Perché? Rimane, tra sconcerto e rabbia, quel perché. Perché quei cinque minuti iniziali? Che approccio è? Passi giorni a dire che il Cittadella non va sottovalutato e poi ti presenti così? “Eh ma poi abbiamo fatto la partita” dicono. Ciao core. Il calcio non è pugilato e nemmeno tennis: è lo sport più irregolare che esista, determinato dai momenti che ti crei. Hai voglia di dire che poi hai giocato bene (in realtà tanta pressione a trequarti ma pochi sbocchi puliti) creando occasioni anche clamorose (due pali e due paratissime di Paleari): ma dovevi rincorrere, è questa la differenza. E rincorrendo,, con l’affanno che ti sale, poi capita pure di prendere il secondo (pesantissimo) gol. Ne abbiamo viste di partite così nella storia del calcio, niente di nuovo. Inutile star qui a recriminare.
Scorre, di sangue e di nervi, anche un altro perché: Pazzini. Già, sempre lui ahinoi. Messo in campo un quarto d’ora quando eri già in calo fisico, quindi non sfruttato a dovere e nelle migliori condizioni, e comunque più pericoloso lui che Di Carmine nel resto della partita (i due si completano ed è un suicidio calcistico non averli messi assieme per paure e titubanze ingiustificabili). Come a Pescara, quando il Pazzo ha creato i presupposti per la vittoria. Hai il miglior cecchino della serie B e lo tieni fuori mentre la tua squadra mette una serie infinita di cross in mezzo all’area? A Cittadella se la ridevano.
Potremmo discutere, quindi, dei pali, delle parate di Paleari, di una sconfitta pesante e ai punti immeritata. Acqua fresca. Il calcio, specie in queste finali da dentro e fuori, si costruisce nei dettagli. E ieri la squadra e Aglietti hanno fallito clamorosamente nei frangenti determinanti.
Ma si può rimediare. Sarà difficile perché noi segniamo poco e il Cittadella è squadra tatticamente solida. Non la vedo sbagliare la partita della vita. E poi la storia oggi sembra dalla loro parte, come il Chievo di vent’anni fa. Ecco a cosa è chiamato il Verona, non solo a una partita di calcio da vincere con due gol di scarto, ma a riscrivere una storia che pare segnata.
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