Immeritata. Come il pareggio con l’Udinese, la sconfitta con la Juve, quella con il Sassuolo, quella con l’Inter, quella con il Napoli, quella con la Roma. Quante volte quest’anno il Verona è uscito a testa alta dal campo e non ha raccolto niente? Troppe. Ora, che per l’ennesima volta è successo, a Bergamo, fatti i dovuti complimenti a Juric e ai suoi ragazzi, bisogna anche iniziare a dire che gli applausi non bastano più. Non bastano perché il difficilissimo campionato di serie A non ti concede di lasciare punti per strada e perchè, come dice giustamente Juric, una squadra come il Verona non può permettersi di giocare sempre come se fosse una finale di Champions league.
Quello che ha fatto l’allenatore è sotto gli occhi di tutti, ma ora, per la prima volta in questa stagione, il Verona deve fare uno step, deve crescere, deve migliorare. Perché il già tantissimo che si fa non basta. E perché con gli applausi non ti salvi. Lo diciamo adesso, perché siamo perfettamente consci che da marzo in poi la lotta per la salvezza sarà durissima e che in quel momento rimpiangeremo terribilmente tutte queste occasioni buttate via.
Già li sento i discorsi: “Ah se avessimo il punticino di Bergamo”. “Ah se avessimo pareggiato con la Roma”. Ecco: al mister e ai suoi ragazzi serve quest’ultimo sforzo. Bisogna diventare più cattivi davanti (bene Di Carmine) ma non perdere solidità dietro (sei gol in due partite sono troppi). Meno ingenuità, ancora più attenzione e più concentrazione. Per la qualità, invece, si deve chiedere ad altri. Ma questo è tutto un altro discorso.
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