Mi taglio la barba, anzi no. Via il maglione rosso che porta sfortuna. Allo stadio solo con la C3. No all’ascensore per salire in tribuna stampa. Se scalata dev’essere, scalata sia. Se all’entrata trovo quella persona… Porca vacca! L’abbonamento me lo deve vidimare sempre lo stesso steward. E le scarpe? Quelle bianche dell’Adidas le avevo ad Alessandria. Più messe. Insomma, lo confesso: sono schiavo della scaramanzia. Non ne posso più. Le ho provate tutte: a volte anche cose turpi. Mi sono messo una testa d’aglio in tasca, ho portato un sacchetto di sale in tribuna, ho sparso dell’acqua benedetta ovunque. Ma quest’anno ho deciso. Basta scaramanzie. Anzi: l’unica scaramanzia è cambiare sempre scaramanzia. Così ieri sera mi sono tagliato la barba. E prenderò l’ascensore per arrivare in tribuna. E cambierò auto per arrivare allo stadio. Ma se dopo porta sfiga? Vabbè dai ci penso su…
INUTILE PIANGERE SUL LATTE VERSATO
E’ un esercizio utile, a questo punto del campionato, alzare un polverone per l’uscita sbagliata di Rafael, l’atteggiamento del Verona, il pareggio di Pavia? Non lo so. Anzi, credo proprio di no. Mancano due gare alla fine della stagione regolare.
La prossima, con il Lumezzane è fondamentale. Ha poco senso adesso dare tutta la colpa al nostro portiere (che comunque nel primo tempo ci ha tenuto in partita) o continuare a cavillare se il Verona ha personalità o no. Assodato che la squadra di Mandorlini non è il Barcellona, meglio guardare adesso a quanto di buono abbiamo fatto fino ad oggi piuttosto che discutere sui nostri "cronici" difetti. Quelli li sappiamo. Ma sappiamo anche che quando l’Hellas innesta la quarta è capace di passare sopra a qualsiasi avversario.
I "nemici" sono disseminati ovunque ed hanno la faccia degli arbitri, della politica, del Palazzo. Dicono che allo Spezia saranno restituiti due punti e che la classifica sarà ancora ridisegnata a due giornate dalla fine della stagione. L’ennesima vigliaccata di una Lega Pro sbandata, dove si gioca su campi irregolari e dove partecipano (e spesso vincono) squadre che non pagano stipendi, Irpef eccetera. Vorrei che la nostra società non subisse passivamente tutto questo. Mi piacerebbe che qualche volta si desse una dignità al tifoso veronese. Forse è solo un sogno. Triestina docet.
MEGLIO AVERE TANTE FRECCE NELLA FARETRA
Ne parlavamo in questi giorni in redazione: meglio avere un grande attaccante, un uomo che faccia la differenza (alla Paulinho) o avere una squadra con una rosa abbondante e parimenti forte? Io sono dell’idea che è meglio la seconda ipotesi. Essere qualcuno-dipendenti nel calcio è sempre deleterio. Prendete il Sorrento: ora che mancherà il bomber principe come vivranno la squadra, l’allenatore, l’ambiente? Sarà sicuramente subentrata la depressione, e l’idea di non farcela, sarà sicuramente girata nella testa di qualcuno. Gli stessi avversari si sentiranno rinfrancati dall’affrontare un avversario che non abbia il suo uomo gol. Magari non è sempre così: credo che il Milan abbia vinto lo scudetto (o lo vincerà) quando la squadra ha capito di non essere Ibrahimovic dipendente. Anzi: lì forse è scattata la molla. Ora che Ibrahimovic non è più l’uomo insostituibile, il Milan è diventato ancora più squadra. Comunque sia, è certo, che l’aver perso per molte partite l’uomo che vinceva da solo le gare, è stato in qualche modo traumatico.
Penso che in un campionato la rosa sia molto importante. E, arrivando a casa nostra, ritengo che la vera forza del Verona sia proprio quella di avere una rosa vasta e abbondante. Bene ha fatto Mandorlini a percorrere due strade: la prima quella di affidarsi a una "squadra titolare". Questo ha dato al Verona identità e personalità. La seconda è di non aver perso per strada nessuno. Tutti possono essere utili, tutti possono giocarsi una chance importante in questo Verona.
Domenica sarà interessante verificare che squadra sarà l’Hellas senza Ferrari, diventato (incredibile) apparentemente insostituibile. Mandorlini ha al suo arco due frecce mica da poco: Pichlmann e Tiboni. Tocca a loro adesso sfruttare questa opportunità al meglio.
E QUANDO I BLU…
La "scalata" continua. Dopo essersi liberata della Spal, l’Hellas Verona è salita al quarto posto della classifica. Dentro ai play-off. Mandorlini ha confermato che dopo una sconfitta, questa squadra ha capacità di reazione e birra nelle gambe. Altro dato: quasi quasi è meglio andare sotto per primi visto che siamo più bravi a ribaltare il risultato che nel mantenerlo.
Visto che non sono stato tenero con lui, mi piace oggi dare un bel cinque (non come voto ma come approvazione…) a Esposito che ha fatto un’ottima partita. Confermo che il Verona non può prescindere da Berrettoni, tornato al format Reggiana. Ferrari ormai ha acquisito un capitolo sul libro cuore. Ma tutto questo, perdonatemi, è nulla al confronto del pubblico del Bentegodi.
Una curva così, raramente l’ho vista. Dentro quei cori c’è tutta la nostra sofferenza, la nostra rabbia, il nostro orgoglio, la nostra gioia. Impareggiabili. Un pubblico del genere è uno spot per il calcio. Peccato solo che pochi scemi, ogni tanto, sporcano tanto amore per la propria squadra con i soliti buuhh. Un fenomeno ormai fuori moda, fuori tempo, e senza un senso. Meno male che sono stati subissati dai fischi.
BUONA PASQUA A TUTTI I BUTEI….
LIBERIAMO LA MENTE
Perdiamo a Sorrento e subito ogni nuvolone del passato viene ad offuscare la nostra settimana. E’ un istinto naturale del popolo gialloblù. Quando si perde immediatamente il senso della sconfitta ci assale e ci fa ritenere che:
1) Macalli non vuole che il Verona salga di categoria perchè Martinelli è diventato il suo speciale conto corrente da cui trarre soldi e importanza per una categoria ormai allo sbando.
2) La geopolitica del pallone non vuole che il Verona salga di categoria. In serie , a rappresentare Verona, il Veneto e fors’anche l’Italia, basta e avanza il Chievo.
3) Al Sud è impossibile vincere, perchè l’ambiente è troppo ostile, e loro troppo protetti.
4) Il Verona è scarso, senza personalità e di più Mandorlini non può fare.
5) Abbiamo perso tutte le ultime gare che avevano un significato per noi. Piacenza, Spezia, Portogruaro, Pescara.
Alzi la mano chi non ha pensato ad almeno uno di questi motivi durante questi giorni.
Se ci pensiamo un attimo, questo è il nostro vero nemico. Abbiamo la sindrome dei perdenti ormai dentro di noi. Questo crea un atteggiamento fortemente negativo. Ci dimentichiamo che il Verona è riuscito a vincere a Salerno, quando quella partita valeva la serie A, che il Verona ha vinto uno spareggio con la Reggina, andando a segnare un gol a tre minuti dalla fine in casa loro, che ci siamo salvati a Busto e via discorrendo.
I perdenti sono quelli che non credono di poter vincere. Che puntano al pareggio quando possono ottenere i tre punti. Che hanno paura della Spal e di Remondina. Siamo questi?
NAUFRAGIO A SORRENTO
Il Verona ci ha capito poco di questa partita. Per almeno 50 minuti ha tenuto bene il campo. Poi la magia di Paulinho (ancora all’incrocio dei pali, incredibile) e da quel momento l’Hellas è praticamente sparito.
La sciocchezza di Martina Rini ha fatto saltare gli equilibri e il Verona si è sciolto come una candela. Senza centrocampo, con Esposito e Hallfreddsson in palese difficoltà, Mandorlini ha cercato invano di ribaltare il risultato inserendo fino a quattro attaccanti. Senza risultato. Il Verona si è avvitato su se stesso e il 2-0 di Paulinho in contropiede è stato l’inevitabile finale.
La colpa della sconfitta non è da ricercarsi nell’assetto iniziale a mio avviso. Scaglia e Anderson hanno svolto al meglio i compiti che Mandorlini ha dato loro. Il problema del Verona, semmai, è che non può permettersi di concedere alcuni uomini. Per essere chiari: questo 4-3-3 è perfetto se vanno in campo i giocatori che meglio lo interpretano: Berrettoni, Le Noci e Ferrari. Per un motivo o per l’altro i tre hanno giocato poco assieme.
Senza sbocchi sulle fasce, con il centrocampo che batte in testa e una difesa che a volte lascia di stucco per la banalità degli errori, il Verona finisce per fare la vittima sacrificale.
La sconfitta, in sè, non è grave. Lo è però se il Verona dovesse ancora giocare con il Sorrento ai play-off. Perchè, con sportività, dobbiamo ammetterlo, il Sorrento oggi ha vinto meritatamente.
PROVIAMO A VINCERLA (SE POI PAREGGIAMO E’ LO STESSO)
La gara con il Sorrento è la più difficile delle ultime cinque. Il Verona di Mandorlini è arrivato miracolosamente in zona play-off e il match con la Salernitana ci ha detto che ora è tra le più in forma. Il Sorrento in casa ha perso solo una volta in questo campionato. Si giocherà su un terreno sintetico della prima generazione dove il rimbalzo della palla è molto diverso da un campo in terra ed erba (quando c’è). Mi chiedo e chiedo: firmereste per un pareggio?
Un punto a Sorrento, tutto sommato non sarebbe da buttare. Il Sorrento manterrebbe la distanza, il Verona uscirebbe imbattuto da un campo difficilissimo. C’è il rischio di vedere qualche squadra sorpassare l’Hellas, ma di questo ci dovremo fare abitudine, da qui alla fine. Tanto quello che conterà sarà solo la classifica dopo l’ultima giornata.
Io dico però che il Verona non deve temere nessuno. Ho ancora sotto gli occhi i giocatori del Sorrento che esultano al Bentegodi dopo un pareggio acciuffato in extremis su calcio di punizione. In questo momento i gialloblù godono di una condizione psico-fisica invidiabile e l’apparente facilità con cui si sono disfatti della Salernitana ne è la prova lampante.
Vincendo a Sorrento, la squadra di Mandorlini, metterebbe un’ipoteca sui play-off, andrebbe a quattro lunghezze dal secondo posto, darebbe un’ulteriore scrollone alla classifica. Insomma, non firmerei a priori per un pareggio. Ma se arriva, non lo butterei di certo via.
DOPO LA SBORNIA…
Bello, bellissimo. Anzi fantastico. Mi sono proprio goduto. Ma dopo questa "sbornia" di emozioni, è tempo di tornare con i piedi per terra. Alcune analisi vanno pur fatte dopo la gara di domenica con la Salernitana. Tengo subito a dire che non ce l’ho con Esposito. Gennaro ha gli occhi furbi e sa che qualche sana pedata nel culo gli fa bene. Questo ragazzo è un centrocampista che può arrivare a giocare in serie B e forse anche in serie A. Ma si deve togliere di dosso la "spocchia" con cui gioca. Lui è forte. E su questo non ci sono dubbi. Ma per arrivare in alto bisogna pedalare, correre, mettersi a disposizione ed essere umili. Gennaro non sempre lo è. A volte è indolente, sembra quasi ci faccia un piacere ad essere qui a giocare al Bentegodi. Dovrebbe sapere che noi abbiamo visto grandi giocatori, molto più grandi di lui. Gente che ci metteva il cuore e l’anima. E non ha mai tirato indietro la gamba. A me non piace Esposito che a Bassano perde due contrasti perchè alza palesamente il piedino. Mi fa impazzire, invece, quello che rasoia la palla per Pichlmann o che domenica, lancia Abbate con un tracciante da pelle d’oca. Ecco: quello è Esposito.
Altro capitolo: Rafael. Giuro che il brasiliano è il più simpatico, gentile, onesto personaggio che c’è nello spogliatoio. E’ anche matto come dimostra quell’uscita con la Ternana che portò al gol di Farias. Secondo me è anche un po’ sfigato, perchè nel calcolo delle probabilità non è possibile che ogni punizione dal limite sia all’incrocio dei pali.Mi chiedo però, perchè dopo questi gol mi resta sempre il dubbio. Non poteva arrivarci? Non poteva prenderla? Perchè c’è andato con due mani invece di lanciarsi a deviare la palla fuori? Sinceramente non c’è controprova. E’ dura, durissima, sapere se la punizione di Carrus era imprendibile. Trattasi comunque di parata miracolistica. Però mi chiedo e chiedo: due indizi fanno una prova. Tre è quasi una condanna. Insomma, caro Rafael: quando spolvererai con la mano, almeno una volta l’incrocio, parando uno di questi tiri, mi avrai tolto il dubbio che quelle punizioni, potevano magari anche essere prese.
Ciò per dire che nonostante una grande partita, nonostante la sbornia, nonostante un Verona che non è nemmeno lontano parente di quello d’inizio stagione, c’è ancora spazio per migliorare. E a mio avviso ancora moltissimo.
BENVENUTA SIGNORA PERSONALITA’
Sembrava una merce da comprare. Buongiorno: mi dia un paio d’etti di personalità. Il Verona perdeva e si diceva: manca la personalità. Lo diceva Giannini e recentemente lo ha detto anche Mandorlini.
Con argomenti fondati. Il Verona faceva tutto bene, ma nel momento topico, quello che decideva le partite, barcollava, si spegneva, faceva errori incredibili. Una buona squadra, senza personalità. Poi il trend ha iniziato a cambiare.
Mandorlini è uno che ha personalità da vendere. A Cremona tremano ancora i muri per la sua sfuriata che poi ha portato alla vittoria. I risultati sono cominciati a venire. E la personalità, pian piano ad emergere. Maietta è uno che ha due palle così. E lui è mancato tanto a questa squadra.
Ceccarelli ha liberato la mente dalla delusione dello scorso anno e anche lui è uno tosto. Abbate è un ragazzo che non molla mai. Un altro punto fermo. Metterei in questa griglia pure Martina Rini che quando lo senti in un’intervista sembra un piccolo pulcino bagnato e poi in campo diventa un lupo mannaro senza paura.
Ma quello che più sta trascinando il Verona, quello che vuole vincere a tutti i costi, che oggi, con la Salernitana ha messo la firma all’impresa sputando sangue, è Nicola Ferrari. Sì, proprio lui Iron-nik, uomo di ferro, forgiato nella delusione, oggi indistruttibile attaccante.
Sono loro i trascinatori, loro che devono creare il vortice virtuoso in cui trascinare i compagni. Sì: il Verona ha finalmente anche l’ultima cosa che mancava. La personalità.
OOHHH ISSA
L’arrampicata del Verona procede. Faticosamente come si conviene a coloro che per essenza esistenziale devono soffrire. La sofferenza, come ben sanno i tifosi del Verona, è un fattore congenito. Quando nasciamo, qualcuno lassù, ci chiede: vuoi essere tifoso dell’Hellas? Al nostro sì, ci viene impresso un timbro indelebile. Godrai per vittorie pazzesche, ma soffrirai le pene dell’inferno per il resto del tempo. Posto che non farei cambio con niente e con nessuno (mi tengo la Lega Pro così come mi tengo lo scudetto), so che anche quest’anno la dura strada verso il traguardo, non sarà per nulla semplice. La squadra del Verona preferisce sempre i sentieri di montagna, stile scalinata per il Santuario della Madonna della Corona, al facile procedere autostradale. C’è da dire che in questa maniera evitiamo di annoiarci sugli spalti per annunciati 0-0. Però non sarebbe male, ogni tanto evitare. Così, mentre si avvicina la domenica, divento consapevole che anche la gara con la Salernitana sarà lastricata di sofferenza. E’ la prima delle sei tappe dolomitiche che ci aspettano. Una scalata. Appunto.
PS: ho appena parlato con la Curva Sud. Mi dice di portare (tutti) domenica una bandiera del Verona per colorarla. Non è un invito. E’ un ordine.