E’ vero, non ho citato il gruppo veronese dei KINGS.
Il motivo?
Li ho seguiti fin dalle origini e sono stati tutti dei cari amici, compresi quelli che non ci sono più.
Con questa premessa il mio giudizio potrebbe essere “viziato”, ma con un piccolo sforzo proverò a dimostrare che non sarà così.
Nascono come Dino (Zambelli) e i Kings e per questa fase segnalo solo una cover
>> https://www.youtube.com/watch?v=cvNSkOgEonI
l’originale
>> https://www.youtube.com/watch?v=rp63A_-0XUU
Poi la rottura del gruppo per una motivazione sconosciuta ai più.
Il “pomo della discordia” fu l’arrangiamento di questa canzone
>> https://www.youtube.com/watch?v=kA6mdx-s3ns
Quello “originale” prodotto dai Kings era invece questo
>> https://www.youtube.com/watch?v=JFN9FrYnlwo
Ma alla RCA si stava imponendo un “giovane” produttore-arrangiatore che si chiamava Ennio MORRICONE…
Vinse lui, nonostante quella arrangiata dai Kings fosse chiaramente migliore, più vivace e adatta al periodo, ma… meno “televisiva”.
Ma c’è dell’altro.
Non credo che ci siano gruppi italiani del decennio che hanno avuto l’onore di diventare una “cover” americana cantata e suonata da un certo JOHN JORGENSON (vedere Wikipedia prego).
I Kings con “Caffè Amaro” sì, nell’album di Jorgenson “East meets West”
>>> https://www.youtube.com/watch?v=aIHXYveWqNA
assieme a brani dei LOVE, COZY COLE, BYRDS e… KinKs, sì sì, quelli inglesi.
Credo che basti così.
P.S.
La prossima ed ultima puntata tra qualche giorno
Gazza MOSTRO!
Però non hai scritto i nomi degli autori della musica e dei testi, vorresti completare l’OPERA?
Grazie.
E complimenti, però non te li farò più altrimenti qualcuno dei miei mi da del plagiato 😀
Complimenti Nino Gazzini per la significativa sintesi che sei riuscito a stendere. Certo, sei un amico, ma credo che tu sia riuscito, con la dovuta competenza, ad essere credibile nel tuo lavoro. Grazie di cuore per averci ricordato. Questa carrellata ha emozionato anche me !
Sono uno che, come hai scritto tu, ha solo sentito qualche eco della musica dei sessanta.
Devo ammettere che la “filologia” di quello che hai postato finora è un “accompagnamento per mano” di chi non la conosceva.
Restando al topic attuale, premettendo che sono veronesissimo ma non stupidamente un maniaco venetista, ti chiedo come mai i Kings, oggettivamente tra i migliori o tra i meno peggio, dei gruppi italiani, non hanno fatto la carriera che probabilmente meritavano.
Ciao e grazie per un’eventuale risposta.
Una domanda molto problematica la vostra, ma nello stile – discutibilissimo – che mi riguarda azzardo la mia, senza fare il pesce in barile e senza chiedere permessi.
Pierpaolo ADDA, batterista:
Il primo “cappellone” di Verona nei primi anni ’60 e ancora adesso.
Venne fatto oggetto di numerosi articoli sulla stampa scandalistica (?) e di “basso pettegolezzo” dell’epoca.
Lui se ne fregava bellamente.
Lo si poteva vedere passeggiare solitario sul Listòn, sempre elegante e curato e, caratteristica rara per l’epoca, quasi sempre con un libro in mano.
Ma i libri lui li leggeva.
Anche quelli di “testo”.
Sì perche Adda frequentava la facoltà di Scienze Politiche di Padova, dove credo si sia anche laureato.
A tutt’oggi è in rapporti di amicizia, anche solida, con i più famosi chitarristi d’Italia e del mondo.
Molti di loro hanno suonato nei numerosi e rinomati “Festival of Guitars” da lui organizzati in quel di Soave.
Un uomo “sereno” nell’inquietudine della ricerca e svolgimento di numerose attività in ambito musicale e non solo.
Ennio OTTOFARO, chitarra solista:
Conosciuto suonando la chitarra nelle sere d’estate sull’erba dei giardini della Campagnola (Castelvecchio), i Kings non esistevano ancora.
Ricordo perfettamente lo stupore di quando questo nuovo e sconosciuto amico, portato lì dalla mia “maraja”, suonò in modo perfetto il brano “Apache” degli Shadows.
Era di un’educazione “imbarazzante” per gli standards della mia compagnia.
Appariva (?) come il meno “tormentato” dei Kings, pur avendo in comune con gli altri membri del gruppo una progressiva ed accentuata “maniacalità perfezionista” su quello che riguardava la musica e l’organizzazione.
Diplomato e “morosato” con “la Lidia”, una delle più belle ragazze della città, ragazza ironica e con elevato senso pratico.
Azzardo che arrivato al bivio di una scelta tra il rendere professionistica la sua attività di musicista e una vita “normale”, scelse quest’ultima.
Ennio e “la Lidia” sono insieme da sessant’anni.
Gilberto STORARI, chitarra ritmica:
Fino ad una quindicina d’anni fa eravamo soci dello stesso club tennistico con sfide infinite.
Non parlavamo praticamente mai dei Kings, parlavamo d’altro.
E proprio questo “altro” fu il frutto, diciamo così, di un “misunderstanding” tra due “lingue pungenti” e l’amicizia si interruppe.
Non ho mancato, a distanza di quindici anni, di fargli arrivare, tramite suo figlio, affermato avvocato, che in quella “discussione” aveva ragione lui.
Gilberto divenne un severo e affermato professore universitario alla facoltà di Economia e Commercio di Verona.
Un’altra cosa che li accomunava, se non ricordo male, il che può essere, era quella di aver ricevuto dalle famiglie un’educazione molto rigorosa alla quale FORSE, e ripeto FORSE, qualcuno, per un certo periodo, si ribellò suonando con “scandalo” in un gruppo beat-rock .
.
Un’ultima annotazione sulle loro caratteristiche è quella che, pur avendo marcate differenze di carattere, sono rimasti amici.
Lo sono tuttora.
P.S.
1) non ho chiesto preventivamente la loro autorizzazione per scrivere ciò che ho scritto;
2) errori ed eventuali visioni parziali o “distorte” sono da imputare, ovviamente, a me;
3) la richiesta che ha originato questo post NON poteva avere una risposta esaustiva da ME, quello che ho scritto è solo “come io li vedevo e li ho visti”.
Dimenticavo colpevolmente di dire che Ennio OTTOFARO ha continuato a suonare in un gruppo da lui fondato, e proprio niente male, fino ad un paio d’anni fa, all’età di SETTANTAQUATTRO anni…
Non so se lo faccia ancora.
La band attuale (finchè resisto…Ah! Ah!…) si chiama Faserem, Tribute a Dire Straits, musica di cui mi sono innamorato da parecchi anni. Ora sto cominciando ad amare il Country Rock, influenzato e addestrato dal mitico veronese Luca Olivieri. Chissà se ci riuscirò, ma ci spero !… Mai dire mai…
Gazza
Ennio OTTOFARO cita il veronese Luca OLIVIERI.
Con gli anni ’60 non c’entra, ma è davvero un bravo chitarrista e “singer” e quindi merita un assaggio sapido in un concerto sempre organizzato da ADDA
>> https://www.youtube.com/watch?v=ZOiBEx8gXjY
suonare con John Jorgenson e soprattutto con Tommy “l’alieno” Emmanuel non può capitare a tutti.
A proposito di Tommy Emmanuel
>> https://www.youtube.com/watch?v=-k8EQ1aPzcw
Una performance straordinaria che non ha bisogno di commenti.
Tuttavia…
Mombasa io la conosco bene o benino, ci ho vissuto per mesi in anni diversi ed ho pure assistito a qualche concerto di musica indigena.
Per onestà intellettuale – e musicale – non riesco a trovarci una “radice” con la realtà di quella città.
Comunque sempre magico Tommy!
paperinik
Eddai..lanciamola lì senza giri di parole. Un certo numero di Beat band italiane sono state sottovalutate. Quantomeno per la freschezza e il fascino di alcune canzoni. Il beat l’han fatto un po’ ovunque al mondo, ma alcune band nostrane avevano un approccio interessante. Per me.
Paper, i Balletti di Bronzo – che non conoscevo – sono davvero interessanti, ma appartengono sostanzialmente agli anni ’70.
I Motowns li avevo nelle mie schede ma mi sono sfuggiti.
Appartengono tuttavia alla “colonizzazione inglese” e il loro unico significativo successo fu questo
>> https://www.youtube.com/watch?v=0g0Q7Dhyw0w
Nota di merito è quella di cantare in un dignitosissimo italiano!
Andatosene Lally Stott nessuno si ricordò qualcosa di loro.
Sugli altri gruppi italiani che hai proposto mi astengo…
Ciao
E’ difficile trovare una sola motivazione al quesito posto. Un pò di mentalità provinciale rispetto ad altre band dell’epoca è responsabile : non abbiamo mai voluto trasferirci a Milano, ove l’ambiente musicale avrebbe potuto aiutarci di più. In secondo luogo, la casa discografica iniziava ad avere problemi proprio nel momento in cui abbiamo inciso Caffè Amaro, che avrebbe potuto ottenere successo più “nazionale” se ben promossa. In terzo luogo, pur amando tutti la musica, pur essendo anche amici, avevamo interessi personali troppo diversi (chi obiettivi professionali sul lavoro, chi affettivi, etc.). Pian piano si è affievolita la volontà di aspirare a successi più significativi. Non avevamo un personaggio importante che sapesse gestirci, viisto che eravamo giovani ed inesperti (18-20 anni). sarebbe stato utile. Luciano Giacotto, nostro tutor in casa discografica, purtroppo dovesa seguire l’andamento degli interessi Durium e poi Ricordi, ma non era e non voleva essere imprenditore alla… Brin Epstain (… con tutto il rispetto del caso). Spero di essere stato esauriente ! Ora posso dire : peccato !
Già, il management musicale a buon livello…Vecchio tarlo all’italiana sia nell’ambiente pop-rock e ancor più in quello alternativo.. Produttori artistici difficilmente all’ altezza e produttori discografici con limiti enormi di comprensione e rischio artistico. Per non parlare dei pochi soldi che giravano anche dopo la vostra epoca. Un discorso lungo che ha coinvolto diverse band e realtà del Belpaese…..
Caro Nino, e cari amici che avete aggiunto il vostro pensiero,
vorrei tentare di dire il mio pensiero su I Kings, il gruppo nel quale ho vissuto momenti ed esperienze indimenticabili.
In quegli anni (siamo poco dopo l’inizio dei ’60) tutta l’Italia era stata affascinata da questa nuova onda musicale, che, partendo dagli inarrivabili Beatles e allargando a Rolling Stones, Animals, Moody Blues, Kinks, Searchers, Zombies e ai vari altri che man mano arrivavano sulla scena, stavano cambiando le regole del gioco, regole che fino a quel momento facevano riferimento soprattutto al modulo proposto dai grandissimi Cliff Richard & The Shadows.
Anche noi abbiamo cominciato ad entrare nella nuova mentalità, e così, già ai tempi di “Dino e I Kings” abbiamo cercato di muoverci nello stile Beatles, realizzando buone cover di alcuni dei loro successi. Poi, rotta l’alleanza con Dino e passati alla Durium, abbiamo trovato altri suggerimenti nella musica degli Stones e degli Zombies. Di qui il nostro 45 giri di esordio e il lavoro fatto (scoprendo lungo la via anche Bob Dylan) fino alla realizzazione del nostro primo (e ultimo) Long Playing.
Ma – e qui inizia un nuovo percorso – d’un tratto non abbiamo più voluto seguire l’onda facile ma artisticamente improduttiva della realizzazione di cover, e abbiamo cercato una nostra strada originale decidendo di scrivere le nostre canzoni, ciò che in realtà facevano da tempo egregiamente sia gli inglesi che gli americani.
A quel tempo la scelta era certamente rischiosa, ma era l’unica possibilità che la vita ci offriva per scrivere in qualche modo, se non una pagina, almeno due righe di storia della musica italiana.
“Caffè amaro” non nasce per caso, ma passa attraverso la delusione del mancato successo di “Cerca” al Cantagiro 1966, ed è il risultato di impegno, speranze, volontà di non essere più una delle tante band che si esibivano in giro per l’Italia a suonare i rifacimenti pedissequi dei successi inglesi e americani, ma una nuova e vera realtà creativa.
Ci abbiamo provato, e qualcosa abbiamo detto e fatto.
Questa penso sia il vero significato della nostra presenza nella storia della musica giovane italiana, anche a dispetto di minori vendite rispetto a quelle realizzate da altri gruppi del periodo, a partire da quelli più noti, che non facevano altro che pescare nel grande mare internazionale e riproporne i pesci più pregiati sul nostro mercato.
Purtroppo lo scioglimento del gruppo è intervenuto troppo presto, e ha tagliato questa nuova esperienza quasi sul nascere. Ma questo è un altro capitolo.
Grazie, car Nino, per l’ospitalità e grazie a tutti voi, cari amici, che avete ragionato su I Kings!
Pierpaolo
Caro Adda, dopo il tratteggio di come vi vedeva il nostro Gazza, fatto nella sua inconfondibile maniera, le testimonianze di Ottofaro e la tua completano il cerchio sul perchè uno dei migliori gruppi italiani smise di suonare. https://www.youtube.com/watch?v=gluDUJnJBPo
Ascoltate e guardate la messa in scena di questa canzone, composta da loro?, inserita in un film per averne una conferma.
Peccato, ma il tempo passa con i suoi ritmi indipendenti, quindi non mi resta che offrirvi un grazie senza nostalgia.
E grazie anche al gran lavoro di mister Gazza.
Da uno dei cd di Pierpaolo Adda
>> https://www.youtube.com/watch?v=zcAAZ7X3myo
Armonica a bocca e chitarra l’ottimo Gilberto Storari, l’amico con cui ebbi un “misunderstanding”…
P.S.
Nei prossimi giorni la conclusione del ciclo con i “salvati”, che non è il nome di un gruppo musicale, right.
Portate pazienza, sto facendo un lavoraccio della ma…rietta per il nuovo e ultimo Topic della serie dedicata ai gruppi degli anni ’60.
La cosa più difficile, perchè NON esiste, è quella di trovare un “parametro oggettivo” per la scelta dei gruppi da “salvare”.
Un’idea mi è venuta ma concerne in una quindicina di conversazioni e discussioni con… CHI SA LE “ROBE”, usando un parametro che mi sono inventato io.
Vedaremo…
Precisazione superflua ma non tanto.
Non è che finchè mi sto “trastullando” con le canzoni mi sfugga ciò che sta succedendo e sicuramente succderà in Afghanistan, non occorre essere degli indovini.
Sarà brutta e molto di più.
Stop
Nino Gazzini sicuramente nasce. La data di nascita è incerta perché sono andate smarrite le carte. C’è chi dice che abbia 55 anni (quelli che dimostra), qualcuno dice addirittura ne abbia 125 (ma qui le testimonianze sono soprattutto verbali e offensive). Gazza cresce tra San Zeno (minore) e San Bernardino (passando per Santo Stefano e la Giarina). Il 2 agosto 1965 prende la sua prima laurea in “Stradologia Applicata” con la Specialità in Affabulazione. Gazzini ha lavorato qua e là (le testimonianze qui si confondono tra chi dice poco e chi dice molto). Nel frattempo prende una seconda laurea in Sociologia. Non gli servirà a niente. Oggi è ridotto a scrivere su un blog di una importante rete televisiva, ma relegato nella parte più irrilevante, quella del TgGialloblu
E’ vero, non ho citato il gruppo veronese dei KINGS.
Il motivo?
Li ho seguiti fin dalle origini e sono stati tutti dei cari amici, compresi quelli che non ci sono più.
Con questa premessa il mio giudizio potrebbe essere “viziato”, ma con un piccolo sforzo proverò a dimostrare che non sarà così.
Nascono come Dino (Zambelli) e i Kings e per questa fase segnalo solo una cover
>> https://www.youtube.com/watch?v=cvNSkOgEonI
l’originale
>> https://www.youtube.com/watch?v=rp63A_-0XUU
Poi la rottura del gruppo per una motivazione sconosciuta ai più.
Il “pomo della discordia” fu l’arrangiamento di questa canzone
>> https://www.youtube.com/watch?v=kA6mdx-s3ns
Quello “originale” prodotto dai Kings era invece questo
>> https://www.youtube.com/watch?v=JFN9FrYnlwo
Ma alla RCA si stava imponendo un “giovane” produttore-arrangiatore che si chiamava Ennio MORRICONE…
Vinse lui, nonostante quella arrangiata dai Kings fosse chiaramente migliore, più vivace e adatta al periodo, ma… meno “televisiva”.
Le “covers” dei Kings, bene arrangiate, continuarono con buoni apprezzamenti, anche della critica, come queste
>> https://www.youtube.com/watch?v=drztGwWQNdI
>> https://www.youtube.com/watch?v=KCbOX64RfGE
Ma…
Ma i Kings avevano una peculiarità rarissima tra i gruppi italiani di quel decennio: SCRIVEVANO E MUSICAVANO molte delle loro canzoni.
>> https://www.youtube.com/watch?v=E1izosYbs-o TESTO
>> https://www.youtube.com/watch?v=pzkJnbxoWpc TESTO
>> https://www.youtube.com/watch?v=ZHnvZWNnsUU TESTO e MUSICA
>> https://www.youtube.com/watch?v=3EMSt8H73ro TESTO e MUSICA
>> https://www.youtube.com/watch?v=6rbsyFkthk0 TESTO e MUSICA
E che dire di questo splendido “madrigale”?
>> https://www.youtube.com/watch?v=7BtKIKpujVo TESTO e MUSICA! (e se l’avesse scritta e cantata, diciamo… Donovan?)
Poi la canzone di maggior successo, un gran “pezzo” senza se e senza ma
>> https://www.youtube.com/watch?v=JEB7gmIxr9k TESTO e MUSICA
Ma c’è dell’altro.
Non credo che ci siano gruppi italiani del decennio che hanno avuto l’onore di diventare una “cover” americana cantata e suonata da un certo JOHN JORGENSON (vedere Wikipedia prego).
I Kings con “Caffè Amaro” sì, nell’album di Jorgenson “East meets West”
>>> https://www.youtube.com/watch?v=aIHXYveWqNA
assieme a brani dei LOVE, COZY COLE, BYRDS e… KinKs, sì sì, quelli inglesi.
Credo che basti così.
P.S.
La prossima ed ultima puntata tra qualche giorno
…
—
Madrigale: Galanteria arguta fatta pervenire a una donna da un corteggiatore.
Gazza MOSTRO!
Però non hai scritto i nomi degli autori della musica e dei testi, vorresti completare l’OPERA?
Grazie.
E complimenti, però non te li farò più altrimenti qualcuno dei miei mi da del plagiato 😀
Pierpaolo ADDA, Drummer : Lyrics
Ennio OTTOFARO, Lead Guitar: Music
Ciao
Grazie!
Pierpaolo
Complimenti Nino Gazzini per la significativa sintesi che sei riuscito a stendere. Certo, sei un amico, ma credo che tu sia riuscito, con la dovuta competenza, ad essere credibile nel tuo lavoro. Grazie di cuore per averci ricordato. Questa carrellata ha emozionato anche me !
Mi sono permesso di segnalare il post all’amico Ennio, non vorrei che lo perdesse.
Sono uno che, come hai scritto tu, ha solo sentito qualche eco della musica dei sessanta.
Devo ammettere che la “filologia” di quello che hai postato finora è un “accompagnamento per mano” di chi non la conosceva.
Restando al topic attuale, premettendo che sono veronesissimo ma non stupidamente un maniaco venetista, ti chiedo come mai i Kings, oggettivamente tra i migliori o tra i meno peggio, dei gruppi italiani, non hanno fatto la carriera che probabilmente meritavano.
Ciao e grazie per un’eventuale risposta.
Ostrega!
Gazza mi associo subito alla domanda posta da schwa anche perchè li ho ascoltati più volte e mi piacevano un sacco.
Schwa
https://www.google.com/search?q=schwa&client=firefox-b-d&sxsrf=ALeKk02eKPIgSTqWrqE5UuoY1YFv5PJAjg:1628709330692&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwiciuSI16nyAhUPKuwKHZ5DDzgQ_AUoAnoECAEQBA&biw=1920&bih=924#imgrc=CPZZgDu2YzYI9M
benvenuto e vale anche per Io C’Ero.
Una domanda molto problematica la vostra, ma nello stile – discutibilissimo – che mi riguarda azzardo la mia, senza fare il pesce in barile e senza chiedere permessi.
Pierpaolo ADDA, batterista:
Il primo “cappellone” di Verona nei primi anni ’60 e ancora adesso.
Venne fatto oggetto di numerosi articoli sulla stampa scandalistica (?) e di “basso pettegolezzo” dell’epoca.
Lui se ne fregava bellamente.
Lo si poteva vedere passeggiare solitario sul Listòn, sempre elegante e curato e, caratteristica rara per l’epoca, quasi sempre con un libro in mano.
Ma i libri lui li leggeva.
Anche quelli di “testo”.
Sì perche Adda frequentava la facoltà di Scienze Politiche di Padova, dove credo si sia anche laureato.
A tutt’oggi è in rapporti di amicizia, anche solida, con i più famosi chitarristi d’Italia e del mondo.
Molti di loro hanno suonato nei numerosi e rinomati “Festival of Guitars” da lui organizzati in quel di Soave.
Un uomo “sereno” nell’inquietudine della ricerca e svolgimento di numerose attività in ambito musicale e non solo.
Ennio OTTOFARO, chitarra solista:
Conosciuto suonando la chitarra nelle sere d’estate sull’erba dei giardini della Campagnola (Castelvecchio), i Kings non esistevano ancora.
Ricordo perfettamente lo stupore di quando questo nuovo e sconosciuto amico, portato lì dalla mia “maraja”, suonò in modo perfetto il brano “Apache” degli Shadows.
Era di un’educazione “imbarazzante” per gli standards della mia compagnia.
Appariva (?) come il meno “tormentato” dei Kings, pur avendo in comune con gli altri membri del gruppo una progressiva ed accentuata “maniacalità perfezionista” su quello che riguardava la musica e l’organizzazione.
Diplomato e “morosato” con “la Lidia”, una delle più belle ragazze della città, ragazza ironica e con elevato senso pratico.
Azzardo che arrivato al bivio di una scelta tra il rendere professionistica la sua attività di musicista e una vita “normale”, scelse quest’ultima.
Ennio e “la Lidia” sono insieme da sessant’anni.
Gilberto STORARI, chitarra ritmica:
Fino ad una quindicina d’anni fa eravamo soci dello stesso club tennistico con sfide infinite.
Non parlavamo praticamente mai dei Kings, parlavamo d’altro.
E proprio questo “altro” fu il frutto, diciamo così, di un “misunderstanding” tra due “lingue pungenti” e l’amicizia si interruppe.
Non ho mancato, a distanza di quindici anni, di fargli arrivare, tramite suo figlio, affermato avvocato, che in quella “discussione” aveva ragione lui.
Gilberto divenne un severo e affermato professore universitario alla facoltà di Economia e Commercio di Verona.
Un’altra cosa che li accomunava, se non ricordo male, il che può essere, era quella di aver ricevuto dalle famiglie un’educazione molto rigorosa alla quale FORSE, e ripeto FORSE, qualcuno, per un certo periodo, si ribellò suonando con “scandalo” in un gruppo beat-rock .
.
Un’ultima annotazione sulle loro caratteristiche è quella che, pur avendo marcate differenze di carattere, sono rimasti amici.
Lo sono tuttora.
P.S.
1) non ho chiesto preventivamente la loro autorizzazione per scrivere ciò che ho scritto;
2) errori ed eventuali visioni parziali o “distorte” sono da imputare, ovviamente, a me;
3) la richiesta che ha originato questo post NON poteva avere una risposta esaustiva da ME, quello che ho scritto è solo “come io li vedevo e li ho visti”.
Dimenticavo colpevolmente di dire che Ennio OTTOFARO ha continuato a suonare in un gruppo da lui fondato, e proprio niente male, fino ad un paio d’anni fa, all’età di SETTANTAQUATTRO anni…
Non so se lo faccia ancora.
La band attuale (finchè resisto…Ah! Ah!…) si chiama Faserem, Tribute a Dire Straits, musica di cui mi sono innamorato da parecchi anni. Ora sto cominciando ad amare il Country Rock, influenzato e addestrato dal mitico veronese Luca Olivieri. Chissà se ci riuscirò, ma ci spero !… Mai dire mai…
Ennio OTTOFARO cita il veronese Luca OLIVIERI.
Con gli anni ’60 non c’entra, ma è davvero un bravo chitarrista e “singer” e quindi merita un assaggio sapido in un concerto sempre organizzato da ADDA
>> https://www.youtube.com/watch?v=ZOiBEx8gXjY
suonare con John Jorgenson e soprattutto con Tommy “l’alieno” Emmanuel non può capitare a tutti.
A proposito di Tommy Emmanuel
>> https://www.youtube.com/watch?v=-k8EQ1aPzcw
Una performance straordinaria che non ha bisogno di commenti.
Tuttavia…
Mombasa io la conosco bene o benino, ci ho vissuto per mesi in anni diversi ed ho pure assistito a qualche concerto di musica indigena.
Per onestà intellettuale – e musicale – non riesco a trovarci una “radice” con la realtà di quella città.
Comunque sempre magico Tommy!
Eddai..lanciamola lì senza giri di parole. Un certo numero di Beat band italiane sono state sottovalutate. Quantomeno per la freschezza e il fascino di alcune canzoni. Il beat l’han fatto un po’ ovunque al mondo, ma alcune band nostrane avevano un approccio interessante. Per me.
Ciao Paper.
Potresti citarmene alcune che non abbia già fatto io.
Domanda onesta e non provocatoria.
Si Gazza, ne avrei nel carniere. Tuttavia, sono della generazione successiva alla tua e anche per rispetto generazionale preferisco non fare preferenze affrettate. Sarei cmq fuori tempo e luogo. Cmq alcune:
https://youtu.be/3TEfSk4_rLI
https://youtu.be/C16KH2KlKOU
https://youtu.be/nZOkIiXABQQ
https://youtu.be/o_4zcDcojkA
https://youtu.be/60A8KWpdj6o
https://youtu.be/ne00E-CtHlE (loro forse erano di fuori)
https://youtu.be/NRto03acTKQ
Ce ne sarebbero diverse di buone, compresi i “tuoi” Kings chiaramente…
Paper, i Balletti di Bronzo – che non conoscevo – sono davvero interessanti, ma appartengono sostanzialmente agli anni ’70.
I Motowns li avevo nelle mie schede ma mi sono sfuggiti.
Appartengono tuttavia alla “colonizzazione inglese” e il loro unico significativo successo fu questo
>> https://www.youtube.com/watch?v=0g0Q7Dhyw0w
Nota di merito è quella di cantare in un dignitosissimo italiano!
Andatosene Lally Stott nessuno si ricordò qualcosa di loro.
Sugli altri gruppi italiani che hai proposto mi astengo…
Ciao
E’ difficile trovare una sola motivazione al quesito posto. Un pò di mentalità provinciale rispetto ad altre band dell’epoca è responsabile : non abbiamo mai voluto trasferirci a Milano, ove l’ambiente musicale avrebbe potuto aiutarci di più. In secondo luogo, la casa discografica iniziava ad avere problemi proprio nel momento in cui abbiamo inciso Caffè Amaro, che avrebbe potuto ottenere successo più “nazionale” se ben promossa. In terzo luogo, pur amando tutti la musica, pur essendo anche amici, avevamo interessi personali troppo diversi (chi obiettivi professionali sul lavoro, chi affettivi, etc.). Pian piano si è affievolita la volontà di aspirare a successi più significativi. Non avevamo un personaggio importante che sapesse gestirci, viisto che eravamo giovani ed inesperti (18-20 anni). sarebbe stato utile. Luciano Giacotto, nostro tutor in casa discografica, purtroppo dovesa seguire l’andamento degli interessi Durium e poi Ricordi, ma non era e non voleva essere imprenditore alla… Brin Epstain (… con tutto il rispetto del caso). Spero di essere stato esauriente ! Ora posso dire : peccato !
Già, il management musicale a buon livello…Vecchio tarlo all’italiana sia nell’ambiente pop-rock e ancor più in quello alternativo.. Produttori artistici difficilmente all’ altezza e produttori discografici con limiti enormi di comprensione e rischio artistico. Per non parlare dei pochi soldi che giravano anche dopo la vostra epoca. Un discorso lungo che ha coinvolto diverse band e realtà del Belpaese…..
Caro Nino, e cari amici che avete aggiunto il vostro pensiero,
vorrei tentare di dire il mio pensiero su I Kings, il gruppo nel quale ho vissuto momenti ed esperienze indimenticabili.
In quegli anni (siamo poco dopo l’inizio dei ’60) tutta l’Italia era stata affascinata da questa nuova onda musicale, che, partendo dagli inarrivabili Beatles e allargando a Rolling Stones, Animals, Moody Blues, Kinks, Searchers, Zombies e ai vari altri che man mano arrivavano sulla scena, stavano cambiando le regole del gioco, regole che fino a quel momento facevano riferimento soprattutto al modulo proposto dai grandissimi Cliff Richard & The Shadows.
Anche noi abbiamo cominciato ad entrare nella nuova mentalità, e così, già ai tempi di “Dino e I Kings” abbiamo cercato di muoverci nello stile Beatles, realizzando buone cover di alcuni dei loro successi. Poi, rotta l’alleanza con Dino e passati alla Durium, abbiamo trovato altri suggerimenti nella musica degli Stones e degli Zombies. Di qui il nostro 45 giri di esordio e il lavoro fatto (scoprendo lungo la via anche Bob Dylan) fino alla realizzazione del nostro primo (e ultimo) Long Playing.
Ma – e qui inizia un nuovo percorso – d’un tratto non abbiamo più voluto seguire l’onda facile ma artisticamente improduttiva della realizzazione di cover, e abbiamo cercato una nostra strada originale decidendo di scrivere le nostre canzoni, ciò che in realtà facevano da tempo egregiamente sia gli inglesi che gli americani.
A quel tempo la scelta era certamente rischiosa, ma era l’unica possibilità che la vita ci offriva per scrivere in qualche modo, se non una pagina, almeno due righe di storia della musica italiana.
“Caffè amaro” non nasce per caso, ma passa attraverso la delusione del mancato successo di “Cerca” al Cantagiro 1966, ed è il risultato di impegno, speranze, volontà di non essere più una delle tante band che si esibivano in giro per l’Italia a suonare i rifacimenti pedissequi dei successi inglesi e americani, ma una nuova e vera realtà creativa.
Ci abbiamo provato, e qualcosa abbiamo detto e fatto.
Questa penso sia il vero significato della nostra presenza nella storia della musica giovane italiana, anche a dispetto di minori vendite rispetto a quelle realizzate da altri gruppi del periodo, a partire da quelli più noti, che non facevano altro che pescare nel grande mare internazionale e riproporne i pesci più pregiati sul nostro mercato.
Purtroppo lo scioglimento del gruppo è intervenuto troppo presto, e ha tagliato questa nuova esperienza quasi sul nascere. Ma questo è un altro capitolo.
Grazie, car Nino, per l’ospitalità e grazie a tutti voi, cari amici, che avete ragionato su I Kings!
Pierpaolo
Caro Adda, dopo il tratteggio di come vi vedeva il nostro Gazza, fatto nella sua inconfondibile maniera, le testimonianze di Ottofaro e la tua completano il cerchio sul perchè uno dei migliori gruppi italiani smise di suonare.
https://www.youtube.com/watch?v=gluDUJnJBPo
Ascoltate e guardate la messa in scena di questa canzone, composta da loro?, inserita in un film per averne una conferma.
Peccato, ma il tempo passa con i suoi ritmi indipendenti, quindi non mi resta che offrirvi un grazie senza nostalgia.
E grazie anche al gran lavoro di mister Gazza.
Da uno dei cd di Pierpaolo Adda
>> https://www.youtube.com/watch?v=zcAAZ7X3myo
Armonica a bocca e chitarra l’ottimo Gilberto Storari, l’amico con cui ebbi un “misunderstanding”…
P.S.
Nei prossimi giorni la conclusione del ciclo con i “salvati”, che non è il nome di un gruppo musicale, right.
Portate pazienza, sto facendo un lavoraccio della ma…rietta per il nuovo e ultimo Topic della serie dedicata ai gruppi degli anni ’60.
La cosa più difficile, perchè NON esiste, è quella di trovare un “parametro oggettivo” per la scelta dei gruppi da “salvare”.
Un’idea mi è venuta ma concerne in una quindicina di conversazioni e discussioni con… CHI SA LE “ROBE”, usando un parametro che mi sono inventato io.
Vedaremo…
Precisazione superflua ma non tanto.
Non è che finchè mi sto “trastullando” con le canzoni mi sfugga ciò che sta succedendo e sicuramente succderà in Afghanistan, non occorre essere degli indovini.
Sarà brutta e molto di più.
Stop