Torna al blog

CIRCOLA UNA DEMENZIALITA’ DA PSEUDO NERD…

… che non fa ridere, ed è l’unico fatto “grave”.

Poi, com’è noto, c’è sempre di peggio.

25 commenti - 2.095 visite Commenta

do minus gazza

>>> https://www.youtube.com/watch?v=s-7O2pNzC_A

Certo che ironizzare sul piatto nazionale italiano dopo che “loro” SPESSO “condiscono” gli spaghetti col KETCHUP ci vuole una faccia “slandrona”.

Fortunatamente credo che pochissimi di voi sappiano il vero significato del termine dialettale “slandròn”, altrimenti dovrei scusarmi con i lettori per questa volgarità (inevitabile).
A presto

Rispondi
paperinik

….dopo circa 20 secondi ho chiuso..Lo stomaco è meglio tenerlo tranquillo se possibile. Consolati con il fatto che nell’Europa mediterranea, quantomeno, si rispetta abbastanza la tradizione del piatto ( non proprio sempre, ma solitamente non si discostano troppo).

Rispondi
curioso

Dott. Gazzini e lei come si comportava alimentarmente nei suoi viaggi.
Non mi chieda come so che lei ha viaggiato molto, abbiamo un amico comune, lettore di vecchia data, anche se io e lei non ci siamo mai incontrati.
Come dice lei, risposta facoltativa e non obbligata.

Rispondi
do minus gazza

Benvenuto Curioso.
Francamente preferirei che fossero quei lettori che hanno viaggiato a dire la loro, anche se anch’io dirò la mia.
Parto da una valutazione personale.
Quando si visita un paese straniero PER CONOSCERLO, nei limiti di tempo ovviamente, conta soprattutto l’approccio intellettuale che non deve mai essere presuntuoso o, peggio, comparativo con il proprio.
Il cibo è uno dei parametri sociali, semplice nella sua “esecuzione”, più complicato nel saperlo collocare nella storia del paese che si visita.
Ho la fortuna di viaggiare dall’età di vent’anni.
Ho visitato tutte le capitali europee – e altre città – tranne Budapest, Varsavia ed Helsinki.
Nel continente africano Nairobi e molte città kenyane e un breve soggiorno nella ex capitale della Tanzania, Dar El Salaam.
La mia personale regola, inamovibile, è quella di NON mangiare mai in ristoranti italiani all’estero.
Unica deroga nel 1967, una pizza a Berlino, nel più allucinante, incredibile e pericoloso viaggio della mia vita assieme a Roberto F., papà di uno dei legali dell’Hellas.
Scambiati per spie (!) fummo obbligati a stare cinque ore chiusi in automobile con due “vopos” (Volkspolizei) armati di mitra che facevano la guardia; ma questa è un’altra storia che (forse) un giorno racconterò.
In due paesi, Olanda e Inghilterra, per me è stato quasi impossibile trovare piatti di gradimento.
Ma Amsterdam e Londra hanno due caratteristiche peculiari: vi si trovano praticamente ristoranti di TUTTI i paesi del mondo, ad Amsterdam anche un ristorante esquimese!
La soluzione quindi diventava piuttosto semplice: ristoranti indiani di prima qualità, tahilandesi e vietnamiti, i miei preferiti.
Anche in Scozia, nelle località non costiere, è difficile mangiar bene finchè… finchè non superi un’inevitabile riluttanza e provi l’HAGGIS (cercate su wikipedia…).
Una volta provato l’ho mangiato ogni giorno per una decina di giorni.
Mi fermo qui pur avendo ancora una lunga anedottica cultural-culinaria.
Se ci saranno un po’ di interventi riprenderò la narrazione.

P.s.
Terminata la disavventura nello “stalag” della Germania Est, arrivammo in un paio d’ore in “terra straniera” (Alto Adige…), quindi abbuffata di stinchi al forno, crauti, patate e birra.
Ci sembrò pura “ambrosia” (cibo degli dei).

Rispondi
lettore

Gazzini, che bel narratore che sei.
Seguendo il blog da anni credo che tu abbia vissuto l’equivalente di tre vite di buon livello.

Rispondi
Gatón

Svezia, ci sono stato diverse volte.
La prima per un Campionato Mondiale, quello mio, l’Italia aveva appena vinto quello di calcio.
Oxelosund, tutto in ordine, tutto pulito…chiedo ad uno degli amici compagni di squadra
“Ma questi la spazzatura dove la buttano” ?
Giulio, toscanaccio di razza, ha risposto:
“‘un te ne sei ancora accorto, ce la danno da mangiare!”
Qualche anno dopo ero a Stoccolma per un convegno sul sistema mondiale di telecomunicazioni finanziarie.
Una sera, assieme ad altri italiani desiderosi di provare qualcosa di tipicamente svedese, chiedo lumi ad un tizio alto e biondo incontrato per strada e questo, facendo una faccia schifata, mi dice:
“Swedish food…fish and potatoes.” Lui era brasiliano !
Comunque su sua indicazione abbiamo trovato un locale ove servivano il Gravad Lax, non male.
La birra ci è costata quasi come il resto della cena…
Un paio di sere dopo, semidistrutti dalla dieta svedese, abbiamo issato bandiera bianca e siamo andati al “Martini”, locale gestito da riminesi.
Non avevamo prenotato, fuori c’era una fila lunghissima di coppie in attesa di un tavolo.
Ci facciamo vedere dal cameriere sulla porta…Miracolo ! si era appena liberato il tavolo grande.
Tagliatelle tortellini e ravioli a gogò.
E sangiovese.

Rispondi
paperinik

Ahhhhhhh classico. Racconto divertente Gaston. Però una domanda viene da portela, compreso paron Gazza. Perché quando si sale in centro nord Europa non si cambia sistema? Certo anche il cibo, ma dico proprio sistema di alimentazione. Quindi colazione alla loro maniera. Pane, Uova, pancetta, funghi ed eventualmente fagioli (Scozia ad esempio, magari saltando il Pudding) e poi eventualmente perché non abbinarci una fetta di torta dopo il succo di frutta. Caffè ti accontenti per forza. A pranzo? Si può saltare. Fino al tardo pomeriggio sei a posto. Alla sera qualcosa di locale lo trovi. Anche se non fantastico. Poi, molte delle loro culture mangiano per sopravvivere o poco di più.. Quindi già si ribalta il concetto rispetto al punto di vista italiano odierno..

Rispondi
Gatón

Gaston detto da Paperinik suona familiare…
Comunque fuori dall’Italia SEMPRE colazioni anglosassoni.
A Kiev addirittura il fegato con la cipolla…
Anzi, la cipolla col fegato.
Comunque la squadra italiana ha sempre trovato la maniera di organizzare una serata pastaiola, invitando gruppetti di concorrenti selezionati.
Tutto è cominciato a Shanghai nel 94.
Il giorno successivo al banchetto di chiusura dei giochi, il programma ufficiale prevedeva gita turistica, ma noi abbiamo preferito avventurarci autonomamente per mercati vari.
Essendo rientrati tardi, e visto che la cena prevedeva quanto rimasto dal banchetto, non c’era praticamente niente di pronto.
A questo punto è scoccata la scintilla, abbiamo chiesto alla direttrice se fosse stato possibile preparare qualcosa NOI.
Detto e fatto, io e il caposquadra con giacca e cappello da cuoco nella cucina dell’albergo con uno stuolo di aiutanti cinesi…
Gli spaghetti li hanno inventati loro, pomodoro a volontà, sbollentati usando tre bastoncini…
Al posto dell’olio, burro dalle monoporzioni per la colazione, cipolla ed aglio non mancano mai….
Per farla breve ottima spaghettata assieme ad alcuni concorrenti di altra nazionalità che avevano capito dove si andava a parare.
Birra locale, prontamente fatta apparire dalla direttrice, ci hanno fatto compagnia gli stressi cuochi.
Da allora ad ogni campionato c’è stato uno spaghetti party.

Rispondi
paperinik

Azzzzz bravi..eto capio El Gaton e i suoi compari. Che sport era il tuo? Non è che hai bevuto la Qīngdǎo píjiǔ (birra) in quel di Shanghai?

El Giara

13 minuti di video senza capire niente, perché cercavo il saggio bianco in mezzo a tante eminenze grigie. Ma alla fine spunta il baffo inconfondibile.
Complimenti.

paperinik

…. complimenti. Micidiali sti aviogetti. Ne so quasi niente della disciplina, ma mi sembra parecchio divertente.

Cesare Settore Superiore

Per questioni di lavoro ho iniziato a viaggiare nel 1989. Viaggi perlopiu’ intercontinentali, molto spesso per parecchi giorni, a voltre per 3/4 settimane di fila.
Tra fiere e convegni, visite preventive a Clienti, avviamenti di impianti, servizi post-vendita e via dicendo ho avuto modo di visitare piu’ di una quarantina di Paesi in 4 diversi Continenti. Paradossalmente il mio periodo piu’ lungo senza trasferte fuori Italia e’ stato quello della pandemia, che mi ha costretto a restare al palo dal settembre 2019 allo scorso novembre 2020.
In oltre 32 anni di viaggi lavorativi ho imparato (sempre a mie spese) e mi sono autoimposto alcune regolette basiche, che ho poi affinato nel tempo. La prima, e la piu’ ovvia, e’ che chi fa un lavoro come il mio deve imparare innanzitutto ad essere flessibile ed ad adattarsi. Al clima, alla situazione politica e religiosa, alla lingua, alla cultura, alle usanze e soprattutto alla cucina del luogo. Se non sei capace di adattarti, devi cambiare lavoro. Non potrei permettermi scelte vegetariane o addirittura vegane.
Altre regolette: in viaggio, soldi e documenti vanno rigorosamente distribuiti tra 2 o 3 bagagli, e bisogna mettere sempre in preventivo ritardi o inconvenienti tipo chiusure per nebbia o perdita del volo in coincidenza. Ho poi acquisito la consapevolezza che per viaggiare devi conoscere almeno 3 lingue. Ma un aspetto importante del mio essere un viaggiatore di professione riguarda l’alimentazione.
Fondamentalmente sono un buongustaio (cosa che aiuta molto) ed a parte topi ed insetti, posso affrontare senza grandi problemi quasi tutti i cibi. Da sempre evito i ristoranti Italiani dislocati fuori Italia. Perche’ farsi male per forza? Nella maggior parte dei casi il padrone e’ Italiano ma il cuoco no, e quindi si rischiano di ingurgitare ibridi e rivisitazioni strane che nulla hanno a che fare con la nostra impareggiabile cucina.
Certo, mi e’ capitato di dover affrontare anche cibi “spiacevoli” o addirittura ripugnanti, cose che mai mi sognerei di mangiare in condizioni normali. Ma in linea di massima, se non si e’ troppo schizzinosi, si sopravvive. E poi, quando proprio non esiste alternativa o non sai dove sbattere la testa, un Mc Donalds lo si trova ovunque. Magari non sara’ il massimo della vita, ma almeno ci sono le foto belle grandi sopra al bancone, e anche se non conosci il cinese o l’arabo basta indicargli la foto ed in qualche modo te la cavi.
E comunque vada al ritorno le tagliatelle al ragu di casa ti ripagano sempre. Specie dopo 22 giorni di Arabia Saudita in periodo di ramadan o di 2 settimane in qualche piccolo villaggio nella foresta pluviale malese

Rispondi
do minus gazza

Come già anticipato dal “poulain” Redattore ho l’interdizione di scrivere dopo le 1/1.30, quindi domani proverò a precisare alcune cose, anche se il post di Cesarico è molto esaudiente e condivisibile.

Rispondi
zz

Tra i musici italiani per me è stato IL più grande. Poco da fare.
Per innovazione, coraggio, sonorità, poetica, introspezione, ironia, ricerca -non solo musicale-, e capacità di proporre un “prodotto” sempre fresco per 5 decadi.
Il vero artista non insegue, ma si fa inseguire. E chi lo segue IMPARA.
Grazie Franco, mi hai fatto stare bene.

Rispondi
radicaz scics

Sottoscrivo, una volta si scriveva “quoto”, la sintetica e perfetta valutazione di “zz”.

Rispondi
radicaz scics

Che tristezza!
Che nefandezza!
Caro Gaz, è cominciata la disputa se Battiato era di destra o di sinistra per appropriarsene come feticcio.
Miserie, con qualcuno e qualcuna un po’ più miserabili.
Io che sono di sinistra dico che prima di tutto Battiato era un grandissimo autore e buon interprete.
Non di sinistra, e questo non mi interessa minimamente, inoltre trovo ridicole le capriole e le contorsioni dei giornali e dei politici di destra per farne “uno di noi”.

Rispondi
do minus gazza

Incombe la finale di Coppa Italia, forza DEA!, quindi dico sinteticamente che il Grande Battiato non era nè di destra nè di sinistra, radicale ma non schic, con una punta di visione anarchica della politica.
Onoriamolo per quello che ha scritto meravigliosamente e cantato con voce personalissima.
Dominus dixit su questo tema e stop.
Ottimo come sempre l’apprezzatissimo ZZ.

Rispondi
Gazza

Volevo prendere in giro il tuo nick ed è ucito un ibrido… porta pazienza.
CHIC è il termine corretto.

Rispondi
lector

Purtroppo io non ho mai viaggiato all’estero perchè la mancata conoscenza di qualsiasi lingua straniera mi metteva nell’inaccettbile condizione del pesce boccheggiante o in quelle di un audioleso costretto a parlare a segni.
Vedo che fra i molti lettori viaggianti hanno scritto solo in tre.
Mi piacerebbe leggere di altre avventure culinarie e non solo di quelle inesauribili del Dominus.
Grazie.

Rispondi
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

code