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IL BILANCIO DOPO DIECI PARTITE

Nella sofferenza si forgiano le grandi squadre. Il Verona di Juric, magari non è una grande squadra, ma l’allenatore croato gli ha dato quella capacità di soffrire che porta a risultati come quello di Parma. E’ stato bello il Verona? No, è stato meno bello di tante altre volte in cui avrebbe meritato di vincere, ma stasera ha vinto. Lo ha fatto perché ha stretto i denti, perché ha fortemente voluto non prendere gol (siamo la migliore difesa del campionato, credo non succedesse dai tempi di Scipione l’Africano) e perchè all’interno di un meccanismo di gioco chiaro, limpido e logico c’è un gruppo di giocatori che sono la diretta emanazione dell’allenatore che li ha scelti e voluti e compongono uno spogliatoio d’acciaio.

Dopo 10 partite abbiamo l’idea di cosa sia il Verona di Juric e possiamo tracciare un bilancio. Siamo andati oltre ogni più rosea aspettativa perché erano molti che non credevano in Juric e perché si pensava ad una campagna acquisti sottotono. Invece all’interno di nomi poco reclamizzati sono arrivati perle di rara bellezza. Amrabat è una pepita preziosa, Veloso un finissimo fuoriclasse, Rrahmani un grande difensore, Lazovic un geniale esterno. A questi capisaldi si aggiungono alcune scommesse che tali rimangono. Stepinski è un lavoratore indefesso ma forse non sarà mai un bomber. Verre ha grandi potenzialità ma spesso si incarta nel suo voler strafare. Salcedo è troppo giovane. Tutino un oggetto sconosciuto. A loro si affiancano poi Faraoni, Silvestri , Zaccagni e Di Carmine gli unici quattro della truppa della scorsa stagione che Juric tiene in considerazione. Faraoni è quello che sta emergendo con più chiarezza. Silvestri è una bellissima conferma, mentre Zaccagni vive i soliti up and down che ne frenano l’esplosione. Di Carmine merita un discorso a parte: uno come lui ha bisogno di avere fiducia intorno, ma purtroppo il Verona e Juric non possono dargliela in serie A. Tocca a lui giocarsi le chance che gli vengono date. Infine c’è Pazzini. Il capitano resta un grande punto di riferimento per lo spogliatoio e la chiarezza di Juric lo porta comunque ad accettare un ruolo da comprimario. La sua vicenda è comunque una follia societaria, una delle tante di questi ultimi anni. E’ assurdo che il giocatore più pagato della rosa sia una comparsa da inserire negli ultimi cinque minuti. Da qualsiasi parte la si veda questa vicenda c’è un errore di fondo e pesanti responsabilità nei dirigenti, Setti in testa, che hanno fatto cinque anni di contratto a Pazzini per poi trattarlo così.

Un discorso a parte va fatto per Juric. Dopo due disgraziati tentativi, Setti ha finalmente scelto la persona giusta. Juric è tutto quello che i veronesi vogliono da un tecnico. Bravo in campo (è la prima dote, credetemi), diretto nella comunicazione, leale nei rapporti, senza fronzoli, umile. Un tipo duro solo in apparenza, persino dolce nei sorrisi e amabile appena abbattuto il muro della timidezza. Ha costruito una squadra a costo praticamente zero, con il budget più basso della serie A, lo ha detto chiaro e tondo facendo capire anche che i suoi ragazzi sono comunque i migliori del mondo per lui. Ha scelto una via chiara per arrivare alla salvezza. Si lotta su ogni pallone, si sputa sangue, si sta in partita anche con le grandi, si lavora duro durante la settimana. E chi non ci sta viene emarginato. Juric non lo sa ancora. Ma lui era veronese anche prima di venire qui. Se riuscirà a salvare i gialloblù sarà ricordato in eterno dal popolo scaligero.

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