NONNO GIBO

"Nonno Gibo" vive e lotta insieme a noi. Sul filo del rasoio. Ad un passo dal licenziamento. Aggrappato alla sua creatura anche quando i play-out erano uno spettro vicino. "Eppure" diceva a tutti noi che lo guardavamo come se fosse un extraterrestre "sono convinto che la squadra non abbia rivali in questa categoria". Ma dai, gli rispondevamo, stavolta Gibo ti sei sbagliato. Troppi anni fuori dal "giro" che conta, quell’aria un po’ così, genuina, la parlata veneta che tradisce un amore per il Verona. "Ha sbagliato tutto, non ne ha azzeccata una". Ma soprattutto: "Come fa a comprare uno come Ferrari?"

Ammetto in questo caso il mio conflitto d’interesse che potrebbe alterare il mio giudizio. Io stravedevo per il Gibellini giocatore. Persino più di Nico "bomber" Penzo. Mi piaceva la sua intelligenza tattica, il suo altruismo. Quando entrava lui si accendeva la luce in tutta la squadra. Non ha mai raccolto, il Gibo giocatore, ciò che avrebbe meritato. E il Verona lo sacrificò frettolosamente. Così come ritenni altamente ingiusto il suo licenziamento da parte di Pastorello che gli impedì di raccogliere i frutti di quanto aveva costruito (Eh già, perchè la squadra di Ficcadenti, l’aveva costruita in gran parte proprio "Nonno Gibo"…) Chiusa la parentesi. 

Poi d’improvviso, il Verona è tornato a volare. Ed allora è lecito chiedersi: ma "nonno Gibo" ha davvero sbagliato tutto? O forse il suo è stato un "difetto" di comunicazione, un problema a spiegare che cosa aveva fatto per il Verona?

L’errore (primordiale e madornale, sebbene in buona fede) è stato assecondare Giannini nel voler cambiare il modulo tattico. Questo a mio avviso il suo peccato originale. Da qui è partita una serie di problemi che hanno inghiottito il Verona in una spirale negativa. Ma l’ultima parte e più recente del campionato, ci porta a credere che molte delle scelte, anche le più criticate e sbeffeggiate di Gibellini, non siano state così sbagliate. Ora che il Verona ha un’anima, ora che tutto gira, Ferrari, Abbate, Scaglia, Le Noci hanno una loro dignità di giocatori (e che giocatori!). Particolare non trascurabile: in mezzo ad un mondo di terribili "opportunisti", Gibo è un "onesto". Potrà anche sbagliare, ma giusto per essere chiari, non gli resterà mai attaccato un euro, neanche per sbaglio. Anzi…

Boh, i conti si fanno alla fine e spero che Gibo abbia ragione. Sarebbe una grande rivincita per il nostro "Nonno" che forse potrebbe persino diventare il nostro "intoccabile" ds…

EPPUR SI MUOVE…

 Ferrari come Galileo. Lo scienziato, accusato dalla Chiesa di essere eretico perchè sosteneva che era la Terra che girava intorno al Sole e non viceversa, davanti al Tribunale che lo accusava disse sommessamente: "Eppur si muove".

Nicola Ferrari, accusato di essere l’acquisto peggiore della storia del Verona, sta trascinando l’Hellas verso i play-off. A ricordarci che nessuno ha in tasca la Verità Assoluta. Soprattutto nel calcio. Così la classifica, che continuiamo a tenere nel cassetto, si muove. Grazie alla bella favola che Ferrari sta scrivendo con la maglia del Verona.

Ps: stanco di soffrire, chiedo ai ragazzi gialloblù di vincere una gara senza rimonte e controrimonte. Una vittoria normale, dove si segna quando si deve segnare e si evita di prendere gol assurdi. Per una domenica, ragazzi, fatemi sentire un tifoso normale. Come quelli di tutte le altre squadre del mondo. O forse è impossibile. Sennò che senso avrebbe essere tifoso del Verona?

DOMENICA AL BINTI

 Entro allo stadio Bentegodi. E per una domenica, almeno per una, il mio animo è un po’ meno triste. Salgo i gradini. Vedo l’erba. Respiro il profumo. Mi siedo. Cuore a mille. Il campo verde mi fa sempre questo effetto. Mi portano le formazioni. Commento. Alzo lo sguardo. Vedo la Curva. Si va riempiendo. Tabellone. 0-0. Puliero legge le formazioni. La voce è un po’ più rauca di quando lo ascoltavo alla radio nelle trasferte europee che non riuscivo a fare. Ma la cantilena è sempre quella. Squadre in campo. Vorrei cantare. Non posso. Siamo in mezzo ai giornalisti. Contegno. Inizia la partita. Porta maledetta. Non va. Palo, traverse. Tiro pugni sul tavolo e faccio saltare i computer dei colleghi. Non va. Poi il gol. Urlo. Non me ne frega nulla adesso del contegno. Goool. Andiamoooooooo. Teniamo duro. Palla alta. Rafael esce. Anzi no. Tuffo al cuore. E un vaffa per Rafael. E’ finitaaaaaaaaaaa. Vittoria soffertissima. Almeno per ‘sta domenica ghe l’emo fatta. Che bello.

GIUSTO PENALIZZARE CHI NON E’ IN REGOLA

 Sento qualcuno che dice: che tristezza essere vivi (calcisticamente parlando) solo perchè altre squadre sono punite con punti di penalizzazione. Certo, è vero. Anche a me piacerebbe vincere un campionato regolare dove la classifica non venga continuamente riscritta dai giudici.

Purtroppo però la dissennata gestione del nostro calcio dove la competizione è stata più volte falsata da banditi e imbroglioni ha costretto le Leghe e la Federazione a prendere di petto la questione. Come si fa, infatti a tutelare chi si comporta con regolarità, chi paga regolarmente gli stipendi e i contributi, chi, alla fin fine, diciamolo chiaro e tondo, abbassa anche la competitività della propria squadra pur di tenere sani i bilanci?

L’unico mezzo è quello della punizione sportiva. Non c’è alternativa. Anzi: possiamo persino avanzare la domanda se le penalizzazioni siano veramente congrue. C’è da chiedersi, per esempio, se all’inizio del campionato il controllo della Covisoc sia all’acqua di rose o se in realtà le maglie vengano sempre tenute più larghe di quello che dovrebbero.

Se guardiamo, ad esempio, alla serie B, l’Ascoli (una delle squadre che non doveva essere iscritta al campionato come l’Ancona), ha già subito sei punti di penalizzazione mentre la situazione societaria sta degenerando. Perchè l’Ascoli è stato iscritto? I bilanci erano in regola ad agosto e non più a settembre?Nessuno risponde a queste domande. Ed intanto la Triestina è stata ripescata dopo che il suo presidente ha fatto rinunciare agli stipendi i suoi giocatori.

Lasciamo stare la Lega Pro, che appare una canea dove tutto è possibile e dove la catastrofe è dietro l’angolo.

Ora, tra le mille critiche che si possono fare a Martinelli e alla sua gestione, di certo non c’è questa. Martinelli ha costruito due squadre competitive (sulla carta…) e ha assicurato una tranquillità finanziaria invidiabile. Datemi un solo motivo perchè il Verona, Martinelli e i suoi tifosi non debbano essere tutelati di fronte a chi paga i giocatori a rate (scaglioni…), organizza finte vendite societarie, non paga i contributi ma continua ad ogni calciomercato a investire e a spendere…

VIVERE ALLA GIORNATA

 Calcoli? Classifiche? Proiezioni? Massì magari questa settimana ci divertiremo a farle, ma la verità è che sono tutte boiate gigantesche. Lo dico perchè lo so. Non c’è proiezione, classifica, calcolo che possa servire al Verona.

A noi tutti servono solo partite come quelle di oggi, gente che sappia guardarsi in faccia e ribaltare un risultato perchè nello spogliatoio, tra il primo e il secondo tempo qualcuno ha sbattuto per terra un asciugamano e ha detto: "Porca puttana mica possiamo perderla una partita così".

Ecco a noi serve questo. Viviamo alla giornata e fottiamocene della classifica. I conti li faremo alla fine. E se la gara di oggi è stata una svolta del nostro campionato, beh, un po’ ce lo meritiamo. Avanti con la prossima, testa bassa e pedalare.

MEGLIO VOLARE BASSI CHE ESSERE IMPALLINATI

 Il rischio di sprofondare dentro un baratro c’era ed era fortissimo. Il Verona si è risollevato ma, come si dice, una rondine non fa primavera. Anche perché troppe volte quest’anno non appena ne abbiamo avvistata una siamo stati ricacciati indietro nel tempo.

Come dice Mandorlini, il Verona non può commettere errori. E quando giochi sempre con l’acqua alla gola puoi sbagliare l’approccio. Questa situazione, però, il Verona se l’è creata da solo. E da solo ne deve uscire. Parlando poco (giusto il silenzio stampa, basta con la litania “andiamo in campo per vincere”) e facendo molti fatti. Dicono che Mandorlini alleni controvoglia questa squadra perché non rafforzata a dovere. A parte che è tutto da dimostrare che Tiboni, Napoli e Peretti non siano buoni acquisti, mentre Godeas sì…

Se così fosse, allora il tecnico romagnolo dovrebbe dare immediatamente le dimissioni. Non sarebbe leale e professionale allenare una squadra in cui non credi. Io non penso che sia così. Quando ho chiesto al mister se queste voci avessero un fondamento mi ha riso in faccia e risposto che lui è qui per un obiettivo ben preciso, facile da intuire. Vedo un allenatore ferocemente impegnato a dimostrare che questa squadra ha ancora qualcosa da dire.

Le sue scelte hanno dimostrato che la rosa ha tante alternative e che i giovani possono dare linfa vitale, alzando contemporaneamente il livello agonistico. Nessun peana, ma solo realismo. Andiamo a Cremona per dare un senso al nostro campionato.

FERRARI, UN ESEMPIO

 Siamo d’accordo: Nicola Ferrari da Trento non è Van Basten. Ha i piedi di legno e a volte ci fa diventare matti dalla rabbia. Sette giorni fa, dopo il gol con il Gubbio e una marea di fischi, invece di fare polemica disse: "Spero di far cambiare idea a questa gente. Ce la metterò tutta".

Bravo Nicola. Anche con i piedi di legno, la tua grinta ha scalfito il muro di diffidenza. Perchè alla fine, il Bentegodi vuol sempre e solo questo. Vedere gente che corre, che lotta, che s’impegna. E il Ferrari di questa sera, come quello di sette giorni fa con il Gubbio, ha sputato l’anima e segnato due gol in due partite. Caro Nicola, non sarai un fenomeno, ma a mio avviso sei comunque degno di vestire la maglia del Verona. Almeno finchè sputerai l’anima e vorrai convincerci che i tuoi piedi sono di velluto. 

ALZIAMO IL RITMO

 Usando l’ironia ieri, cercavo di spiegare che in questo momento il Verona non ha bisogno di nessun teatro, di nessuna rivoluzione, ma solo di ritrovare se stesso, di guardare dentro la sua anima, di stare nel chiuso dello spogliatoio a riflettere su una partita indecente come quella con il Gubbio.

Ma al contempo questo Verona ha necessità di un grosso lavoro sul campo, ha bisogno di intensità, ha bisogno di ritrovare, in qualche modo nuova linfa. C’è un oggettivo problema in questa squadra. E’ la mancanza di ritmo, l’incapacità di aggredire gli avversari, nonostante il Bentegodi indichi spesso la via.

Solo alcuni giocatori tra quelli che vanno in campo hanno queste caratteristiche. Ma ce ne sono altri che magari hanno questa voglia e questa determinazione. Non possiamo scordarci che il migliore Verona di Giannini lo si era visto con i ragazzini in campo, con Paghera e Martina Rini, tanto per essere chiari.

Credo che tocchi anche a Mandorlini, in questo momento, cercare all’interno del suo gruppo, le opzioni migliori. La scintilla può partire anche da un ragazzino, libero nella testa volenteroso nell’anima, capace di dare quel cambio di passo da sempre assente in questa squadra. Forse a Sandrà, in questa lunga settimana, si sta pensando anche a ipotesi di questo tipo. O almeno lo speriamo.

PER FAVORE CHIUDETE IL TEATRO

"Venghino signori, venghino… In questo pubblico teatro potrete ammirare le più mirabolanti stranezze del mondo… Una squadra, signori, incapace di andare in B dopo essere stata prima per tutto l’anno… E dirigenti che vanno e vengono come stare alla fermata di Piccadilly Circus a Londra… E potrete ammirare, gentile pubblico, l’unica squadra capace di ammazzare il campionato sino al sabato e lottare per la salvezza alla domenica… Non perdetevi poi lo spettacolo degli allenatori… Ognuno con un suo modulo, ognuno portatore di verità, ognuno con un biennale in tasca… Ma non è finita signori… Dopo il pirotecnico Parentela e la sua corte dei miracoli, tra poco potrete assistere all’ultimo grande spettacolo che abbiamo pensato per voi: un nuovo direttore generale che amplierà ancora di più il vostro divertimento… Zanzi, amico di Mandorlini? può darsi. O Ceravolo, un moggiano di ferro. O forse ancora Castagnini, ex Vicenza, Juve e Cosenza… Venghino signori, venghino… Lo spettacolo e il divertimento qui non finiscono mai… Una ne facciamo e cento ne inventiamo…

ARRIVA DAL PASSATO QUESTO DRAMMATICO PRESENTE

 Il disastro è sotto gli occhi di tutti. Ma per capire i disastri e le motivazioni che ci hanno portato qui bisogna mettersi allo specchio e scandagliare ogni aspetto. Come mai il Verona non riesce a invertire la rotta e a costruire un ciclo vincente? Perchè questa società sembra avere sulla propria testa una maledizione capace di inghiottire tutto e tutti?

Partire da lontano può aiutare. Per esempio pensando a Pastorello, a Tanzi, ad un Verona che finchè è stata la squadra satellite della Parmalat ha dato qualche soddisfazione, poi, quando Tanzi è finito in disgrazia ha iniziato la sua terribile caduta. Pastorello ha pensato solo alle proprie casse, ha accumulato debiti, ha lasciato un Verona impresentabile nei conti e di fatto fuori mercato.

Solo Arvedi poteva acquistarlo. Forse perché Arvedi poteva solo fare peggio di Pastorello. C’era in realtà un’altra cordata: la Cometal, azienda veronese che aveva raggruppato una manciata di imprenditori che avevano però lucidamente analizzato il male di quella società. Il passivo vergognoso che si era accumulato in banca chissà perchè e chissà per come (solo ora abbiamo capito…). Arvedi non ci pensò. E fece una follia, come disse appena un minuto dopo la firma sul contratto il suo avvocato Dario Donella.

Arvedi scelse malissimo i collaboratori. Si fece abbindolare da Cannella che forse era stato messo lì da Pastorello proprio per “circuire” il povero Conte. Ignorò i consigli di Ficcadenti, allora allenatore. Si mise a telefonare con don Casillo. Portò avanti un irrealizzabile progetto dello stadio. Cannella lavorò per cacciare il proprio nemico Ficcadenti. A costo di aizzare una parte della squadra contro il sergente di ferro. L’unico modo per minarne la credibilità erano i risultati negativi. Così Ficcadenti fu esonerato dalla squadra, ormai in gran parte con Cannella nella vergognosa partita con il Mantova. Arrivò Ventura e un mercato da “otto”. La squadra retrocesse dopo aver giocato solo un tempo contro lo Spezia. I punti persi nella guerra di dicembre a Ficcadenti furono fatali.

Iniziò un circo senza fine. Scelte assurde. Il Verona scivolò verso la C2, sostenuta solo dal buon senso di Davide Pellegrini e dall’esperienza di Previdi che nel frattempo era arrivato a Verona via Prisciantelli e dopo un amorevole consiglio di Alberto Mazzi al conte Arvedi.

I costi altissimi stavano per mettere in ginocchio Arvedi, ormai in mano delle banche e di qualche funzionario senza scrupoli. Solo una cura da cavallo avrebbe salvato il Verona. Così Previdi e Prisciantelli si misero al capezzale del Verona e in qualche modo riuscirono a rimettere l’Hellas in carreggiata.

Tanto da renderlo di nuovo appetibile. Arvedi firmò un precontratto con Martinelli due giorni prima il tragico incidente stradale che poi gli costò la vita. Forse si era pentito di quella firma. Diceva agli amici che Martinelli avrebbe fatto la fusione con il Chievo. Per questo aveva parlato con Andreoli, imprenditore veronese durante la gara a Cesena. La vendita a Martinelli poteva essere bloccata. Ma di questo non ci sono controprove, se non la testimonianza dello stesso Andreoli.

Martinelli acquistò il Verona spendendo comunque cifre importanti. Lo studio Belluzzo costruì un’architettura finanziaria per riuscire a portare l’Hellas nelle mani dell’imprenditore di Castelnuovo che in pratica entrò in società con Arvedi per alcuni terreni di proprietà del Conte (e poi degli eredi).

Al fianco di Martinelli c’era Massimo Ficcadenti. Il quale aveva un socio da portare nel Verona. Un magnate dell’industr