C’è una cosa che non sopporto e non sopporterò mai. Quando mi raccontano fregnacce. La mia stima nei confronti di una persona è pari al livello di credibilità che questa si conquista. Non sopporto quando si raccontano balle e si pretende l’applauso. Faccio veloci esempi: due anni fa mi raccontarono che Bearzotti e Calvano rappresentavano il futuro del Verona. Erano loro la grande prospettiva di questa società.Vi ricordate? Setti si affannava a prendersi i meriti di aver scoperto Calvano, mentre i cantori di regime incensavano le doti di mago del presidente. Oggi uno è ai margini della squadra, l’altro è stato ceduto in serie C con due righe di comunicato senza uno straccio di ringraziamento.
Ci raccontavano anche che gli staff di Pecchia e Grosso erano i migliori del mondo, guai a mettere in discussione la preparazione atletica. Se lo facevi manipoli di randellatori virtuali intervenivano per confutare la tesi. Oggi Ivan Juric ci dice con molta tranquillità che molti giocatori del passato non erano abituati a lavorare, sottointendendo “con un po’ di impegno”, le stesse parole che usò Ballardini quando arrivò al Genoa a gennaio uno sfiancato Bessa. Potrei continuare all’infinito, ma mi fermo per carità di patria. Aggiungo solo che c’è solo una cosa che è peggiore delle fregnacce che ci hanno raccontato. I megafoni che le hanno amplificate.
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