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IL SOLCO

Il solco è sempre più profondo. Setti è chiuso nel suo fortino, accerchiato, convinto di avere ragione. Se la suonano e se la cantano. Hanno visto un “grandissimo Verona per ottanta minuti” anche contro il Cosenza.  A volte mi chiedo se sono io che vivo su Marte o sono loro.

Poi sento il Bentegodi che contesta Grosso e allora mi tolgo il dubbio. Al di là della rete ci sono anche i cantori di regime, quelli che vivono per mangiare le immondizie che cadono dal tavolo del padrone. Ma di loro ce ne siamo già occupati in altre puntate. Non preoccupatevi: saranno i primi a lasciare la barca quando lo riterranno opportuno e i primi a salire su quella nuova. E diranno (come hanno già fatto): “L’abbiamo sempre detto”.

A noi interessa invece quel solco. Sempre più profondo. Tanto da far vacillare persino sul nostro amore nei confronti del Verona. Ma è davvero, ancora, il Verona, questo informe mostro? Questa è la domanda a cui nel mio cuore faccio fatica a rispondere. Sarò onesto: non riesco più a considerare questo come il “mio Verona”. Non c’è nulla nella società di Setti che incarni la mia IDEA di HELLAS VERONA, specchio fedele di un’identità e di una comunità. Il Verona che mi è stato tramandato da mio nonno, da mio padre e che ho cercato di tramandare ai miei figli.

Pensavo di aver vinto tutte le battaglie. Contro i delinquenti che avevano inquinato l’Hellas e portato ad un passo dal baratro, contro la fusione, battaglie che ci rafforzarono e che ci permisero di sopravvivere e rinascere. Ma ora Setti con i i vari Barresi, D’Amico e Grosso stanno spegnendo questa IDEA. Rassegnarsi però è dare la partita vinta a loro. E per questo non mi rassegno e non ci rassegneremo. Pensavano di zittirmi e farmi paura a suon di querele pretestuose. Non hanno capito niente.

Grosso passerà e speriamo anche Setti. Prima di andarsene logorerà l’ambiente  e un grande compito spetterà al popolo dell’Hellas: ritrovare l’entusiasmo perso. Non è neanche più questione di risultati. E’ una questione “ontologica”, di essenza. Di una cosa sono convinto. Il Verona, l’Hellas, non morirà mai. Non credete nemmeno per un secondo al ricattatorio: “Se non ci sono io non c’è nessuno”. Non è vero. Non era vero ai tempi di Pastorello, non è vero oggi. Non ci sarà nessuno solo se i bilanci non sono chiari, se i conti non tornano, se la domanda è fuori mercato. Ma arriverà un altro Verona. E sarà nuovamente il NOSTRO VERONA. Non questo schifo condito di presunzione e incapacità.

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