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BILANCIO IN ROSSO

C’è sempre una nota sbagliata. E’ come se arrivasse sempre un po’ in ritardo. Distonia. Il Verona di Setti-Barresi-D’Amico-Grosso è distonico. Il contrario della sintonia. Fateci caso: è sempre come rincorrere la piazza per tappare lacune, buchi, mancanze. Le magliette, l’allenamento all’antistadio dopo mesi di porte chiuse. Gentili concessioni. Il potere che toglie e poi magnanimo concede. E pretende pure l’applauso. Un potere che non ha la passione. La voce più importante che manca oggi nel Verona. Ogni annuncio, ogni foto su Instagram, ogni post su Facebook pubblicati da questa società è come se fossero di plastica. Perché non c’è passione. La passione è dentro le viscere. Parte da lì, arriva al cuore e poi al cervello. Setti non ce l’ha. Inutile star qui a girarci attorno. Sotto sotto disprezza noi veronesi. E’ da quando è arrivato qui che ci vuole dare lezioni. Lezioni su come si porta avanti una società, lezioni di tifo. Non ha nemmeno imparato la nostra storia. Il disprezzo è evidente quando dice altezzoso: “Li lascio fare…”. Inteso quei quattro coglioni, ovvio. La passione non la compri. O ce l’hai o non ce l’hai. Se non ce l’hai, puoi almeno contornarti di persone che ce l’abbiano al posto tuo. Invece il Verona è l’immagine di Setti. Sempre distonico, sempre fuori tempo, sempre stonato. Per questo non riuscirà mai a capire il travaglio profondo che sta attraversando adesso il popolo gialloblù, la sofferenza di rimanere fuori dallo stadio, la volontà di lottare contro l’indifferenza. Il bilancio è drammaticamente in rosso. E non basteranno due vittorie per sanare questa frattura.

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