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IL BENSERVITO A SETTI. CONFLITTO DI POTERE? NEL CALCIO STRETTO TRA FINANZA E POLITICA, IL VERONA GUARDA AVANTI

Presidio Investors ha silurato Setti. Mi dicono che il diretto interessato sia rimasto sconcertato e stia vivendo ore difficili. Non se lo aspettava, ecco. Del resto, non più tardi del 6 giugno era seduto al tavolo con gli agenti di Zanetti per mettere giù gli aspetti economici del nuovo contratto dell’allenatore di Valdagno. Eppure non è un fulmine a ciel sereno, i segnali c’erano da un po’: da febbraio la convivenza tra il vecchio proprietario e il fondo americano correva sul filo del rasoio. Ciononostante il divorzio è avvenuto bruscamente nei modi e ha lasciato dietro ruggini e rancori.  Lo dimostra lo stringatissimo comunicato della proprietà. Le due righe-due, fredde, asettiche, dedicate a chi ha tenuto il timone per oltre 12 anni e mezzo, con risultati di rilievo, stonano parecchio (comunque la si pensi su Setti), epperò sono emblematiche di un benservito che vuole relegare all’oblio l’ancien regime e il suo simbolo.  

Setti era separato in casa da tempo, Sogliano e l’ad Simona Gioè si erano immediatamente calati nella nuova realtà. L’ex presidente invece è rimasto figura “ingombrante”, ha provato ad agire e “sovrapporsi”, resistendo fino all’ultimo alla marginalizzazione. Sfruttando anche i suoi rapporti e le amicizie coltivate in questi anni. Tuttavia, di recente, qualcosa deve aver fatto precipitare i rapporti. Anche i tempi sono sospetti: tutto è avvenuto una manciata di giorni dopo la conclusione della cessione plurimilionaria di Coppola al Brighton. Sappiamo che Setti era stato inquadrato dalla proprietà americana come Senior Advisor sulle attività calcistiche, un ruolo che al netto del fumoso inglesismo dava l’idea che fosse comunque coinvolto nel contesto economico-finanziario delle operazioni di mercato. Può essere che non ci sia più stata comunione di intenti, che si sia creato qualche conflitto di competenza. Del resto, le dichiarazioni dello stesso ex presidente dopo la cessione di Belahyane e con gli americani già in sella (“praticamente faccio ancora tutto io”), non erano state concilianti. E non erano affatto piaciute al nuovo potere. Setti è sempre stato un po’ smargiasso (non a caso lo battezzai Ranzani agli inizi), ma quelle parole forse non sono state lette dagli americani solo come una guasconata, può essere che Setti stesse cercando di dare un preciso “messaggio” al sistema calcio.  

Il calcio italiano oggi infatti è soprattutto due cose: finanza e politica. La finanza dei fondi d’investimento, delle società controllanti in Lussemburgo, Delaware ecc; delle transazioni estero su estero; delle consulenze e delle intermediazioni. Muovere calciatori nel calciomercato significa muovere i soldi. La politica invece è nel sistema di alleanze, nei giochi di potere, nelle “correnti” e “sottocorrenti” che si creano. Non è un mistero che Setti fosse in rapporti di stretta amicizia con determinati presidenti e club. Potrebbe essere che il Verona attuale miri a cambiare qualche rapporto di potere, o che semplicemente voglia mantenere lo stesso schema politico di Setti, ma senza Setti (tradotto, ora facciamo noi). Con un uomo forte che rimane al centro della scena tra il vecchio e nuovo corso: Sean Sogliano.

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Poro can

Tutto vero, probabilmente, ma la vedo più semplice: come in qualsiasi azienda i nuovi proprietari tengono il vecchio padrone per un po’ perché lui (e non loro) conosce le segrete cose e le persone (clienti, fornitori, avvocati, commercialisti, dipendenti) quindi serve per il periodo più o meno lungo del “passaggio di poteri”.
Poi però si arriva giustamente al: “Grazie. Quella é la porta”.
Al che il precedente proprietario può: far festa perché si é liberato di tutto il carrozzone e va a godersi i soldi su una spiaggia tropicale, oppure può: prendersela perché inspiegabilmente non lo hanno tenuto per altri quarant’anni, ‘sti ingrati traditori.
Ma é un problema del vecchio proprietario, mica del nuovo.

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