E’ assorto, Juric, mentre distribuisce con cura il tabacco sulla cartina. I pensieri fluttuano come mine vaganti. A caldo c’è un filo di rassegnazione. “Se avete consigli per risolvere il problema del gol…” ha appena detto caustico e fatalista ai cronisti in sala stampa. E’ altrove, Juric, mentre appoggia il filtrino e rulla la sigaretta. Su quello scranno cattedratico della sala stampa del Bentegodi il tecnico di Spalato c’è solo seduto fisicamente. Lo sguardo è chiuso in se stesso, in quegli attimi c’è una cortina di ferro tra lui e il resto del mondo. Pressa la sigaretta, Juric, si alza e se ne va.
Fotogrammi di umana frustrazione, ieri sera nei sotterranei dello stadio. Juric è persona vera e ci riconsegna il calcio che piace a noi anche fuori dal campo. Juric è sanguigno e a volte colorito, senza mai però scadere nell’arroganza o nella maleducazione (troppo brillante e intelligente). Mentre tutti gli allenatori appena finito il rito (piuttosto stanco) delle conferenze stampa si alzano e se ne vanno neanche fossero studentelli in attesa della campanella, Juric no, Juric se ne resta lì, isolato tra i cronisti a riordinare i pensieri. Armato solo di tabacco, cartina e filtrino.
A Napoli l’allenatore era stato duro con i suoi attaccanti. E ieri quello titolare, Stepinski, lo ha pure bocciato con la panchina (altra bocciato Gunter, come ho già scritto l’anello debole della difesa, sostituito in corsa per manifesta difficoltà). Ma nel post partita di ieri Juric è passato dalla rabbia del San Paolo alla quasi rassegnazione (“se avete consigli per risolvere il problema del gol…).
Il Verona è corto: in difesa e a centrocampo (Veloso è insostituibile). Il Verona è spuntato, in attacco. Nell’ultimo post scrivevo che nell’equilibrio poi la differenza la fa la qualità dei singoli in ogni reparto. E’ successo con il Napoli (ed era scontato), si è ripetuto con il Sassuolo. Occasioni da entrambe le parti, con una differenza: loro hanno segnato, noi no.
Hai voglia di dire che giochiamo bene. Quello succederà più o meno sempre perché Juric ha dato organizzazione, idee e identità. E hai qualche giocatore di qualità che il gioco ti aiuta a crearlo (Veloso, Amrabat, Faraoni, a tratti Lazovic, e da dietro con i loro lanci e inserimenti Rrhamani e Kumbulla). Ma nel calcio non basta. La differenza la fanno i dettagli, cioè la qualità assoluta. E noi in fase offensiva ne siamo carenti. Ci mancano le punte (prima e seconda) ma anche mezz’ali che abbiano confidenza con la porta.
Che fare dunque? Juric provi a inserire stabilmente Salcedo. Sarà ancora acerbo, ma in questa penuria è l’attaccante tecnicamente più valido. E gli affianchi Stepinski, che con un compagno vicino qualcosa in più può dare. Ripartiamo da qui.
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