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PADRONI DEL NOSTRO DESTINO

I recuperi ci hanno detto che non esistono corazzate. Il Pescara, che pareva armata invincibile, si è sgonfiato non appena Insigne si è fatto male e la fantastica condizione psico-fisica di gennaio si è interrotta.

Il Sassuolo è squadra coriacea, ma il suo calcio altamente difensivo, affidato solamente allo stellone di Sansone, va in difficoltà non appena il piccolo attaccante si appanna.

Il Toro è forte, forse fortissimo, ma per un motivo o per l’altro non è ancora stato in grado di dare la sterzata al campionato. Nonostante un parco attaccanti da serie A, la libidine di Ventura non si è ancora espressa. Meggiorini fatica a trovare la via delle rete, Bianchi è in crisi e se non ci pensano Antenucci e Stevanovic a segnare per i granata sono guai.

Il Padova, che pure deve recuperare ancora una partita è una bella incompiuta. Squadra fortissima, ma mai veramente squadra. Tante individualità che non si sono (per ora) fuse.
Morale: la classifica è cortissima e il Verona si ritrova a due punti dalla vetta e a un punto dalla seconda.

Tutto questo alla vigilia della sfida con la Sampdoria che tutto ritengono la più forte del campionato ma che non riesce ad uscire dalla palude. Insomma: mai come in questo momento il Verona è padrone del proprio destino.

L’Hellas sta bene, si è riposato, ha lavorato, e va a Genova con il miglior stato d’animo possibile. Una gara delicatissima. Si torna a giocare a Marassi che è sempre un bell’andare, le motivazioni arriveranno da sole, perchè trattasi di big-match in piena regola.

Non illudiamoci per la distanza ora abissale tra noi e la Sampdoria in classifica.

Lo sappiamo tutti che quel divario è bugiardo e che sabato conterà, ancora una volta, chi corre di più e chi è disposto a sacrificarsi fino in fondo. Non siamo ancora a metà dell’opera e opportunamente non vorrei parlare dell’altra trasferta a Torino.

Mandorlini ci ha insegnato a giocarcele una per una, certi che il campionato offrirà ancora chance in caso di passi falsi. Ma il coltello dalla parte del manico, stavolta, ce l’abbiamo noi.

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