Come non farsi ingurgitare dalla retorica? Come colmare quel vuoto che lascia la sua morte? Come onorarlo? Non ne ho idea. Come un pugno nello stomaco la morte di Roberto mi colpisce, mi sbrana l’anima, mi lascia annichilito. Faccio fatica a spiegare e a spiegarvi. Roberto è stato un mio personale punto di riferimento, un modello giovanile da seguire, un idolo. Le sue meravigliose radiocronache, i suoi geniali personaggi, le sue commedie: perle rare in una città che lo ha reso simbolo ma che, mi permetto di dirlo, forse non lo ha mai compreso fino in fondo. Roberto era molto, molto di più di quello che appariva. Un istrione colto ed educato, ma feroce e coerente come pochissimi in riva all’Adige, incapace di chinare la testa davanti al potente di turno. Ci stimavamo a vicenda, bastavano due chiacchiere per farci trovare sempre d’accordo. Il Verona è stata la nostra vita, togliergli la possibilità di raccontare il “suo” Hellas è stata la bastardata più grande che gli si potesse fare. Non ha voluto mai lasciare Verona per seguire una carriera che poteva essere molto più importante ma che inevitabilmente lo avrebbe allontanato dalla città che amava.
Ci mancherà. Mi mancherei Roby. Ma si vede che lassù avevano bisogno di uno che urlasse “reteeee” durante le partite tra Angeli e Diavoli. Ti sia lieve la terra grande amico mio.
Lascia un commento