Non sono in grado di dare giudizi di merito sulla prescrizione del presidente regionale della Sardegna sull’obbligo che ogni luogo al chiuso, recettivo di clientela, garantisca 20 metri cubi d’aria a persona.
Lette alcune reazioni dei gestori, dei quali appare comprensibile il nervosismo per quanto accaduto nell ultimo anno, mi chiedo, e vi chiedo, se è un’operazione così complicata quella di calcolare il volume di una o più sale.
Se la memoria non mi tradisce, ed è cosa possibilissima, si trattava di un esercizio “non complicato” che veniva proposto nelle prime classi dell’istituto da me frequentato, usando figure geometriche anche complesse.
La definizione di “non complicato” risulta dal fatto che ci riuscivo pure io, studente non proprio modello, almeno nei primi anni.
Egregio Gazza,
operazione a mio avviso assolutamente NON complicata, soprattutto per chi bazzica l’ambiente edilizio. Fondamentalmente il volume di un locale qualsiasi è dato dal prodotto della superficie del pavimento (qualunque sia la sua forma, è un dato molto spesso noto) per la sua altezza. Se il soffitto non fosse parallelo al pavimento, ma inclinato, anche a più falde, basta stimarne l’altezza media.
Per gli uomini dotati di buona volontà si tratta di un calcolo eseguibile anche a mente, ottenendo comunque una stima piuttosto realistica.
Se riferita al calcolo della volumetria del locale, facilmente calcolabile, le rimostranze non hanno senso.
Credo che siano i venti metri cubi d’aria a persona che li abbia preoccupati.
A due persone sedute ad un tavolo devi concedere uno spazio minimo di 3m. X 3m. X 4m. (ipotesi altezza soffitto)= 36m/cubi e non sei ancora a 40.
Con 4 clienti, sempre immaginando un soffitto alto 4 metri, occorre uno spazio “di pertinenza” di 4.5m X 4.5m X4 = 81m/cubi
Ciao Gaz.