Il rischio, in casi come questi, è cadere nella facile retorica: la rimonta, il ritorno di Pazzini, l’esistenza di Stepinski. La domenica del Verona è stata un carrello di emozioni, ma resta un fatto, checché ne dica l’ottimo Juric: non siamo gli ultimi, siamo una buona squadra, altroché. Ha detto bene Mazzarri: “Il Verona si potrà prendere delle soddisfazioni, la salvezza sarà l’obiettivo minimo”. Io rimango della mia idea: 9°-12° posto, al netto delle variabili che ci potranno essere (mercato di gennaio, infortuni, finale di campionato dovessimo essere già salvi).
Sia chiaro, io capisco Juric: lui deve tenere tutti sulla corda e ha trovato il ritornello motivazionale vincente per i suoi: “Noi piccoli contro i grandi”. Inoltre in estate siamo partiti con tutt’altri presupposti e il budget è tra i più bassi della serie A: giusto non creare troppe aspettative o indebite pressioni. Resta però l’analisi dell’oggi: il Verona ha buoni giocatori ed è messo magistralmente in campo dal suo allenatore. E ha un carattere d’acciaio, se n’è avuta conferma ieri dopo un primo tempo orribile e uno 0-3 a mezz’ora dalla fine che avrebbe mortificato le speranze di chiunque. Appena il Torino si è adagiato siamo tornati in partita: non è forza questa? Concedere due terzi di partita e pareggiarla nel restante terzo: impressionante.
Dopo il Torino si aprono anche nuovi orizzonti tecnici-tattici. Juric ora sa che Pazzini non è un ex giocatore, sa che Stepinski (come sostengo da mesi) se schierato con un’altra punta qualcosa può dire, sa che Bessa e Badu con il nuovo anno potranno infoltire di qualità il reparto già oggi più forte, il centrocampo.
La squadra c’è, la società un po’ meno, nonostante il buon lavoro nel mercato estivo. Siamo a dicembre e Amrabat viene già dato al Napoli per giugno (e suo fratello in merito dà interviste senza riguardo); mentre in tutta Europa i club spingono per gli stadi di proprietà, a Verona, l’Hellas sostiene un progetto che va in direzione opposta. Che devo dire: per fortuna c’è il campo, il calcio giocato.
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