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DIVIDE ET IMPERA

Tutti contro tutti. I social hanno scatenato una guerra tra poveri, accuse, offese. Uno spettacolo degradante. Coperti nella maggior parte dei casi dall’anonimato, i tifosi del Verona si scagliano gli uni contro gli altri. Anche in questo sito, anche in questo blog. Nel frattempo il Verona opera un’azione verticale che trapassa le coscienze. Io so’ io, e voi non siete un cazzo, diceva il marchese del Grillo. L’apparente democrazia dei social in realtà ha creato l’humus perfetto per chi, come Setti impone la sua visione. Un pensiero unico e liquido che non riesce ad essere frammentato da nessun commento perché per ogni commento c’è il suo esatto contrario. Il fronte comune, che tante battaglie ha fatto vincere anche in passato (penso alla fusione con il Chievo) non esiste più.

Siamo alla teorizzazione massima del “divide et impera”, inventato dai latini. E così chi si abbona offende chi non si abbona, e viceversa. Senza rispetto. Chi deve lavorare e non va in trasferta viene giudicato non degno di parola. E via così. Fino al concetto massimo: chi critica Setti, attacca il Verona. La sovrapposizione perfetta tra dio e la realtà. Come se criticare Renzi o Salvini volesse dire criticare l’Italia. Attenzione all’ultimo passaggio perché credo che ci siamo vicini anche nel paese. Nel calcio, che resta un formidabile laboratorio sociale, ci siamo già da un pezzo. Il cervello del tifoso è costantemente lavato e stirato. Gli spazi per la critica e il dissenso sempre più ristretti. Nel calcio e a Verona è già realtà. Setti non va criticato perchè lui è l’Hellas Verona. L’evidenza dei fatti viene distorta con sapiente uso dei media compiacenti. Alla terza volta che dici in un’intervista che Grosso è stato importante per la conquista della serie A, c’è il serio rischio che in molti ci credano. E che tantissimi si dimentichino la merdina che è stata loro propinata per otto mesi. C’è perfino il rischio che Grosso venga considerato tra un po’ come un bravo allenatore. L’eroe Aglietti, nel frattempo, è stato in frettissima accantonato e quando lo nomini vedi il loro malcontento salire.

Chi lo fa viene isolato, emarginato, buttato fuori dalle conferenze stampa. Assistiamo a paradossi evidenti che diventano prassi giornaliera. Per fare pubblicità alle nuove magliette che Setti si rivende con un ricarico minimo del settanta, ottanta per cento, forse addirittura del cento per cento vista la qualità dei materiali usata, chiedono ai media di farsi l’accredito. Capite? Siamo al capolavoro. Non solo non pagano la pubblicità, ma decidono pure chi deve entrare per fargliela. Continuano a parlare di tifosi, ma in realtà ragionano con l’idea che siamo clienti. In effetti lo siamo diventati da un pezzo. Siamo somari a cui vendono qualsiasi cosa. Brocconi di proporzioni gigantesche vengono spacciati per fenomeni e la parola “colpo di mercato” è ormai una dolce bustina di eroina da iniettarsi ogni mattina per placare le nostre coscienze in astinenza da calciomercato. E così viene stimolato il nostro essere tifosi, solleticando il bambino che c’è in noi, usando le nostre fanciullesche passioni, in realtà mercificando la nostra passione. E mentre tutto questo succede noi continuiamo a litigare. Anonimi. Sul web.

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