I tifosi dibattono tra loro e dentro di loro: mi abbono, o non mi abbono? E già solo questo travaglio emotivo (qualsiasi sia la scelta finale) dà l’idea di cosa è diventato, nel suo rapporto inesistente con il popolo gialloblu, il Verona di Setti. Una crisi di credibilità che difficilmente potrà rientrare con qualche ruffianeria populista. La spaccatura è più profonda ed è cominciata due anni fa con la vergognosa retrocessione del 2015-16. Da lì in poi una serie di fatti, comportamenti, omissioni, silenzi, presunzioni, sceneggiate hanno allargato la crepa, fino all’ultima retrocessione, ancora più imbarazzante di quella precedente.
Ora Setti evidentemente sta cercando di riavvicinarsi alla piazza con operazioni cosmetiche: dal probabile ritorno di Roberto Puliero alle radiocronache, alla partnership estiva con la Melegatti, fino alla (tardiva e non ancora certa) presentazione della squadra allo stadio ai primi di agosto, passando per un rinnovato e più vigoroso rapporto con l’associazione degli ex gialloblu e le nuove maglie che riprendono il blu originario.
Tuttavia queste (ottime) iniziative rischiano di rivelarsi effimere se il proprietario di Verona e Mantova non pianificherà corposi investimenti per la squadra. Investimenti di cui da anni non si ha traccia e l’attuale calciomercato non si discosta dal solito copione (si spenderà per Di Carmine, ma non basta dopo le ultime ed ennesime plusvalenze). Anzi, addirittura questo improvviso e strano slancio del presidente verso i simboli veronesi – fatalità nel suo momento di minimo storico – potrebbe rivelarsi agli occhi dei più decisamente sospetto proprio per la poca credibilità di Setti e per un passato che quanto alla voce passione (non) parla per lui.
Ed è in questo scenario che si consuma il travaglio psicologico dei tifosi, sospesi a mezz’aria tra la fedeltà al Verona per tutto ciò che il Verona rappresenta (l’aggregazione dei butei, la fede sportiva, l’istituzione, il rito del giorno della partita, l’identità-stadio) e la voglia di dare un piccolo-grande segnale a questa società che invece non li rappresenta.
Ed è Setti ad aver creato questo vulnus morale. Un vulnus morale che non ha precedenti.
P.S. Mi auguro davvero che Roberto Puliero possa tornare. Sarebbe la normalità, nulla più. Un rimedio parziale e tardivo a un torto subìto. Un anno fa, proprio di questi tempi, una mattina mi trovai con lui all’Arsenale, dietro al palcoscenico dove in quelle sere stava recitando, e chiacchierammo un paio d’ore per l’intervista che poi sarebbe uscita su questo sito. Io, lui, un cortile e due sedie, all’ombra di un luglio afoso come pochi. Ne colsi la sofferenza emotiva. Roberto è una bella persona. Viva Puliero. Viva il nostro Verona.
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