MEGLIO AVERE TANTE FRECCE NELLA FARETRA

 Ne parlavamo in questi giorni in redazione: meglio avere un grande attaccante, un uomo che faccia la differenza (alla Paulinho) o avere una squadra con una rosa abbondante e parimenti forte? Io sono dell’idea che è meglio la seconda ipotesi. Essere qualcuno-dipendenti nel calcio è sempre deleterio. Prendete il Sorrento: ora che mancherà il bomber principe come vivranno la squadra, l’allenatore, l’ambiente? Sarà sicuramente subentrata la depressione, e l’idea di non farcela, sarà sicuramente girata nella testa di qualcuno. Gli stessi avversari si sentiranno rinfrancati dall’affrontare un avversario che non abbia il suo uomo gol. Magari non è sempre così: credo che il Milan abbia vinto lo scudetto (o lo vincerà) quando la squadra ha capito di non essere Ibrahimovic dipendente. Anzi: lì forse è scattata la molla. Ora che Ibrahimovic non è più l’uomo insostituibile, il Milan è diventato ancora più squadra. Comunque sia, è certo, che l’aver perso per molte partite l’uomo che vinceva da solo le gare, è stato in qualche modo traumatico.

Penso che in un campionato la rosa sia molto importante. E, arrivando a casa nostra, ritengo che la vera forza del Verona sia proprio quella di avere una rosa vasta e abbondante. Bene ha fatto Mandorlini a percorrere due strade: la prima quella di affidarsi a una "squadra titolare". Questo ha dato al Verona identità e personalità. La seconda è di non aver perso per strada nessuno. Tutti possono essere utili, tutti possono giocarsi una chance importante in questo Verona. 

Domenica sarà interessante verificare che squadra sarà l’Hellas senza Ferrari, diventato (incredibile) apparentemente insostituibile. Mandorlini ha al suo arco due frecce mica da poco: Pichlmann e Tiboni. Tocca a loro adesso sfruttare questa opportunità al meglio. 

E QUANDO I BLU…

 La "scalata" continua. Dopo essersi liberata della Spal, l’Hellas Verona è salita al quarto posto della classifica. Dentro ai play-off. Mandorlini ha confermato che dopo una sconfitta, questa squadra ha capacità di reazione e birra nelle gambe. Altro dato: quasi quasi è meglio andare sotto per primi visto che siamo più bravi a ribaltare il risultato che nel mantenerlo.

Visto che non sono stato tenero con lui, mi piace oggi dare un bel cinque (non come voto ma come approvazione…) a Esposito che ha fatto un’ottima partita. Confermo che il Verona non può prescindere da Berrettoni, tornato al format Reggiana. Ferrari ormai ha acquisito un capitolo sul libro cuore. Ma tutto questo, perdonatemi, è nulla al confronto del pubblico del Bentegodi.

Una curva così, raramente l’ho vista. Dentro quei cori c’è tutta la nostra sofferenza, la nostra rabbia, il nostro orgoglio, la nostra gioia. Impareggiabili. Un pubblico del genere è uno spot per il calcio. Peccato solo che pochi scemi, ogni tanto, sporcano tanto amore per la propria squadra con i soliti buuhh. Un fenomeno ormai fuori moda, fuori tempo, e senza un senso. Meno male che sono stati subissati dai fischi. 

BUONA PASQUA A TUTTI I BUTEI….

LIBERIAMO LA MENTE

 Perdiamo a Sorrento e subito ogni nuvolone del passato viene ad offuscare la nostra settimana. E’ un istinto naturale del popolo gialloblù. Quando si perde immediatamente il senso della sconfitta ci assale e ci fa ritenere che:

1) Macalli non vuole che il Verona salga di categoria perchè Martinelli è diventato il suo speciale conto corrente da cui trarre soldi e importanza per una categoria ormai allo sbando.

2) La geopolitica del pallone non vuole che il Verona salga di categoria. In serie , a rappresentare Verona, il Veneto e fors’anche l’Italia, basta e avanza il Chievo.

3) Al Sud è impossibile vincere, perchè l’ambiente è troppo ostile, e loro troppo protetti.

4) Il Verona è scarso, senza personalità e di più Mandorlini non può fare.

5) Abbiamo perso tutte le ultime gare che avevano un significato per noi. Piacenza, Spezia, Portogruaro, Pescara.

Alzi la mano chi non ha pensato ad almeno uno di questi motivi durante questi giorni.

Se ci pensiamo un attimo, questo è il nostro vero nemico. Abbiamo la sindrome dei perdenti ormai dentro di noi. Questo crea un atteggiamento fortemente negativo. Ci dimentichiamo che il Verona è riuscito a vincere a Salerno, quando quella partita valeva la serie A, che il Verona ha vinto uno spareggio con la Reggina, andando a segnare un gol a tre minuti dalla fine in casa loro, che ci siamo salvati a Busto e via discorrendo.

I perdenti sono quelli che non credono di poter vincere. Che puntano al pareggio quando possono ottenere i tre punti. Che hanno paura della Spal e di Remondina. Siamo questi?

NAUFRAGIO A SORRENTO

 Il Verona ci ha capito poco di questa partita. Per almeno 50 minuti ha tenuto bene il campo. Poi la magia di Paulinho (ancora all’incrocio dei pali, incredibile) e da quel momento l’Hellas è praticamente sparito.

La sciocchezza di Martina Rini ha fatto saltare gli equilibri e il Verona si è sciolto come una candela. Senza centrocampo, con Esposito e Hallfreddsson in palese difficoltà, Mandorlini ha cercato invano di ribaltare il risultato inserendo fino a quattro attaccanti. Senza risultato. Il Verona si è avvitato su se stesso e il 2-0 di Paulinho in contropiede è stato l’inevitabile finale.

La colpa della sconfitta non è da ricercarsi nell’assetto iniziale a mio avviso. Scaglia e Anderson hanno svolto al meglio i compiti che Mandorlini ha dato loro. Il problema del Verona, semmai, è che non può permettersi di concedere alcuni uomini. Per essere chiari: questo 4-3-3 è perfetto se vanno in campo i giocatori che meglio lo interpretano: Berrettoni, Le Noci e Ferrari. Per un motivo o per l’altro i tre hanno giocato poco assieme.

Senza sbocchi sulle fasce, con il centrocampo che batte in testa e una difesa che a volte lascia di stucco per la banalità degli errori, il Verona finisce per fare la vittima sacrificale.

La sconfitta, in sè, non è grave. Lo è però se il Verona dovesse ancora giocare con il Sorrento ai play-off. Perchè, con sportività, dobbiamo ammetterlo, il Sorrento oggi ha vinto meritatamente. 

PROVIAMO A VINCERLA (SE POI PAREGGIAMO E’ LO STESSO)

 La gara con il Sorrento è la più difficile delle ultime cinque. Il Verona di Mandorlini è arrivato miracolosamente in zona play-off e il match con la Salernitana ci ha detto che ora è tra le più in forma. Il Sorrento in casa ha perso solo una volta in questo campionato. Si giocherà su un terreno sintetico della prima generazione dove il rimbalzo della palla è molto diverso da un campo in terra ed erba (quando c’è). Mi chiedo e chiedo: firmereste per un pareggio? 

Un punto a Sorrento, tutto sommato non sarebbe da buttare. Il Sorrento manterrebbe la distanza, il Verona uscirebbe imbattuto da un campo difficilissimo. C’è il rischio di vedere qualche squadra sorpassare l’Hellas, ma di questo ci dovremo fare abitudine, da qui alla fine. Tanto quello che conterà sarà solo la classifica dopo l’ultima giornata.

Io dico però che il Verona non deve temere nessuno. Ho ancora sotto gli occhi i giocatori del Sorrento che esultano al Bentegodi dopo un pareggio acciuffato in extremis su calcio di punizione. In questo momento i gialloblù godono di una condizione psico-fisica invidiabile e l’apparente facilità con cui si sono disfatti della Salernitana ne è la prova lampante.

Vincendo a Sorrento, la squadra di Mandorlini, metterebbe un’ipoteca sui play-off, andrebbe a quattro lunghezze dal secondo posto, darebbe un’ulteriore scrollone alla classifica. Insomma, non firmerei a priori per un pareggio. Ma se arriva, non lo butterei di certo via. 

DOPO LA SBORNIA…

 Bello, bellissimo. Anzi fantastico. Mi sono proprio goduto. Ma dopo questa "sbornia" di emozioni, è tempo di tornare con i piedi per terra. Alcune analisi vanno pur fatte dopo la gara di domenica con la Salernitana. Tengo subito a dire che non ce l’ho con Esposito. Gennaro ha gli occhi furbi e sa che qualche sana pedata nel culo gli fa bene. Questo ragazzo è un centrocampista che può arrivare a giocare in serie B e forse anche in serie A. Ma si deve togliere di dosso la "spocchia" con cui gioca. Lui è forte. E su questo non ci sono dubbi. Ma per arrivare in alto bisogna pedalare, correre, mettersi a disposizione ed essere umili. Gennaro non sempre lo è. A volte è indolente, sembra quasi ci faccia un piacere ad essere qui a giocare al Bentegodi. Dovrebbe sapere che noi abbiamo visto grandi giocatori, molto più grandi di lui. Gente che ci metteva il cuore e l’anima. E non ha mai tirato indietro la gamba. A me non piace Esposito che a Bassano perde due contrasti perchè alza palesamente il piedino. Mi fa impazzire, invece, quello che rasoia la palla per Pichlmann o che domenica, lancia Abbate con un tracciante da pelle d’oca. Ecco: quello è Esposito.

Altro capitolo: Rafael. Giuro che il brasiliano è il più simpatico, gentile, onesto personaggio che c’è nello spogliatoio. E’ anche matto come dimostra quell’uscita con la Ternana che portò al gol di Farias. Secondo me è anche un po’ sfigato, perchè nel calcolo delle probabilità non è possibile che ogni punizione dal limite sia all’incrocio dei pali.Mi chiedo però, perchè dopo questi gol mi resta sempre il dubbio. Non poteva arrivarci? Non poteva prenderla? Perchè c’è andato con due mani invece di lanciarsi a deviare la palla fuori? Sinceramente non c’è controprova. E’ dura, durissima, sapere se la punizione di Carrus era imprendibile. Trattasi comunque di parata miracolistica. Però mi chiedo e chiedo: due indizi fanno una prova. Tre è quasi una condanna. Insomma, caro Rafael: quando spolvererai con la mano, almeno una volta l’incrocio, parando uno di questi tiri, mi avrai tolto il dubbio che quelle punizioni, potevano magari anche essere prese.

Ciò per dire che nonostante una grande partita, nonostante la sbornia, nonostante un Verona che non è nemmeno lontano parente di quello d’inizio stagione, c’è ancora spazio per migliorare. E a mio avviso ancora moltissimo.

BENVENUTA SIGNORA PERSONALITA’

 Sembrava una merce da comprare. Buongiorno: mi dia un paio d’etti di personalità. Il Verona perdeva e si diceva: manca la personalità. Lo diceva Giannini e recentemente lo ha detto anche Mandorlini.

Con argomenti fondati. Il Verona faceva tutto bene, ma nel momento topico, quello che decideva le partite, barcollava, si spegneva, faceva errori incredibili. Una buona squadra, senza personalità. Poi il trend ha iniziato a cambiare.

Mandorlini è uno che ha personalità da vendere. A Cremona tremano ancora i muri per la sua sfuriata che poi ha portato alla vittoria. I risultati sono cominciati a venire. E la personalità, pian piano ad emergere. Maietta è uno che ha due palle così. E lui è mancato tanto a questa squadra.

Ceccarelli ha liberato la mente dalla delusione dello scorso anno e anche lui è uno tosto. Abbate è un ragazzo che non molla mai. Un altro punto fermo. Metterei in questa griglia pure Martina Rini che quando lo senti in un’intervista sembra un piccolo pulcino bagnato e poi in campo diventa un lupo mannaro senza paura.  

Ma quello che più sta trascinando il Verona, quello che vuole vincere a tutti i costi, che oggi, con la Salernitana ha messo la firma all’impresa sputando sangue, è Nicola Ferrari. Sì, proprio lui Iron-nik, uomo di ferro, forgiato nella delusione, oggi indistruttibile attaccante.

Sono loro i trascinatori, loro che devono creare il vortice virtuoso in cui trascinare i compagni. Sì: il Verona ha finalmente anche l’ultima cosa che mancava. La personalità. 

OOHHH ISSA

L’arrampicata del Verona procede. Faticosamente come si conviene a coloro che per essenza esistenziale devono soffrire. La sofferenza, come ben sanno i tifosi del Verona, è un fattore congenito. Quando nasciamo, qualcuno lassù, ci chiede: vuoi essere tifoso dell’Hellas? Al nostro sì, ci viene impresso un timbro indelebile. Godrai per vittorie pazzesche, ma soffrirai le pene dell’inferno per il resto del tempo. Posto che non farei cambio con niente e con nessuno (mi tengo la Lega Pro così come mi tengo lo scudetto), so che anche quest’anno la dura strada verso il traguardo, non sarà per nulla semplice. La squadra del Verona preferisce sempre i sentieri di montagna, stile scalinata per il Santuario della Madonna della Corona, al facile procedere autostradale. C’è da dire che in questa maniera evitiamo di annoiarci sugli spalti per annunciati 0-0. Però non sarebbe male, ogni tanto evitare. Così, mentre si avvicina la domenica, divento consapevole che anche la gara con la Salernitana sarà lastricata di sofferenza. E’ la prima delle sei tappe dolomitiche che ci aspettano. Una scalata. Appunto.

PS: ho appena parlato con la Curva Sud. Mi dice di portare (tutti) domenica una bandiera del Verona per colorarla. Non è un invito. E’ un ordine. 

IL VERONA NON E’ UN CERINO

 Sembra quasi che il Verona sia diventato un cerino. Da passarsi velocemente di mano, per il timore che qualcuno si bruci le dita. E’ incredibile che non ci sia nessuno disposto ad aiutare Martinelli. Basterebbero un paio d’imprenditori che si dividano la spesa per garantire al Verona un futuro roseo. Eppure non si riesce a venirne a capo. Perchè?

Beh, un motivo a mio avviso è da ricercarsi nel tentativo (malcelato, mai abbondantemente spiegato, mai realmente abbandonato), di sistemare le cose con una bella fusione. Da una parte il Chievo in serie A, con i suoi diritti televisivi, dall’altra la passione della gente del Verona.

Il mix non si riesce a trovare. La gente di Verona (ma devo dire con onestà anche quelli del Chievo), non ne vogliono sapere di pateracchi del genere. La passione sportiva non è una somma algebrica di due realtà. E quando, in vari ambienti, mi è capitato di spiegare questo postulato che a noi sembra scontato, vengo guardato come se fossi un povero deficiente, romantico e un po’ illuso. Provate anche voi con le seguenti categorie: imprenditori, bancari, commercialisti e affini. Gli spieghi: guarda che non s’ha da fare. E loro: ma come? Non capite che è la strada da seguire? Quella che metterebbe fine ad ogni problema. Il calcio è cambiato, gente che tira fuori i soldi per il pallone non c’è n’è più, c’è la crisi, etc etc. Non credo di scrivere cose sconvolgenti, dicendo quello che in molti di noi vivono giorno per giorno. Magari c’è pudore ad affrontare l’argomento che è un specie di fochetto che cova sotto la cenere e non riesce mai ad emergere. Come se questa cosa dovesse essere fatta sulla testa dei tifosi.

Intanto Campedelli vuole affrancarsi dall’essere la squadra di quartiere, usa simboli del Verona, afferma di rappresentare la città, se non il Veneto (e forse l’Italia o l’Europa se andasse in Champions League), non mi stupirei se tra qualche anno togliesse il suffisso Chievo per chiamarsi solo Verona. Lui ha i soldi, la bravura e la competenza per fare una battaglia che può durare anni, anzi decenni. La sua speranza è di prendere per "fame" e per "sete" i tifosi del Verona. La C1 poteva essere un bel baratro, invece, la passione popolare ha incredibilmente sovvertito il suo pronostico. Anzi, nella disgrazia la gente del Verona si è unita ancora di più. Ed ogni tentativo di allargare l’orizzonte del Chievo, come un boomerang, finisce per aumentare la passione per il Verona. La sua è una guerra di "logoramento". 

Una guerra che Il Verona non può fare. Ogni anno è vissuto con l’ansia del "o si vince o si muore". Martinelli non ci ha rassicurato nell’ultima intervista. E francamente non mi sento di biasimarlo. Ha tentato e sta tentando in tutti i modi di portare in B il Verona, dove almeno in mezzo al deserto ci sarebbe una piccola oasi. Ha tentato anche di creare un deposito d’acqua con l’idea dello stadio che è stata cassata, bruciata, bocciata, quasi maltrattata (ancor oggi mi chiedo perchè).

Adesso però il presidente non ce la fa più. Ha speso in due anni una quarantina di miliardi di vecchie lire, senza contare l’esborso inizlale. Il prossimo anno dovrà per forza cambiare strategia se non vuole condurre il Verona al fallimento e intaccare il suo patrimonio. E’ una logica conseguenza, anche degli errori fatti in serie in questi due anni. Però il Verona è ancora in corsa. E pur senza creare illusioni o "pressioni" eccessive, è chiaro che la serie B, sarebbe un formidabile carburante per continuare l’avventura nel Verona.

Ma adesso è tempo di dire chiaro e forte che Martinelli non può essere lasciato solo. E’ tempo che Verona, i suoi imprenditori, la città si sveglino. Non si può essere tifosi solo a parole. Non si può sfruttare la nostra s

PESCI D’APRILE

Stanotte ho pensato a come poter “celebrare” il primo aprile. Mi sono detto: dai facciamo un bel pesce agli amici bloggisti che ci divertiamo un po’.

Così ho scandagliato le possibile ipotesi che ora vi illustro.

  1. Sarebbe un eccezionale pesce d’aprile: il Chievo adotta la Scala come simbolo. Incredibile. Nessuno ci aveva mai pensato. Poi mi sono detto: no troppo lontano dalla realtà, nessuno ci potrebbe cadere. E’ un’ipotesi così lontana dal vero che in pochi, anzi nessuno, avrebbe abboccato. Scartato.

  2. Buttiamoci sulla società. Se c’è stato un vicentino che per otto anni ha portato avanti il Verona, mi sono detto, perchè non inventarsi che un calabrese, trapiantato a Bologna, senza un mestiere e apparentemente nulla tenente, possa comprare la nostra squadra? Magari si potrebbe condire anche con una bella intervista, dove il possibile acquirente promette di fare una squadra da Coppa Uefa e grandi acquisti. Ma anche questa mi è sembrata eccessiva. Scartata.

  3. Allora, via con la terza ipotesi: il Verona lascia l’antistadio per andare allenarsi a Sandrà. Sai che titolo ad effetto? Via dall’antistadio, il Verona a Sandrà. Magari qualcuno ci fa su anche una pagina parlando di “cittadella dello sport” e grandi impianti. Ma chi avrebbe potuto crederci? Dai, su, anche questa è improponibile.

  4. La fusione. Si dai, la fusione è un argomento sempre credibile. Si potrebbe inventare che un giorno un commercialista, amico di Campedelli e in affari con alcuni giocatori del Chievo, è venuto a lavorare al Verona. E che era stato messo lì per agevolare la fusione. Sarebbe una storia pazzesca. Fantascientifica. Un pesce d’aprile che però in due secondi sarebbe scoperto.

  5. Proviamo con i possibili acquirenti. Se ci inventassimo che Pastorello è pronto a tornare portando i soldi di Preziosi, con alcuni soci veronesi tipo la 3A Antonini, la Protec, eccetera? Porca miseria, ma questa l’hanno già scritta davvero… A dicembre. Forse avevano il calendario sbagliato. Qua ci rubano il mestiere.

Insomma dopo ore insonni, non sono riuscito a trovare un pesce d’aprile credibile. Provateci voi, che io mi sono rotto.