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CINQUE PUNTI IN CINQUE GIORN(ATE)

Niente paura. Anzi. Il Verona sconfitto dalla Roma conferma di essere squadra vera. Nell’equilibrio la differenza, si sa, la fa sempre la qualità. E la Roma dell’ottimo Fonseca e del bravissimo ds Petrachi di qualità ne ha a iosa. Il Verona ha pagato i dettagli, ergo le sbavature individuali. E passi per Gunter, che di limiti ne ha, se si mette a sbagliare pure l’impeccabile Rhramani capisci che non è serata. Ha fatto il resto la solita pigrizia in area di un Di Carmine tornato Di Carmine (sempre dietro all’uomo e spesso in fuorigioco). Inutile girarci intorno: il Verona è costretto a giocare sempre al limite, frenetico e con un grande dispendio di energia per segnare. Per trovare la porta devi muovere tanti giocatori, il minimo sforzo offensivo questa squadra non lo contempla. Ovvio che poi capita di pagare tutto con gli interessi senza manco accorgersene.

Ma questi sono difetti, toppe, cose che si sanno. Cose di calcio che, semmai, sarà il mercato (in attacco) e l’atteso rientro di Kumbulla (in difesa) a rappezzare. Restano però le tante note liete: in primis la capacità morale e tecnica della squadra di non disunirsi e di non uscire mai dalla partita. Scusate se è poco. Il Verona ieri ha giocato alla pari e a viso aperto con la quarta forza del campionato. E, Var permettendo, avrebbe rimediato due volte lo svantaggio. Qualcosa vorrà pur dire.

Penso che sia realistico poter arrivare al giro di boa dell’andata (e in piena finestra di mercato) a 23 punti. Vorrebbe dire essere a 13-14 punti dalla quota salvezza con tutto il girone di ritorno da disputare. C’è chi prometteva (di far perdere) “Sette chili in sette giorni”, come nel vecchio film. Io dico cinque punti in cinque giornate. Da guadagnare. Si può fare.

 

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