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A PESCARA SERVE IL VERONA CHE NON ABBIAMO MAI VISTO

Aglietti ha mascherato bene la delusione. Il Verona, lo sappiamo tutti, era condannato a vincere questa partita. Il pareggio serve solamente a tenere aperte le speranze. Certamente non è finita, ma quello che è facile intuire è che sarà durissima. A Pescara bisogna vincere o si sarà veramente compiuto il fallimento totale di questa stagione. L’impresa è possibile ma per realizzarla serve un Verona che non abbiamo mai visto quest’anno.

Una squadra, cioè, che abbia intensità per tutti i novanta minuti, che sappia essere cinica e spietata e che abbia intelligenza. L’intelligenza di capire quando l’avversario è in difficoltà, quando è il momento di colpire, quando quello di chiudersi. Il Verona, figlio di Grosso, non è mai stato una squadra e non ha mai fatto vedere quelle caratteristiche. Quello di Aglietti ha fatto intravvedere qualche qualità, ma non ancora sufficiente per compiere un’impresa di questa portata.

Alfredo Aglietti non ha avuto il tempo per lavorare in profondità come avrebbe potuto fare se fosse arrivato prima. In poco tempo ha restituito una logica a una squadra che era senza futuro e che ora è chiamata a compiere un’impresa miracolosa. Il rammarico è di non averlo avuto prima. Una beffa, frutto dell’insensata decisione presa in ritardo e “a malincuore” da Setti che ha esonerato Grosso solo alla penultima giornata. Qui lo dico e non temo smentite: se il Verona riuscisse a battere il Pescara all’Adriatico va diritto in serie A. Non ho molte speranze che questo avvenga. Mi affido all’imponderabilità del calcio, agli dei del pallone spesso privi di razionalità, e al cuore. La testa mi dice di non illudermi troppo.

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