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QUELLO CHE (NON) SAPPIAMO SUL NUOVO STADIO

Il primo presupposto che un nuovo impianto sportivo deve avere è che ci siano delle squadre che lo facciano vivere e che ci giochino dentro. Banalissimo, ma non scontato. Nell’attuale Bentegodi ci giocano Verona e Chievo che riempiono il gigantesco impianto in minima parte per diversi motivi.

L’amministrazione comunale ha messo le basi per la costruzione di un nuovo impianto. Quello che sappiamo è che sarà costruito da imprese esterne alle due società, che resterà di proprietà comunale, che sorgerà nell’area dell’attuale Bentegodi e che nessuna offerta è stata presentata fino ad oggi. Si sa anche che ci sarebbe un fondo interessato alla costruzione, rappresentato dall’ex del Verona Thomas Berthold.

Ora qui non ci interessa tanto animare un dibattito sulla necessità di costruire o meno un impianto del genere. Ci interessa sapere se tutto questo sarà un volano per portare in alto l’Hellas Verona e dare alla società risorse che non siano solo quelle legate ai diritti televisivi, un meccanismo perverso con l’assurdo premio a perdere del paracadute che ha creato in questi anni solo disaffezione e pensieri oscuri nella tifoseria (ipotizzando retrocessioni programmate con squadre costruite con un basso monte ingaggi solo per intascare poi la lauta “ricompensa”). La risposta è semplice: assolutamente no. E vi spieghiamo perché: poiché non pensiamo che eventuali costruttori possano elargire denaro senza avere niente in cambio, è chiarissimo che chi costruirà lo stadio vorrà avere a propria disposizione, come minimo, la gestione dell’impianto e gli spazi commerciali che verranno creati (bar, centri commerciali, cinema) per tutta la lunghissima durata del contratto.

Verona e Chievo, quindi, a fronte di una riduzione ipotizzabile del canone d’affitto, non potranno più ricavare potenziali risorse da quello che per altre società è invece un asset fondamentale: appunto uno stadio di proprietà. Senza contare che l’appeal commerciale di Verona e in misura minore del Chievo, in presenza di un impianto che non è di proprietà delle società, nel momento in cui dovessero essere cedute, sarebbe notevolmente ridotto. Quale investitore sarebbe pronto a investire su società calcistiche che abbiano precluso il progetto di uno stadio di proprietà?

C’è poi la questione iniziale: chi giocherà in questo nuovo impianto? Il Verona che sta toccando il minimo storico di coinvolgimento della propria tifoseria, con un presidente contestato e lontanissimo dalla città, incapace di investire proprie risorse quando la situazione lo richiede? Il Chievo che sta tornando in serie B e deve ripensare completamente il proprio modello calcistico e che ufficiosamente si è già tirato fuori dalla questione nuovo stadio? Il rischio di costruire una cattedrale nel deserto insomma è fortissimo con questi presupposti.

A meno che non ci sia qualcosa che non sappiamo e che il sindaco Sboarina, animatore di questa idea e grande tifoso del Verona, abbia in serbo come asso nella manica. Una mossa che renderebbe tutto logico e comprensibile: ovvero che il fondo d’investimento che vuole costruire il Bentegodi sia anche interessato ad acquisire il Verona da Setti. Un Verona forte e proiettato in Europa, stile Atalanta, darebbe un senso anche al nuovo stadio. Altrimenti, se si continuasse con Setti e questa disaffezione, sarebbe solo un’inutile orpello. Lo capiremo a breve.

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