Finita la celebrazione, l’affondo. Consumata la passerella, il diktat. Il Toni day ieri si è chiuso con il più beffardo dei contrappassi per Maurizio Setti e la dirigenza del Verona. Forse qualcuno in via Belgio aveva provato a utilizzare il saluto al Campione per nascondere l’indecifrabilità dei progetti tecnici futuri e sminuire il carico di drammaticità di una retrocessione ignobile nei modi. Il Toni day come arma di distrazione di massa, il fu bomber come parafulmine, l’ennesimo di una lunga lista. Toni in buona compagnia, con Sogliano e Mandorlini in prima fila, nel girone degli eroi o dei capri espiatori a seconda delle convenienze. Sogliano e Mandorlini, due personalità forti e ingombranti come il Campione, e forse proprio per questo le due figure più importanti della sua seconda giovinezza.
Sogliano ingaggiò Toni tre anni fa. A Firenze lo davano finito: “Ci ho parlato, è carico, responsabilizzato, motivato, il mio istinto mi dice che Toni per noi sarà determinante” mi profetizzò al telefono in quell’estate del 2013 l’ ex ds, uno che non si limitava al curriculum, al nome o al suggerimento di un procuratore per prendere un giocatore decisivo, ma verificava, si confrontava, “assaggiava” le motivazioni. Mandorlini ha saputo gestirlo al meglio nelle prime due stagioni, lasciandogli ampia autonomia in cambio di gol. Un modus operandi valido, validissimo, finché le gambe del Campione hanno retto, pericoloso (come poi attestato) quando quelle gambe hanno smesso di girare.
Ma il cervello di Toni, quello no, non ha smesso di funzionare. Il suo è un nome che pesa e che non può essere usato a prescindere, neanche il pretesto del noviziato (dirigenziale) può riuscirvi. Toni non è un pollo da batteria, Toni non è un mediocre burattino aziendalista, Toni vuole tutelarsi e necessita di garanzie, e ieri con parole chirurgiche e affilate come la lama di un rasoio lo ha detto (“se resto si cercherà di riportare il Verona in serie A”), sfilandosi sapientemente dal ruolo di parafulmine, lasciando il cerino in mano a Setti e scoperchiando il vaso di Pandora con la domanda delle domande: Setti è ancora in grado di fare calcio ai livelli che competono al Verona?
Rimango scettico su un Toni futuro dirigente, per l’inesperienza, perché campione e manager sono mondi lontani ecc, ma quello che mi preme sottolineare oggi è la simbologia delle sue dichiarazioni che pongono il ragionamento su un livello più alto. Nel contesto attuale forse Toni è la vera garanzia di una programmazione seria e vincente a Verona.
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