Francamente c’è pure poca voglia di parlare di calcio. Della partita. Del problema del gol. Quello che ieri è successo fuori dal San Paolo, con i tifosi del Verona lasciati fuori per tutto il primo tempo. è grave. Un’ingiustizia del forte contro il debole, questo è quello che irrita di più. E siccome non voglio nemmeno pensare che si sia trattato di un dispetto di qualcuno, riemerge prepotentemente il tema dell’incapacità in alcuni stadi italiani di poter garantire la sicurezza e l’ordine pubblico in maniera costruttiva e non punitiva. Ha senso giocare a calcio se non riesci a gestire il flusso di 600 persone? Ha senso aprire gli stadi se addirittura spesso vieti le trasferte? No e allora, a questo punto, chiudiamo tutto.
C’è poi il dato politico-mediatico, la conferma scoraggiante di come generalmente Verona conti davvero poco o nulla. Possiamo stare qui ore a parlarci tra noi, a lamentarci e a protestare. Servirebbe a poco, non uscirebbe dalla provincia. Purtroppo la vicenda, a livello nazionale già passata in sordina, non avrà grande eco. In questo calcio borghese, infiocchettato dal mantra nichilista “business is business” fare un torto ai tifosi (e in particolare a quelli del Verona) non è degno di notizia. Diciamocela tutta: a chi volete che gli freghi?
E poi permettetemi: a mio avviso contiamo poco anche a livello di club. Attendiamo ovviamente le mosse di Maurizio Setti, ma non so obiettivamente quale peso possa mettere nel Palazzo sportivo per riuscire concretamente a farsi sentire.
Sulla partita: purtroppo siamo alle solite, se non segni poi paghi, soprattutto con le squadre più forti. In generale abbiamo due grossi limiti: Stepinski e Gunter. Un centravanti e un difensore. Due ruoli chiave che nell’equilibrio tattico-agonistico di una partita poi fanno la differenza (in negativo). Ritornando nello specifico alla fase offensiva c’è anche un altro problema di cui si parla meno: abbondiamo di mezzali ma non abbiamo seconde punte a parte Tutino. E’ un problema.
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