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LA SIGNORA DEL RUGBY

Finita l’intervista con Raffaella Vittadello, la signora del rugby veronese, i dirigenti della società mi hanno guardato strabuzzando gli occhi. “Guarda che è successa una cosa incredibile. Raffaella è schiva, non concede mai interviste… Chissà quando mai farà la prossima…”. Mentre mi raccontavano questo, guardavo la bellezza del centro sportivo costruito in via San Marco. Sorto quasi come se non si volesse disturbare. Senza proclami. Un metodo di lavoro che implica una filosofia. Se Raffaella Vittadello avesse voluto spendere quei soldi per costruire una squadra di vertice probabilmente adesso avrebbe portato a Verona facilmente lo scudetto. Si sarebbe presa un bello sfizio, ma niente di più. Invece quel centro rappresenta uno straordinario volano per tutto il movimento, non solo veronese, il cui impatto forse lo capiremo tra qualche anno. Su quei campi, intanto ci giocano decine di ragazzi, via San Marco è tornata a splendere, il degrado non abita più lì. Il Verona Rugby ha iniziato un ciclo, c’è un Accademia privata che non ha eguali in Italia, produrrà giovani talenti. Insomma, un gioiello destinato a durare. E’ evidente che il rugby non gode della popolarità del calcio, nè che Raffaella Vittadello ha avuto in questi anni milioni dai diritti televisivi, dagli sponsor, dai paracaduti. Quando le ho chiesto se ha trovato difficoltà burocratiche mi ha risposto di no. Vuol dire che anche le amministrazioni comunali non sono poi l’orco che qualcuno vuole dipingere.

Parlo a nuora perchè suocera intenda? Certo. E’ evidente. Il metodo di Raffaella Vittadello è un esempio. Come prima lo fu quello di Luca Campedelli che senza fare tanto casino ha dotato il Chievo di un proprio centro sportivo che ha risanato un intero quartiere, facendo sentire i propri benefici su tutta l’area dell’Adige. Nel frattempo anche la società di Stefano Magrini, la Bluvolley ha fatto un’operazione simile. Ha preso in gestione un’area che si stava degradando e ne ha fatto un piccolo gioiellino. Anche lì ora si respira aria buona e sicuramente in futuro sarà una base importante anche per ottenere risorse per la prima squadra. All’appello manca solo l’Hellas Verona, cioè la società che gode del massimo appeal e del massimo interesse a Verona. Inutile ricordare le promesse di Setti quando arrivò. “Lo stadio non è strategico” disse allora il presidente del Verona “ma il centro sportivo sì”. Da quel giorno di acqua sotto i ponti ne è passata tantissima ma il Verona continua a “mendicare” ovunque campi per far allenare i propri ragazzi. Setti si è ingarbugliato nella gestione, ha dato la colpa della sua inazione a Tosi che gli ha risposto per le rime, il centro sportivo che pareva cosa fatta (Gardini lo aveva annunciato come il suo fiore all’occhiello quando se ne andò all’Inter) è una chimera.

Dotare il Verona di un centro sportivo è la distinzione tra chi è qui di passaggio e chi vuole veramente mettere basi solide per il futuro. Non servono proclami, ma come ha dimostrato Raffaella Vittadello, servono volontà e investimenti. Setti è già in pesante ritardo e le sue promesse altro non sono ad oggi che vuote parole.

PS. (Presidente eviti di andare a presentare querela anche per questo blog… Si chiama diritto di critica che continueremo liberamente ad esercitare finché lei sarà presidente dell’Hellas Verona società che continuiamo nonostante tutti i suoi tentativi in senso contrario a ritenere un patrimonio di questa città. E sia chiaro: non sarà una querela a farci paura o a intimorirci o a zittire la nostra libera espressione)

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