primi tempi.

Cosa complessa comunque.

Chiudo con una annotazione: ho l’impressione che mentre la realtà diviene più complessa e complicata, rischiamo di diventare renitenti e refrattari alla complessità.

 

 

 

70 commenti - 7.276 visite Commenta

Gatón

Con tutto quello che hai ben illustrato, ti sembra PLAUSIBILE che il virus abbia ignorato l’intera Europa salvo manifestarsi a Codogno e Vò Euganeo ?

Rispondi
Gazza

POSTILLA

Che gli Italiani siano “Un popolo di santi, poeti e navigatori…” è una mezza pippa o una pippa intera.
Comunque io non sono nè un santo nè un poeta.
Il vero e sostanziale timore che mi ha accompagnato durante il viaggio è stato quello di diventare un “portatore” del virus.
Punto.
Dietro ci sarebbe molto altro da dire, ma la mia residuale “ratio” attualmente è questa, quella di non creare danno o disturbo a chi mi circonda.
Ma non sempre è possibile saperlo preventivamente.

Caro Gatòn, quella che poni è una domanda che sta “tormentando” scienziati e politici con responsabilità gestionali,
Credo che non conosceremo mai la genesi di ciò che accade e la domanda, col tempo, potrebbe diventare “capziosa”.
E’ chiaro che gli altri paesi europei, quelli seri, stanno facendo “tesoro” della nostra esperienza.
Poi, se qualche governatore contasse fino a dieci prima di sparar cazzate, anche se contigue al vero, ma INUTILI, meglio sarebbe per tutti.
E’ mai possibile che chi ha responsabilità di un certo livello non si renda conto che dopo aver domato il virus ci sarà una FASE 2 difficilissima, quella di ricucire le lacerazioni nevrotiche che certe espressioni stanno creando.

Rispondi
lettore assiduo

Caro Gazzini, so che corro il rischio di essere bannato dal momento che hai affermato di non voler trasformare il tuo blog in un simil social con focalizzazione sul virus.
Ho molto apprezzato il tuo “diario di viaggio” che è stato molto utile anche per riflessioni su me stesso.
Mi sono messo al tuo posto ed ho cercato di capire come mi sarei comportato io.
Esperimento inutile perchè non avendo la tua esperienza non sono nemmeno riuscito a sfiorare quell’ipotetica situazione, certo avrei avuto nervi meno saldi o avrei rimosso completamente il problema..
Non mi è sfuggita nemmeno la tua delicatezza nella critica a certe affermazioni.
Quel tuo inciso “anche se CONTIGUE al vero, ma INUTILI…”, un capolavoro diplomatico di educazione.
Io mi chiedo solo come il Governatore abbia potuto replicare di “essere stato frainteso” a fronte di un video documento!.
Noi Veneti super igienisti?
Invece di confrontarci con i cinesi, significa forse che i Lombardi della “cintura lodigiana” sono meno puliti e igienisti?
Con stima.

Rispondi
Gazza

Bannarti?
E perchè mai?
C’è del garbo e una bella punta d’ironia nel tuo post.
Quella del confronto tra Veneti puliti vs.Lombardi Lodigiani “sporchi” avrei voluto venisse in mente a me, guarda un po’.

Rispondi
Cesare Settore Superiore

Caro Nino, il prossimo 8 marzo sara’ il mio turno. Parto per il mio solito tour annuale tra i miei clienti disseminati qua e la’ in Pagaguay, in Uruguay e il Cile.
Per stavolta mi risparmio il Brasile e l’Argentina.
Credi che io abbia un poca di paura? Ebbene si.
Ma non del Co. Vi. D. 19, che laggiu’ al momento e’ ancora praticamente sconosciuto.
Ho un amico (rappresentante locale, in verita’) che mi ha informato di un fatto che praticamente nessuno caga qui da noi.
Dal 1° gennaio in Paraguay ci sono stati oltre 2.000 casi di febbre dengue, e i morti sono oltre un centinaio. Sono gia’ stato vaccinato, ma la dengue puo’ colpirti anche dopo anni ed anche se sei stato gia’ vaccino.
E per farla completa, in Cile sono attesi a breve altri disordini pesanti, tipo quellidi novembre e dicembre 2019. Al momento e’ ancora tutto tranquillo, ma il periodo di ferie estive locali finisce oggi, 29 febbraio.
E da domani saranno cachi amari.
Ho spesso mal di testa. Tu che mi conosci, ritieni davvero che sia l’aureola troppo stretta?

Rispondi
do minus gazza

Caro CesRico, credo proprio che se ti metti in viaggio sia perchè DEVI farlo e non lo ritieni rinviabile, quindi non una “mattana Helladina”.
Sei sicuro che ti faranno sbarcare, tenendo conto che ormai siamo considerati più esportatori di Coronavirus della Cina?
Nei limiti delle mie possibilità ti chiedo di rivalutare un’altra data.
lo so, lo so, ti conosco e lo avrai già fatto, beh rifallo
Altrimenti allenta l’aureola e mettiti un cilicio.
Ma non esagerare anche lì.
Tienimi informato, roccia malcunada.

Rispondi
Gazza

Ho letto le notizie sul virus su quattro quotidiani nazionali e, riguardo a quanto riportato da La Stampa, ho trovato solo una conferma numerica sul Corriere della Sera.
Quindi la “cosa” rimane lì, ferma.

Rispondi
Dandy

Nei giorni scorsi ho raccolto e letto molto materiale e mi sono fatto un’opinione abbastanza chiara (che sta piano piano trovando conferma sui quotidiani in queste ore), così riassumibile:
1) il virus è in giro anche qui da molto tempo (probabilmente da novembre). È dall’inizio dell’inverno infatti che empiricamente si sentono in giro molte brutte influenze con tantissima tosse che ogni tanto sfociavano in affezioni polmonari
2) i numeri (contagiosità, necessita di ricorrere a cure ospedaliere o a ospedalizzazione prima ancora che letalità) sono tali da far saltare il sistema sanitario nazionale (se prendessero il CoVid19 tutti quelli che prendono normalmente l’influenza in Italia vorrebbe dire ospedalizzare circa 1.000.000 di cittadini, di cui circa 380.000 in condizioni critiche, in un periodo di tempo estremamente compresso)
3) le misure restrittive erano e sono necessari con il solo scopo di rallentare la velocità del contagio per evitare quanto di cui al punto precedente
4) chiaro che quando la gente comune (che fatica a costruire ragionamenti complessi e quantitativi) vede al tg scene con i militari che impediscono l’uscita da alcuni paesi si diffonde il panico con scene da apocalisse è tutto si pianta (vita sociale, economia) non per forza con orizzonte di breve periodo ma con ricadute che possono arrivare anche al medio periodo e danni incalcolabili, evitabili solo se saremo fortunati e l’emergenza scemerà rapidamente (la primavera? Il caldo? Un temporale di manzoniana memoria?)
5) lo stesso virus che gira da noi da molto tempo gira da altrettanto tempo in US (dove fare un tampone costa 3200 a carico del singolo cittadino) e in Europa ma la differenza è che everywhere else fino ad ora si è “sottovalutato” il problema di tenuta del sistema sanitario e ora lo scenario comincia a prefigurarsi anche in altri nazioni

La sintesi è che siamo in un cul de sac estremamente critico dove va scelto il male minore tra una diffusione che metta a ferro e fuoco la tenuta del sistema sanitario nazionale e mondiale o un impatto economico che metta a ferro e fuoco la tenuta sociale di medio periodo.
In bocca al lupo a tutti noi.

Rispondi
Gazza

Analisi dura ed acuta.
Si potrebbe solo “cazzeggiare su qualche punto della tua sintesi, ma io non saprei nè dove e perchè.
Aggiungo solo che le modalità con le quali ho affrontato il mio viaggio, magari tenevano conto inconsciamente (?) di quanto hai esposto al punto primo.
Ho telefonato a tutti coloro con cui sono entrato in contatto, fino a ieri sera, non sono molti ma, dopo 23 giorni…, stanno tutti bene.

Rispondi
Gazza

Aggiungo solo che un Telegiornale non può dare di striscio una notizia come questa “… pare che nella Corea del Sud si sia verificato un caso di RECIDIVA… punto” ?!?
Recidiva vuol dire riammalarsi dello stesso virus DOPO la guarigione!
Ma si può parlare così senza conferme ed eventuali spiegazioni????
Quando il 99% delle comuni persone ritengono di essere protetti dagli anticorpi una volta guariti.
Anticorpi chiaramente validi per lo STESSO VIRUS e non in generale.
Tenere i “NERVI SALDI” in un paese come il nostro equivale alla Fatica di Sisifo.
Avanti gente, con fatica ma Avanti!

Rispondi
lector

Anche il Corriere di oggi porta la notizia in prima pagina, ma sposta l’evento in Giappone.
Certo che se confermata si tratterebbe di una variante sul tema mica da poco e occorrerebbero nervi ancora più saldi.

Rispondi
Gazza

L’ho letta adesso.
Continuo a pensare che non si debba fare così.

Gatón

A proposito di come i media generino il panico, anche stamattina TG5 ha accennato ad un caso a Roma “dopo che era stata visitata da un parente proveniente da Bergamo”.
Dagli all’untore…

Rispondi
lettore zero

Dott.Gazzini, la recidiva cui lei ha fatto riferimento potrebbe essere a causa di un ceppo diverso di coronavirus?

Rispondi
Dandy

Una lettura filosofica e parimenti fatalista potrebbe vedere nella situazione attuale l’applicazione di una sorta di legge della natura in cui il nostro pianeta “si regola da solo” e a fronte del costante invecchiamento della popolazione mondiale e del suo traguardare a breve la soglia dei 9Bln (oltre a un depauperamento costante delle risorse e a un riscaldamento e inquinamento globale a livelli mai visti) si adopera per ristabilire l’ordine.

Rispondi
Gazza

Dandy, l’argomento “filosofico” che riassumi è stato trattato ieri sul Foglio da Ferrara e Giavazzi.
Spero di essere capito per il verso giusto: NON si tratta di un articolo e un’argomentazione, pur coraggiosa e senza pregiudizi, alla portata di tutti.
Ma è solo una mia opinione.

Rispondi
Dandy

Non avevo letto il pezzo, che ho rintracciato ma senza poterlo gustare fino in fondo perché contenuto premium.
A questo punto mi permetto di segnalare un altro articolo molto interessante (e non premium, quindi ancora fruibile) di Flavia Perina (ottima pensatrice) che si Linkiesta di qualche giorno fa teorizzava di come in fondo questa situazione un po’ da film abbia il suo fascino sulla massa, con tutti i suoi risvolti un po’ grotteschi e un po’ patetici. Buona lettura

Rispondi
paperinik

La butto li……..Mi sa che l’intellettuale in questione, poco si rende conto dei danni economici che il “fenomeno” sta apportando a molte famiglie (e non solo) italiane…oltre ai rischi sulla salute chiaramente.

Rispondi
Gazza

Ovviamente non ero il solo a sapere che il virus circolava a Verona, ci mancherebbe.
Prima dei positivi al test, c’era il caso di una cittadina lituana positiva che “proveniva da Verona”.
Tuttavia mi chiedo se ha fatto un volo no-stop, con quali passeggeri e in caso di scalo intermedio dove.
L’affermazione “positiva al virus perchè PROVENIENTE DA VERONA 5/6 GIORNI FA”, non mi pare un’informazione seria.
Sempre in tema di pericolosa “infodemia” parallela alla “epidemia”.

Rispondi
Gazza

DUE PICCOLE NOTE

1) dopo aver visto l’indegna clip francese, un popolo che conosco bene e che stimo, sul coronavirus, gli italiani e la pizza, ho la conferma che la globalizzazione degli idioti è più vasta di quel che temevo;

2) Mio fratello dovrebbe partecipare a breve ad un meeting tecnico presso una delle più importanti aziende informatiche del mondo a San Francisco essendo un “critico” apprezzato su un “segmento” della loro vasta attività.
L’unico suggerimento che gli è pervenuto è quello di dotarsi di mascherine FPP2, che sono quelle intermedie per la protezione..
Ho cercato in tre grosse Farmacie gestite da amici e non ci sono.
La risposta che ho avuto e quella che, essendo di produzione svizzera, adesso le tengono per le loro emergenze. Bravi.
Pare che anche qualche… FERRAMENTA (?!?) le avesse per le polveri sottilissime, ma il prezzo era equivalente ad un tartufo d’Alba.

Così va il mondo?
Mi vien da citare un film italiano del 1969: “Fermate il mondo… VOGLIO SCENDERE”.

Rispondi
bardamu

I francesi stanno per essere puniti. In ritardo rispetto a noi, forse per controlli meno assidui, ma i casi stanno aumentando anche da loro.
Per quanto riguarda la protezione efficace dal contagio, per qualsiasi virus a trasmissione aerea, la mascherina non basta. Bisogna proteggere efficacemente anche l’altra mucosa ancora più esposta di quella orale e nasale: la congiuntiva.
Quindi usare la mascherina senza la protezione oculare efficace ( gli occhiali normali non servono ) è come andare in cantiere con le scarpe antiinfortunistiche ma senza casco.

Rispondi
Gazza

“Purtroppo” il Bardo ha ragione, anzi ce l’ha due volte perchè è un competente uomo di scienza in quel campo.
La protezione oculare rimane comunque la più difficile da attuare, tuttavia il Presidente dei virologi italiani confermando la validità di tutte le DIECI regole di profilassi indicate da tempo, ha aggiunto che ANCHE l’uso della mascherina, e non necessariamente la FPP3 e la FPP2 (introvabili), può essere usata sia da chi sospetta d’essere un portatore asintomatico, sia da chi non ha nulla e deve per forza recarsi in posti affollati.
Ferma restando l’estrema utilità, per chi può, dell’auto quarantena di 15/16 giorni in casa propria.
E comunque sono sacrifici spesso pesanti ma necessari.
Personamelte mi annovero tra coloro che non chiuderanno mai la “ratio” e i “nervi saldi” nell’osservare l’evoluzione dell’epidemia, e non sarò mai tra quelli che si affidano alla speranza o, peggio del peggio, alla fatalità.

Rispondi
Gazza

La frattura alle costole, da cui guarirò molto più tardi delle previsioni per vari motivi, mi “obbliga” a leggere più quotidiani del solito e guardare più telegiornali, focalizzandomi quasi esclusivamente sulle dichiarazioni e le soppesate parole dei virologi.
Le parole di questi ultimi sono poco improntate (e comunque con estrema) alla speranza, ma sono soprattutto concetti e disposizioni dirette alla necesità di un maggior rigore, istituzionale, individuale e comunitario.
Speranza, rigore, comportamento unitario.
Credo che gli italiani siano storicamente fortemente legati alla speranza, elemento psicologico indispensabile.
Non sono invece molto tranquillo sugli altri due comportamenti cui ottemperare, molto più indispensabili del primo.
Perchè?
Perchè credo che la “cosa” sarà lunga, più lunga delle aspettative cui induce la speranza.
Inoltre non è ancora dato prevedere quale sarà, sul piano nervoso, l’impatto che avrà su una comunità, questa volta globale, che si riteneva sempre più vicina alla risoluzione di grandi problemi e grandi frontiere davanti a sè, e la percezione, sempre più insinuante, della properia fragilità di Homines Sapientes.
E’ bastata una cosa infinitamente piccola per minare qualcosa che si sentiva senza limiti.
Nervi saldi è un imperativo senza scorciatoie.
E ripetendomi, così come avevo concluso questo Topic, DOBBIAMO far fronte alla complessità della “cosa” che forse non ha ancora del tutto rivelato la sua forza.
Avanti con coraggio, perchè di fronte non abbiamo un nemico occasionale o di parte ma un nemico universale.

Rispondi
Zac

Caro Gazzini, da lettore non occasionale ache se sono al mio primo post, ho l’impressione di percepire un suo pessimismo non comune.
Mi sbaglio?

Rispondi
Gazza

Ciao e benvenuto.
Pessimismo?
Io ascolto o leggo attentamente le interviste degli studiosi e specialisti e basta.
Credo, per esperienza professionale contigua, che le comunicazioni che si scambiano quando sono tra di loro siano di tenore molto diverso e cauto, molto cauto.
Poi esiste l’assoluta necessità di comunicare alla popolazione gli aspetti più rilevanti, cercando giustamente di non creare panico senza tuttavia sottacere gli elementi scientifici più rilevanti e comunicabili.
Quindi nesun pessimismo di sorta ma estrema cautela per quanto compete la vita sociale.

Ti faccio un ESEMPIO:
Un amico mi ha telefonato in questi giorni alquanto preoccupato.
Lui e la moglie sono stati invitati AD UN MATRIMONIO CON 70/80 INVITATI e non sapeva come comportarsi.
Particolare non marginale: entrambi fanno assistenza a due loro congiunti con serie patologie in atto.
Con molto imbarazzo hanno declinato l’invito ricevendo come risposta (direi discutibile): SIETE SOLO VOI A NON VENIRE…

Ora ti chiedo: è PESSIMISTA il mio amico ad aver rifiutato l’invito o piuttosto “incosciente-ottimista(?!)” colui che ha organizzato così il suo matrimonio.
“Costruire” un assembramento OGGI di 70 persone sarebbe un messaggio “ottimistico” sul fatto che la vita continua (…) o non sarebbe stato meglio fare una cerimonia strettamente privata e festeggiare con gli amici e conoscenti in una data successiva.
Tralascio tutte le possibili varianti di tipo “comico-serio” di un matrimonio nel quale si dovessero rispettare tutte le indicazioni e precauzioni che ci sono state fornite in questo mese per quanto riguarda i contatti interpersonali.

Rispondi
lettore

Che dire dell’episodio un po’ ai confini della realtà da te narrato.
Un matrimonio che poteva svolgersi come in un film dei Fratelli Marx, so di parlare con uno che queste cose le conosce.
Avevo già condiviso le tue perplessità sulla “tenuta civica” del nostro popolo e, senza generalizzare, l’episodio narrato direi che un po’ lo conferma.
Una curiosità che può tranquillamente restare solo tale, cosa significa quel passaggio nel post sulla tua “esperienza profesionale contigua”.
Con stima.

Rispondi
Gazza

“L’eperienza professionale contigua” è troppo complicata da spiegare e credo non sia di grande interesse.
Diciamo, sinteticamente, che si tratta di una tecnica di comunicazione quando ci si rivolge ad un numero di persone elevato, estremamente sensibili, talora comprensibilmente preoccupate, e non puoi svelare tutti i “dettagli” che, creando possibili reazioni eccessivamente emotive, potrebbero compromettere un buon risultato FINALE.

chivers

Mah… vorrei dire una cosa su questo racconto da te, Gazza, riportato, ma devo fare prima una domanda:
ma ‘sto matrimonio… quando è ?????? e dove ?????
Perché se è in queste settimane, beh, direi che il problema non si pone, in chiesa c’è da rispettare 1mt di distanza, al ristorante credo, immagino, che sia la stessa cosa. E poi c’è il decreto del 4 marzo, che sul Corriere della Sera di oggi (ahi ahi ahi… tuti quei giornai e te scapa ‘sto articolo… ahi ahi ahi) https://www.corriere.it/economia/moda-business/20_marzo_05/coronavirus-addio-business-matrimoni-cosi-si-ferma-tutto-4b236d94-5ef4-11ea-bf24-0daffe9dc780.shtml
Mentre su quest’altro quotidiano (del Veneto) si leggono delle “regole” dei vescovi veneti https://www.ilgazzettino.it/nordest/primopiano/coronavirus_nozze_battesimo_funerale-5088110.html
Se invece il matrimonio fosse civile, beh, il comune di Verona ha pubblicato la restrizione dei partecipanti ai soli parenti; immagiono siano indicazioni omogenee a quelle della maggior parte delle località più o meno interessate.
Al ristorante… boh, non so cosa dire… allo sposo vorrei dire “vecio, aspettati almeno metà rinunce 3-2-1 giorni prima e magari un telegramma la mattina stessa… quini non buttare il cibo ma mettiti d’accordo con la mensa dei frati el Barana!!!!”.
Comunque… auguri, spose e invitati, e rinunciatari.
Matrimonio……………
https://www.youtube.com/watch?v=tGATcHwT5xw

(era tanto che non scrivevo… livello basso, lo so… argomento oltreoceanico per me…. sorry!)

Rispondi
Gazza

Caro Marquinho centravantinho de manovrinha, trattandosi di un fatto VERO e cittadino, il luogo dove doveva svolgersi la cerimonia (credo solo civile), poi il pranzo e la data, te li dirò telefonicamente perchè i protagonisti potrebbero essere facilmente individuati e non va bene.
Comunque, dopo la “non simpatica” risposta data al mio amico, di rinunce ne devono essere arrivate altre, visto che il matrimonio è stato “opportunamente” (n.d.g) rinviato.

Comunque il fatto, che non mi interessa sviluppare oltre, era un esempio di – e lo voglio dire così – eccessivo “ottimismo” (?) laddove mi si faceva osservare un mio presunto atteggiamento “pessimista”.

Aggiungo una prece Amicale, non fare troppo sfoggio di
>> https://www.youtube.com/watch?v=WoAVdpmVbW4
che qui chi ha da sapè sape che non sei solo un grande esperto di Jazz e Fussball!

Cesare Settore Superiore

Episodio occorsomi mercoledi 4 marzo.
ZAI di Verona, magazzino di componentistica per apparati elettrici in generale, ho con me un piccolo quadro elettrico di una macchina industriale. Un componente interno (fabbricato in Slovenia parecchi anni addietro) non funziona più e risulta introvabile anche in internet.
Nessuno dei commessi indossa la mascherina. Ci sono 5 o 6 clienti in attesa, nessuno ha la mascherina. Quando si lavora in una officina di riparazioni si indossano la tuta e gli occhiali protettivi, a volte il casco o le cuffie antirumore. Ma la mascherina, anche se mai facesse parte della dotazione basica, non la indosserei comunque, dato che sono asmatico.
Spiego il problema al commesso, la cui età e’ quella di chi è ormai prossimo alla pensione. Tira fuori un voluminoso catalogo, e ci mettiamo insieme a guardarlo. Lui da una parte del bancone, io al di qua. Troviamo il componente alternativo a quello danneggiatosi, ma le specifiche sono scritte in caratteri molto piccoli. Io purtroppo non ho con me gli occhiali da lettura, lui nemmeno.
Dopo inutili tentativi di decifrazione, la distanza commesso/cliente si riduce sempre di più facendosi quasi inesistente. Ma dato che nessuno di noi ci fa caso e che non ce la caviamo col problema, vengono via via coinvolti nella ricerca della decodificazione del catalogo altri 2 commessi (liberi) e un paio di clienti presenti, probabilmente elettricisti. Si crea un assembramento di 6/7 persone in neanche 2 metri quadrati, finche’ finalmente un altro benedetto commesso tira fuori un paio di occhiali e ci legge le specifiche tecniche. Mentre lui a cose fatte li ripone in tasca, faccio notare ai vari presenti che per combattere il pericolo di contagio da Co.Vi.D.19 tra le persone ultracinquantenni non serve la mascherina ma un buon paio di occhiali da lettura e cataloghi con scritte più grandi.
Una semplice battuta, certo. Ma poi ripensandoci mi sono chiesto:
E se io fossi infetto? E se lo fosse uno dei commessi o uno degli elettricisti presbiti come me? Quanto abbiamo contribuito noi tutti alla eventuale diffusione del virus, qualora uno solo di noi fosse un portatore sano o comunque non ancora identificato? Non lo sapro’ mai.
Io non indosso e non indossero’ la mascherina. Allo stato attuale la ritengo una misura di prevenzione inutile e comunque assolutamente insufficiente. Sbaglio? Forse.
Chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Ma fermare un Paese per la psicosi del virus, oggi è una follia.
Opinione personale, naturalmente.

Rispondi
Gatón

Tu che sei “elettronico” pensa un aggeggio da tenere nel taschino che emetta un allarme se qualcuno si avvicina ad una distanza prefissata…Tipo sensori di parcheggio.
Ne venderebbero milioni.

Rispondi
paperinik

Bel racconto Cesare.E anche esemplicativo di come molti di noi, nella realta’ si comportano (anche per istinto naturale di condivisione su un problema) in determinate situazioni. Ma…E’ uno sbaglio.Che e’ piu’ lungimirante non ripetere…Le ragioni le sappiamo.Inutile stare a scrivere il perche’…Dobbiamo imparare come italiani a essere piu’ “marziali” e quadrati.Almeno per adesso.Parlo anche per me.

Rispondi
bardamu

Ciao Cesare.
All’inizio la pensavo più o meno come te. Ma sto cambiando opinione.
Di questa malattia sappiamo ancora poco. L’unica cosa certa, a parte l’ovvia pericolosità per persone con sistema immunitario compromesso ( fino ad ora in Italia sono deceduti quasi esclusivamente anziani con patologie pregresse ) è che in un certo numero di casi provoca una importante compromissione respiratoria, che obbliga ad una lunga degenza ( si parla di circa 20 giorni ) in terapia intensiva.
Quale sia la percentuale di questa malattia grave sul numero totale di infettati non è chiaro, sembrerebbe bassa ma non si sa di preciso. Ma il fatto che colpisca anche persone giovani e in buone condizioni di salute è incontrovertibile.
E questo pone due problemi molto seri: il primo è ovviamente l’esperienza traumatica per i pazienti; Il secondo è l’impegno di letti in reparti di rianimazione e terapia intensiva per periodi troppo lunghi, con conseguente possibile collasso del sistema sanitario.
Diventa, perciò, fondamentale rallentare il più possibile la progressione del contagio.
E l’unico modo per farlo è evitare, quanto più è possibile, i contatti interumani.

Rispondi
Gazza

OPINIONE (banale)

Io non credo proprio che sia necessario diventare una zona ad alto/medio rischio (zona rossa o gialla) per mettere in atto con molto scrupolo le indicazioni di profilassi individuale e collettiva che sono state abbondantemente INDICATE.
Per la mascherina, che io uso in determinate situazioni, vale il motto pronunciato dal Cancelliere Antonio Ferrer nei Promessi Sposi, rivolto al suo cocchiere: “Adelante Pedro, con juicio…”

Rispondi
Cesare Settore Superiore

Voglio ringraziare i Butei (so che lo sono…), Bardamu, Paperinik, Gaton, per avermi dato le loro opinioni e i lori giusti consigli.
Stamane ho raccontato un episodio che alla fine mi ha fatto riflettere, esattamente come le vostre parole/consigli.
Benchè io sia un asmatico e un testone di natura, tutto sommato non sarei contrario a prescindere all’adeguarmi alle regole della profilassi ed a indossare la mascherina, dato il momento tanto critico. Ma ahimè c’è un problema.
Dove si trovano le tanto decantate mascherine?
Butto lì una proposta, magari qualche eminente politico leggerà queste mie elucubrazioni ed avrà una illuminazione.
Uno tra i primissimi comuni della provincia Veronese ad adottare la raccolta differenziata spinta è stato San Martino Buon Albergo, dove io abito. La raccolta spinta nei primi tempi sembrava un enorme fastidio per la maggior parte delle famiglie, abituate da sempre ai famosi cassonetti raccoglitutto. Ma alla lunga, la gente ha appreso le metodologie e le tempistiche e oggi tutti i cittadini di San Martino (o quasi tutti) danno il loro contributo alla causa con risultati eccellenti.
Va però detto che il comune ha agevolato la riuscita del progetto. Fin dai primi giorni sono state distribuite gratuitamente alle famiglie le cassette per la raccolta della plastica e le lattine, i bidoncini per l’umido, quelli per il vetro.
Insomma ci hanno fornito gli strumenti per poter cooperare. E oggi, a San Martino abbiamo un ecocentro molto efficiente, nel quale entranoe depositano gli scarti solo i cittadini residenti. La sbarra di accesso si alza solamente dopo avere strisciato la tessera sanitaria. Chi non risiede, non può entrare e non può scaricare le proprie “cose da discarica”.
Io che non sono un politico, ne un virologo, ne un intellettuale, ma semplicemente una persona del popolo, mi chiedo:
Perchè non fare altrettanto in questi momenti di crisi sanitaria?
E’ facile dire che evitare il contagio bisogna indossare la mascherina, ma dove si trovano oggi le famose mascherine anticontagio?
Sarebbe sufficiente che ogni comune le mettesse a disposizione dei cittadini. Una per ciascuno, rilasciando una regolare ricevuta e solo a fronte di presentazione della propria tessera sanitaria.
Si eviterebbero così assurdi episodi di sciacallaggio e di accaparramento compulsivo.
E si convincerebbero probabilmente anche i testoni asmatici come me.
Visto che tali argomentazioni ci vengono gentilmente permesse dal paron de casa, che dici Nino di farci sapere la tua opinione a riguardo?
Te pol anca mandarme in mona, era! Te lo sè che non me dispiase mia…

Rispondi
Gazza

Al momento le mascherine NON ci sono, in particolare quelle “efficaci” (FPP3 e FPP2, abbastanza costose).
Presso una delle mie farmacie sono in arrivo quelle “chirurgiche”, non del tutto idonee ma sempre moderatamente protettive.
Io ne ho ordinate quattro, sono monouso e le adopero SOLO quando devo recarmi al supermercato o altri luogho oggi affollati come le farmacie appunto.

Rispondi
Begbie

Ciao Nino, come prima cosa spero che le tue costole vadano a posto quanto prima. So che non è una cosa mortale, ma è molto fastidiosa e limitante. Visto che si parla di viaggi, ti dò i miei two cents sul mio ultimo girello, Dubai nell’ultima settimana di febbraio. All’andata, al Marco Polo, una quantità di gente mascherinata che mi ha sorpreso. Tra questi un buteloto giovane e più alto di me (te me conossi…) con mascherina da cabina di verniciatura. All’arrivo a Dubai nessun controllo. Considera che erano i primissimi giorni della diffusione in Italia, i contagi erano ancora limitati a Codogno e Vo’. Abbiamo chiesto alla tassista (di origine indiana, come più o meno un residente su tre degli EAU) come fosse la situazione. Ci ha detto che il virus è assente perché i voli da/per la Cina sono bloccati da inizio febbraio. In effetti loro avevano avuto 8 casi in gennaio, tutti cinesi in rientro da viaggi in patria, e poi null’altro. In giro c’era parecchia gente con la mascherina, direi circa un 15% del totale. Ho pensato a questo soprattutto in quest’ultima settimana, dato che a Verona ho visto solo 2 persone con mascherina!
Mentre eravamo là, mi pare il giovedì, hanno trovato due casi di positività nello staff di una squadra italiana di ciclismo, là per il Tour of UAE, che è stato immediatamente sospeso. Siamo poi rientrati, nessun controllo in partenza e misura della temperatura all’arrivo a Venessssia. In una settimana l’Italia era passata dalla situazione “appena svegliato, non so neanche come mi chiamo”, a “isteria”.
Adesso i paesi che ci stanno chiudendo le porte sono sempre di più. E secondo me giustamente. Avremmo dovuto farlo anche noi, invece qualche fenomeno nostrano preferiva lanciare l’hashtag #abbracciauncinese.
La situazione l’ha già spiegata perfettamente Bardamu, che tra l’altro ha tutti i titoli per farlo. A Cesare mi sento di dire: se puoi rimandare fallo. Non tanto per i rischi in Sudamerica dove la diffusione è ancora trascurabile, ma perché rischi di atterrare non so dove e dover immediatamente tornare indietro, se non addirittura essere quarantenato coattamente.
Ultima nota, sempre per Cesare: spero nella conferma di Bardamu al proposito (perché io ho fatto scienze politiche e lui medicina…), ma non esiste vaccino per la dengue. Esiste profilassi nel senso che l’unico modo per salvarsi è non farsi pungere. I posti pericolosi sono dove ci sono acque stagnanti, dove la raccolta dei rifiuti è moooolto diversa da quella di San Martino, diciamo che quelle che in Argentina si chiamano Villa Miseria sono un buon riassunto. Inoltre, di dengue si guarisce la prima volta. Il problema grave è l’eventuale seconda, a causa di un “impazzimento” degli anticorpi sviluppati nella prima.

Rispondi
Cesare Settore Superiore

Niente da fare Butei, non si parte.
Si resta a casa anziché andare a lavorare e aportare a casa ordini, che mai. Come in questoperiodo sarebbero ossigeno puro.
La compagnia aerea LATAM ha cancellato tutti i voli da Malpensa per San Paolo e viceversa.
Tutte le altre tratte internazionali e nazionali invece sono valide e vigenti. E volete sapere, oltre al danno pure la beffa.
Martedi hanno cancellato i voli e giovedi mi hanno mandato una mail per promuovere la tariffa superscontata per viaggiare in business anziché in economy.
Complimenti!

Rispondi
Gazza

Complicato conciliare Democrazia e alcuni provvedimenti governativi.
Lancet, la prestigiosa rivista medica inglese elogia la Cina e bacchetta l’Europa.
Credo che in Cina, paese notoriamente latitante su principi democratici, sia stato molto più semplice prendere provvedimenti totalmente autoritari, però…
Adesso leggo un po’ di giornali.

Rispondi
Gazza

No, non leggo niente per ora.
Ho bisogno di un po’ di relax e so io il perchè.
Anche perchè da giorni mi gira per la mente di avviare un “ragionamento” che avevo solo sfiorato con Dandy, anzi era stato lui, con coraggio ed onestà intellettuale, a sfiorarlo.
Non ho ancora trovato il coraggio, la necessaria lucida serenità e un po di “scienza” per affrontarlo.
Ma se l’andamento dell’epidemia (pandemia?) proseguirà con questi ritmi e i casi GRAVI, quelli bisognosi di rianimazione ed altro, aumenteranno più degli strumenti a disposizione per le cure, non credo che ci sia scampo, credo che si dovranno fare delle scelte difficilissime.

Rispondi
rough

Gazza, fuori dai denti, chi curare per primo col rischio che il secondo, o il terzo e così via, possa morire?

Rispondi
Gazza

Va bene, ho sbagliato io a temporeggiare.
Arrivati ad un alto punto di crisi per il numero dei ricoveri gravi, con limiti per le apparecchiature e di personale medico, credo che quella drammatica scelta sia già in atto in alcuni ospedali.
E ciò mi rende ancora più furibondo con chi tratta la “cosa” e i suggerimenti di comportamento sociale collettivo con fatalismo e superficialità.
Ma perchè siamo un paese dove anche le cose elementari bisogna ORDINARLE, con eventuale sanzione, e non basta “caldamente” suggerirle avendo una realtà simile davanti agli occhi.

Rispondi
homo

Autocertificazioni? A chi? Agli italiani?
Non scherziamo.
Ho visto in molti bar gruppi che ridevano e scherzavano a distanza di mezzo metro e talora si parlavano nelle orecchie.
Capisco il non essere apocalittici, ma neanche incoscienti voglio sperare!

Rispondi
bardamu

Confermo. Ad oggi moltissime persone, di tutte le età, non hanno compreso la gravità della situazione. Nonostante il messaggio e il provvedimento drastico preso dal Presidente del Consiglio.
Comunque non è un problema solo italiano.
Anzi.
Altrove in Europa hanno sottovalutato il problema e presto se ne accorgeranno.

Rispondi
furia

Il sospetto che non siamo un popolo normale lo conferma la folle idea di non far uscire i giornali.
Vorrei conoscere a chi è venuta questa idea balzana.
Il virus, come dice Gazzini, ci sta trasformando in un paese distopico.

Rispondi
Acqua

Durante la guerra e sotto le bombe i giornali non avevano una pagina online (e gli “over” non tecnologici? Beh quelli sono i primi che devono restare a casa!!). È stato saggio non chiudere le edicole più perché queste vendono GIOCHI IN SCATOLA, quasi vitali quanto il cibo per chi ha figli. La pazzia vera è stata tenere aperto i tabaccai, mi sto scervellando ma non riesco a capire il perché di questa scelta;

Cambiando argomento: un Bertolaso duce d’Italia sarebbe una soluzione così malvagia? Darei lacrime e sangue molto più volentieri per un uomo coi valori di pragmatismo azione e Nazione che rappresenta lui, piuttosto che per uno qualsiasi tra tutti i vuoti social-isti che “politicano” al giorno d’oggi a suon di slogan, culto personale e ciarle. Potrebbe essere il momento perfetto per un colpo di stato così.

Posto che il Conte giallorosso(detto da uno che non lo sopporta) ha, pur semi-naufragando, gestito meglio di quanto avrebbe fatto la quasi piena totalità di quelli che puntano dita e suggeriscono soluzioni che a sentir loro gestire le pandemie è un gioco da ragazzi. Pensate se avesse dovuto anche combattere con i litigi interni tra Salvini e antiSalvini!

Rispondi
Gazza

Una sola osservazione da lettore online e cartaceo, sull’argomento quotidiani “cartacei” mi sei sembrato un po’ sbrigativo.
E comunque su quelli online non mi pare che si riporti il giornale per intero.
Sui tabaccai l’osservazione è interessante visto che ci sono i distributori automatici, ma hanno anche i valori bollati e il quasi monopolio delle ricariche telefoniche…

Rispondi
paperinik

…con molti tabaccai lo Stato ha entrate da paura tra Lotto, Super Enalotto, Il Miliardario etc…Oltre le sigarette.Altra entrata da capogiro (risolvibile come dici tu con l’automatico).Figurati adesso che hanno promesso 25 cocuzze in aiuto alla situazione.Certo..non e’ una scelta esattamente giusta e coerente.Ma non ci stupiamo.

Rispondi
paperinik

Cmq Gazza, permettimi questa nota polemica…Ho la sensazione..brutta che un buon tot di persone e categorie, saranno abbandonate a se stesse da qua in avanti.Ben piu” di quella gia’ presenti prima…Nonostante le belle parole di circostanza dei vari premier.

Acqua

Tutta o quasi l’editoria oggi è anche online. Solo che la versione completa è a pagamento (e costa come i cartacei). In genere quasi tutte le testate propongono stralci di articolo o articoli selezionati fruibili in maniera gratuita ai naviganti, e forse per questo non si è mai realmente sviluppata la cultuta dell’acquisto del quitidiano online.

Oltre alla mancanza di fiducia nella privacy internettiana(spesso anche lì data da conoscenza molto incompleta sull’argomento), c’è anche il fatto che in genere si associ web a open source. E tutti noi ci crediamo i più furbi della covata, pensando che “se devo usare l’internet son capace di trovare la notizia ugualmente, anche senza pagarla”, e puntualmente capita che prendiamo per vera qualsiasi invenzione letta in giro, scritta dall’ultimo degli ignoranti. E puntualmente ci incazziamo con quello che l’ha diffusa, e non con noi stessi che stupidamente abbiamo preferito le fonti gratuite a quelle autorevoli

Rispondi
Gazza

I VERI SALVAVITA

Sì, è un momento difficile, difficilissimo
ma anche per certi versi straordinario.
Noi medici siamo tutti subissati di
messaggi di solidarietà e di affetto. Sono in
moltissimi a scriverci, amici e colleghi da
mezzo mondo, persone perse di vista da
anni, pazienti che si ricordano di chi in
passato li ha aiutati. C’è chi si offre di farci la
spesa, chi di portarci un pranzo caldo,
l’offerta di aiuto a chi, in prima linea sul
campo, ha ridotto i contatti familiari e
personali, è toccante. Molti di noi, infatti,
sentendosi a maggior rischio, si sono
separati dalle loro famiglie, figli, mogli e
mariti, genitori, e si sono autoisolati anche
dagli amici, per evitare di poter
eventualmente mettere a rischio la salute
altrui, mentre i carichi massacranti di lavoro
non lasciano il tempo neanche per fare una
telefonata ai proprio cari. Viviamo in un
mondo a parte. Abbiamo modificato perfino
il nostro modo di vestire, tanto in ospedale ci
cambiamo e vogliamo portare a casa meno
capi di vestiario possibili entrati in contatto
con l’ambiente. Io, che solitamente vesto
camicia e cravatta sotto il camice
d’ordinanza, indosso, come tutti i miei
collaboratori, un orribile camice di carta
monouso giornaliero che si appiccica da
tutte le parti appena si suda un po’. Ci
vediamo diversi, stanchi, con le occhiaie, ci
guardiamo tra di noi con occhi stralunati,
ma siamo solidali, scherziamo con l’ironia
che ci consente la drammaticità della
situazione. I contatti con i colleghi
impegnati in altri ospedali sono continui
anche se sintetizzati al massimo da messaggi
di WhatsApp, non si possono perdere minuti
preziosi al telefono. Si va avanti in una città
spettrale mentre gli ospedali hanno
cambiato faccia, con sale di attesa deserte e
corridoi vuoti. Intanto, un’altra parte del
mondo sembra non capire. «Sono partiti a
mezzanotte. Nonostante le gride che
proibivano di lasciare la città e minacciavano
le solite pene severissime, come la confisca
delle case e di tutti i patrimoni, furono molti
i nobili che fuggirono da Milano per andare
a rifugiarsi nei loro possedimenti in
campagna». Correva l’anno 1827 quando
Manzoni raccontava l’esodo dei milanesi
durante la peste del ‘600 nei Promessi sposi,
oggi invece abbiamo le autocertificazioni e le
deliranti scene penose alle quali abbiamo
tristemente assistito. L’Italia è questa, divisa
tra generosità, solidarietà e quotidiani
egoismi. Ma questi ultimi non possiamo più
permette.
(Copyright Corriere della Sera, 11/03/2020)

Rispondi
Dandy

Torno a lanciare due spunti su argomenti provocatori per i quali ogni contributo sarà letto da parte mia con interesse:
1) di fronte ad un’eventuale (tremenda e spero scongiurata) scelta di un medico che deve decidere se curare un paziente di 75 anni o uno di 35 è giusto ragionare su un concetto assolutistico (ma comunque di fondo corretto) ovvero il fatto che una vita è una vita e nessuna vale meno o è giusto un ragionamento più “razionale” dove il 35enne ha 40anni di “credito” e quindi più “diritto” alla vita? Ci ho pensato molto in questi giorni e sono giunto alla conclusione che propendo per la seconda..spero di non essere un mostro.
2) è ormai evidente che US, Francia Germania Inghilterra e altri staterelli guidati da leader sovranazionalpopolari (come l’austria) hanno deciso di mettere in atto un’altra forma di comunicazione, ovvero prendere misure meno draconiane e non dare atto di ciò che veramente succede (pare che in Francia e Germania le morti per influenza quest’inverno siamo state stranamente il doppio dello scorso anno) con l’obiettivo di non perdere consenso politico e tentare qualche manovra geopolitica (sostituzione di aziende italiane e cinesi nelle filiere produttive). È tutto da capire se la
Manovra pagherà (si tratta di un azzardo che a fronte di un peggioramento sensibile della tenuta del loro sistema sanitario porterebbe in definitiva a una perdita di consenso e a un’uscita più ritardata dalla crisi sanitaria rispetto agli Stati che hanno optato per la trasparenza assoluta, come il nostro). Penso che i modelli di riferimento economico-politico, una volta basati sull’asimmetria informativa e oggi invece incentrati sulla trasparenza, dovrebbero premiare chi ha scelto quest’ultima ma sono curioso di vedere chi avrà ragione alla fine.

Rispondi
Acqua

La questione 1 non è solo relativa al “tempo che resta da vivere”, ma anche al fatto che a parità di condizini, un 35enni ci mette N giorni a liberare la postazione, mentre il 75enne ci mette N+X giorni. Quindi parafrasandoti “una vita può valerne 1 e mezzo”; ripeto, a parità di probabilità di guarigione. Detto che la probabilità di guarigione e di durata della degenza non è sempre nota e facilmente stimabile dati i sintomi e le condizioni iniziali, spesso va a sensazione ed esperienza del medico.
In determinati casi particolari poi, un ipotetico Berlusconi ad esempio, il posto letto lo troverebbe prima di molti 35enni

Rispondi
Gazza

Argomento sensibilissimo quindi, chi vuol intervenire deve usare estrema attenzione e prudenza.
Faccio un esempio usando come parametro-CURSORE quello dell’età, che non E’ l’unico.
Abbassiamo di 5 anni l’esempio fatto da Dandy.
Due casi, uno 30 anni e uno 70.
Il trentenne è un “single”, professionista o disoccupato la cosa non cambia.
Il settantenne è un pensionato con qualche familiare a carico, non farò esempi estremi, ma io, da solo, conosco almeno tre situazioni serie di questo tipo.
Il pensionato era un operaio non specializzato, la pensione di reversibilità per l’eventuale vedova dovrebbe aggirarsi sul 66% della pensione maritale.
Temo che i medici possano, giustificatamente, NON aver tempo per calcoli di questo genere.
Quindi se il parametro-cursore si alza verso l’alto, FORSE i problemi potrebbero essere, sempre drammatici, ma gestibili (?), verso il basso può diventare un problema serio.

p.s.
… poco più di un’influenza di stagione si è sentito cianciare e qui, per la prima volta mi è venuto in mente il povero Germano Mosconi: “… se trovo quel che sbate le porte ghe dò un pugno sul naso…”

Rispondi
Gazza

Ciao Fra, sì lo sapevo, ho ricevuto via WA la foto della prima pagina del loro quotidiano più diffuso.
Mia moglie ha ricevuto da me tutte le informazioni comportamentali in uso da noi, ma alcune non saranno applicabili di sicuro, specie per il cibo.
Un solo supermercato già vuoto e un grande mercato all’aperto dove normalmente, nelle molte “strettoie”, la distanza interpersonale non supera i DIECI centimetri.
Casa nostra poi dista dal mercato una quindicina di chilometri e Nancy sarà costretta ad usare alcuni motociclisti (i Boda-Boda) per andarci.
L’acqua potabile in bottiglia è già sparita, quindi verrà bollita l’acqua piovana e via di questo passo.
Ha due termometri per misurare l’eventuale febbre e alcune confezioni di tachipirina.
Le ho chiesto di parlare con l’aiutante del loro Pastore Ecclesiale per dirgli che sarebbe molto opportuno evitare le funzioni religiose nell’unica chiesa del paese e sempre affollata.
Per ora è tutto quel che posso dire.
Grazie Fra, ma se vuoi sapere qualcosa di più, per favore chiamami sul cellulare e non scrivere qui.
Ciao.

Rispondi
Gazza

“Tutti A Casa”, ottimo film dove si mescola con equilibrio il tono umoristico con quello drammatico.
Il problema: molto difficile reperirlo, ma ne varrebbe lo sforzo

Ci sarebbe poi anche questo che, almeno nel titolo – ma non solo – si adatta a questi tempi
>>> https://www.youtube.com/watch?v=uUIU_j_pLD0

Rispondi
Gazza

SE, e ripeto SE, le notizie provenienti dalla GB (o J&B?) sulle modalità di NON intervento sul Coronavirus risultassero vere e attuate, in QUEL paese si porrebbero alcuni “corollari” al loro teorema.
Il più immediato mi parrebbe questo:
– Compiuti i 70 anni DEVE essere data ad ogni suddito del regno la facoltà di scelta sul COME ANDARSENE da queto mondo, ma anche il quando in caso di sopravvivenza.
– Ovviamente in una forma DOLCE E ASSISTITA

Qui, in un film praticamente sconosciuto quando ne parlai una decina d’anni fa, con notevole preveggenza, tale ipotesi era splendidamente e cinicamente descritta
>>> https://www.youtube.com/watch?v=u0VrMtxpXdI
>>> https://www.youtube.com/watch?v=UX011zGE7rA

Rispondi
money

Nella cerchia dei miei amici l’abbiamo già battezzato come “il paradosso di Gazzini”, logico ed efficace SE davvero gli inglesi porteranno fino in fondo la loro non-strategia terapeutica.
Alcuni di noi si occupano professionalmente di economia e il nostro convincimento è quello che la non-terapia abbia come finalità il far trovare la GB economicamente più pronta a competere sui mercati, costi quel che costerà in vittime.
E’ un calcolo cinico che forse anche altri stanno seguendo di nascosto.
Che dire di più?
Orgogliosi del nostro metodo etico, la salute dei cittadini prima di tutto, costi quel che costi.
Con stima.

Rispondi
money

Vorrei aggiungere, chissà se tutti han capito che si muore spesso per irresponsabilità personale.

Rispondi
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

code