Si apre un varco alla speranza. Il Verona contro il Bologna, tra mille difficoltà, oggettivi limiti ed evidenti sbavature, ha mostrato alcune cose buone. In primis il centrocampo, che ieri ha dato l’impressione di essere all’altezza della serie A. Partirei da qui. Il reparto cuore pulsante di ogni squadra nel Verona non sfigura: con Veloso, il redivivo Henderson e poi il guerresco Amrabat abbiamo il giusto mix di qualità e quantità. Se Veloso non sorprende e Amrabat ha confermato attitudini che gli addetti ai lavori conoscevano già (il Feyenoord due anni fa gli fece un quadriennale e il ragazzo segnò in Champions al Napoli), un pensiero lo spenderei per Henderson, di cui Sean Sogliano – che lo scovò in Scozia – in privato mi ha sempre parlato bene, anche e soprattutto nei giorni in cui lo scozzese al Verona con Grosso si era perso: “Guarda che questo qui è un grande giocatore” mi rassicurava Sean di fronte alle mie perplessità. E anche Claudio Calvetti un anno fa mi disse: “Henderson è già da serie A”. Potremmo aver ritrovato un giocatore.
L’altro dato positivo è come il Verona sia riuscito a girare mentalmente la partita. Sotto di un gol, con un uomo in meno e con Silvestri sugli scudi pareva essere una serata segnata. Invece il numero di Veloso e un maggiore ordine tattico nel secondo tempo hanno cambiato il volto del match. Sia chiaro, il Verona ha pensato quasi esclusivamente a difendersi, ma nella ripresa senza soffrire smodatamente. C’è da dire che molto ha contribuito l’indolenza di un Bologna astratto e sotto ritmo.
Prendiamoci il punto. Tuttavia – e questo è bene sottolinearlo a caratteri cubitali – non si pensi di essere a posto. L’Hellas visto ieri non ha un pacchetto difensivo adeguato: bene Rrahmani, l’unico a salvarsi lì dietro, ma Kumbulla è acerbo e Bocchetti ha evidenziato notevoli limiti atletici. Su Davidowicz mi fermo per carità di patria. Solo un appunto, non era sufficiente in B, figuriamoci in A. Servono due difensori di livello.
Infine il capitolo attacco. Ieri abbiamo giocato senza un centravanti. Niente di sorprendente, si sapeva. Chapeau a Tutino (seconda punta) per la sua generosità e per essersi sacrificato, ma è chiaro che tutti aspettano l’attaccante del salto di qualità. Due i nomi : Simeone o Babacar. Loro più i difensori. Altrimenti salvarsi sarà impresa improba.
Leave a Reply