RIPARTIRE SUBITO

 Solo un’illusione. Ed è stato un peccato. Perchè il Verona meritava di vincere, ma forse si è accontentato del pareggio. Una leggerezza pazzesca di Scaglia ci ha punito. Poi la barriera, ma anche l’arbitro Borriello, disastroso. Poteva girare, non è girata. Non cambia niente. Aumenta solo la rabbia. Sei andato in vantaggio, loro erano alle corde e hai perso. E’ la Prima Divisione, bellezza. Ormai la conosciamo. Ma sappiamo anche che un filotto, può cambiare tutto un’altra volta. Con lo Spezia torna Hallfredsson, torna Maietta, c’è un piccolo “conticino” in sospeso… Vogliamo saldarlo una volta per tutte?

NON CADERE NEL TRANELLO

Dopo tre vittorie consecutive il Verona andrà a giocare ad Alessandria. Una settimana tranquilla? Pace e serenità sovrastano il cielo sopra al Bentegodi, lo stadio che ha vissuto l’epopea gloriosa dello scudetto. Eppure da molti ambienti si stanno tirando delle spallate all’Hellas. Da tempo sostengo che il Verona forte e magari in serie A spaventa. Fa paura. Meglio, molto meglio tenerlo con la testa sott’acqua. E’ stato così quando la città che conta non prese le distanze da dirigenze fallimentari. Lo è stato nell’isolamento a Martinelli. Lo è adesso che il Verona va bene. Fare due più due viene facile anche ad un semplice ragioniere, sempre attento ai calcoli. Come spiegato più volte, questa "cupola" non ha un nome. Si nasconde e agisce nell’ombra. Ma è potente, si ramifica, arriva ovunque. Discrimina chi racconta la verità, chi dà voce a chi voce non l’avrebbe. E provoca. Una provocazione sottile, finissima, ma costante e velenosa. Nella speranza di far saltare i nervi, di creare reazioni composte. Il Verona non deve cadere in questo tranello. Chiuso nel proprio fortino, non deve ascoltare nessuna "voce" esterna. Deve confinare questa "cupola" nel nulla del proprio destino. Andiamo ad Alessandria. Scaliamo le vette della classifica. Non ci curiamo del "niente". Siamo il Verona. Dimostriamolo.

FATTO NIENTE

 E’ comprensibile che ci sia entusiasmo. Le tre vittorie consecutive ci hanno permesso di ritornare in corsa per i play-off. Ma è bene ricordarsi e ricordare a chi va in campo che nulla è ancora stato fatto e che il difficile arriva proprio adesso.

Tante volte questa squadra ha tradito le attese. E negli occhi restano partite tristi e incomprensibili come quella contro il Gubbio. La lunga rincorsa ai play-off è stata necessaria per colmare il gap (parola di moda che sta a significare il disastro iniziale) che aveva portato il Verona a ridosso della zona play-out. Teniamo presente che a oggi questa squadra non è ancora dentro le quattro che si giocheranno la coda del campionato.

Quindi: bisogna andare ad Alessandria con la stessa mentalità che ci ha fatto vincere a Cremona. E’ necessario che ci mettiamo in testa che nessun obiettivo è stato raggiunto e che il solo traguardo che abbia un senso per questa squadra è andare in serie B.

NONNO GIBO

"Nonno Gibo" vive e lotta insieme a noi. Sul filo del rasoio. Ad un passo dal licenziamento. Aggrappato alla sua creatura anche quando i play-out erano uno spettro vicino. "Eppure" diceva a tutti noi che lo guardavamo come se fosse un extraterrestre "sono convinto che la squadra non abbia rivali in questa categoria". Ma dai, gli rispondevamo, stavolta Gibo ti sei sbagliato. Troppi anni fuori dal "giro" che conta, quell’aria un po’ così, genuina, la parlata veneta che tradisce un amore per il Verona. "Ha sbagliato tutto, non ne ha azzeccata una". Ma soprattutto: "Come fa a comprare uno come Ferrari?"

Ammetto in questo caso il mio conflitto d’interesse che potrebbe alterare il mio giudizio. Io stravedevo per il Gibellini giocatore. Persino più di Nico "bomber" Penzo. Mi piaceva la sua intelligenza tattica, il suo altruismo. Quando entrava lui si accendeva la luce in tutta la squadra. Non ha mai raccolto, il Gibo giocatore, ciò che avrebbe meritato. E il Verona lo sacrificò frettolosamente. Così come ritenni altamente ingiusto il suo licenziamento da parte di Pastorello che gli impedì di raccogliere i frutti di quanto aveva costruito (Eh già, perchè la squadra di Ficcadenti, l’aveva costruita in gran parte proprio "Nonno Gibo"…) Chiusa la parentesi. 

Poi d’improvviso, il Verona è tornato a volare. Ed allora è lecito chiedersi: ma "nonno Gibo" ha davvero sbagliato tutto? O forse il suo è stato un "difetto" di comunicazione, un problema a spiegare che cosa aveva fatto per il Verona?

L’errore (primordiale e madornale, sebbene in buona fede) è stato assecondare Giannini nel voler cambiare il modulo tattico. Questo a mio avviso il suo peccato originale. Da qui è partita una serie di problemi che hanno inghiottito il Verona in una spirale negativa. Ma l’ultima parte e più recente del campionato, ci porta a credere che molte delle scelte, anche le più criticate e sbeffeggiate di Gibellini, non siano state così sbagliate. Ora che il Verona ha un’anima, ora che tutto gira, Ferrari, Abbate, Scaglia, Le Noci hanno una loro dignità di giocatori (e che giocatori!). Particolare non trascurabile: in mezzo ad un mondo di terribili "opportunisti", Gibo è un "onesto". Potrà anche sbagliare, ma giusto per essere chiari, non gli resterà mai attaccato un euro, neanche per sbaglio. Anzi…

Boh, i conti si fanno alla fine e spero che Gibo abbia ragione. Sarebbe una grande rivincita per il nostro "Nonno" che forse potrebbe persino diventare il nostro "intoccabile" ds…

EPPUR SI MUOVE…

 Ferrari come Galileo. Lo scienziato, accusato dalla Chiesa di essere eretico perchè sosteneva che era la Terra che girava intorno al Sole e non viceversa, davanti al Tribunale che lo accusava disse sommessamente: "Eppur si muove".

Nicola Ferrari, accusato di essere l’acquisto peggiore della storia del Verona, sta trascinando l’Hellas verso i play-off. A ricordarci che nessuno ha in tasca la Verità Assoluta. Soprattutto nel calcio. Così la classifica, che continuiamo a tenere nel cassetto, si muove. Grazie alla bella favola che Ferrari sta scrivendo con la maglia del Verona.

Ps: stanco di soffrire, chiedo ai ragazzi gialloblù di vincere una gara senza rimonte e controrimonte. Una vittoria normale, dove si segna quando si deve segnare e si evita di prendere gol assurdi. Per una domenica, ragazzi, fatemi sentire un tifoso normale. Come quelli di tutte le altre squadre del mondo. O forse è impossibile. Sennò che senso avrebbe essere tifoso del Verona?

DOMENICA AL BINTI

 Entro allo stadio Bentegodi. E per una domenica, almeno per una, il mio animo è un po’ meno triste. Salgo i gradini. Vedo l’erba. Respiro il profumo. Mi siedo. Cuore a mille. Il campo verde mi fa sempre questo effetto. Mi portano le formazioni. Commento. Alzo lo sguardo. Vedo la Curva. Si va riempiendo. Tabellone. 0-0. Puliero legge le formazioni. La voce è un po’ più rauca di quando lo ascoltavo alla radio nelle trasferte europee che non riuscivo a fare. Ma la cantilena è sempre quella. Squadre in campo. Vorrei cantare. Non posso. Siamo in mezzo ai giornalisti. Contegno. Inizia la partita. Porta maledetta. Non va. Palo, traverse. Tiro pugni sul tavolo e faccio saltare i computer dei colleghi. Non va. Poi il gol. Urlo. Non me ne frega nulla adesso del contegno. Goool. Andiamoooooooo. Teniamo duro. Palla alta. Rafael esce. Anzi no. Tuffo al cuore. E un vaffa per Rafael. E’ finitaaaaaaaaaaa. Vittoria soffertissima. Almeno per ‘sta domenica ghe l’emo fatta. Che bello.

GIUSTO PENALIZZARE CHI NON E’ IN REGOLA

 Sento qualcuno che dice: che tristezza essere vivi (calcisticamente parlando) solo perchè altre squadre sono punite con punti di penalizzazione. Certo, è vero. Anche a me piacerebbe vincere un campionato regolare dove la classifica non venga continuamente riscritta dai giudici.

Purtroppo però la dissennata gestione del nostro calcio dove la competizione è stata più volte falsata da banditi e imbroglioni ha costretto le Leghe e la Federazione a prendere di petto la questione. Come si fa, infatti a tutelare chi si comporta con regolarità, chi paga regolarmente gli stipendi e i contributi, chi, alla fin fine, diciamolo chiaro e tondo, abbassa anche la competitività della propria squadra pur di tenere sani i bilanci?

L’unico mezzo è quello della punizione sportiva. Non c’è alternativa. Anzi: possiamo persino avanzare la domanda se le penalizzazioni siano veramente congrue. C’è da chiedersi, per esempio, se all’inizio del campionato il controllo della Covisoc sia all’acqua di rose o se in realtà le maglie vengano sempre tenute più larghe di quello che dovrebbero.

Se guardiamo, ad esempio, alla serie B, l’Ascoli (una delle squadre che non doveva essere iscritta al campionato come l’Ancona), ha già subito sei punti di penalizzazione mentre la situazione societaria sta degenerando. Perchè l’Ascoli è stato iscritto? I bilanci erano in regola ad agosto e non più a settembre?Nessuno risponde a queste domande. Ed intanto la Triestina è stata ripescata dopo che il suo presidente ha fatto rinunciare agli stipendi i suoi giocatori.

Lasciamo stare la Lega Pro, che appare una canea dove tutto è possibile e dove la catastrofe è dietro l’angolo.

Ora, tra le mille critiche che si possono fare a Martinelli e alla sua gestione, di certo non c’è questa. Martinelli ha costruito due squadre competitive (sulla carta…) e ha assicurato una tranquillità finanziaria invidiabile. Datemi un solo motivo perchè il Verona, Martinelli e i suoi tifosi non debbano essere tutelati di fronte a chi paga i giocatori a rate (scaglioni…), organizza finte vendite societarie, non paga i contributi ma continua ad ogni calciomercato a investire e a spendere…

VIVERE ALLA GIORNATA

 Calcoli? Classifiche? Proiezioni? Massì magari questa settimana ci divertiremo a farle, ma la verità è che sono tutte boiate gigantesche. Lo dico perchè lo so. Non c’è proiezione, classifica, calcolo che possa servire al Verona.

A noi tutti servono solo partite come quelle di oggi, gente che sappia guardarsi in faccia e ribaltare un risultato perchè nello spogliatoio, tra il primo e il secondo tempo qualcuno ha sbattuto per terra un asciugamano e ha detto: "Porca puttana mica possiamo perderla una partita così".

Ecco a noi serve questo. Viviamo alla giornata e fottiamocene della classifica. I conti li faremo alla fine. E se la gara di oggi è stata una svolta del nostro campionato, beh, un po’ ce lo meritiamo. Avanti con la prossima, testa bassa e pedalare.

MEGLIO VOLARE BASSI CHE ESSERE IMPALLINATI

 Il rischio di sprofondare dentro un baratro c’era ed era fortissimo. Il Verona si è risollevato ma, come si dice, una rondine non fa primavera. Anche perché troppe volte quest’anno non appena ne abbiamo avvistata una siamo stati ricacciati indietro nel tempo.

Come dice Mandorlini, il Verona non può commettere errori. E quando giochi sempre con l’acqua alla gola puoi sbagliare l’approccio. Questa situazione, però, il Verona se l’è creata da solo. E da solo ne deve uscire. Parlando poco (giusto il silenzio stampa, basta con la litania “andiamo in campo per vincere”) e facendo molti fatti. Dicono che Mandorlini alleni controvoglia questa squadra perché non rafforzata a dovere. A parte che è tutto da dimostrare che Tiboni, Napoli e Peretti non siano buoni acquisti, mentre Godeas sì…

Se così fosse, allora il tecnico romagnolo dovrebbe dare immediatamente le dimissioni. Non sarebbe leale e professionale allenare una squadra in cui non credi. Io non penso che sia così. Quando ho chiesto al mister se queste voci avessero un fondamento mi ha riso in faccia e risposto che lui è qui per un obiettivo ben preciso, facile da intuire. Vedo un allenatore ferocemente impegnato a dimostrare che questa squadra ha ancora qualcosa da dire.

Le sue scelte hanno dimostrato che la rosa ha tante alternative e che i giovani possono dare linfa vitale, alzando contemporaneamente il livello agonistico. Nessun peana, ma solo realismo. Andiamo a Cremona per dare un senso al nostro campionato.

FERRARI, UN ESEMPIO

 Siamo d’accordo: Nicola Ferrari da Trento non è Van Basten. Ha i piedi di legno e a volte ci fa diventare matti dalla rabbia. Sette giorni fa, dopo il gol con il Gubbio e una marea di fischi, invece di fare polemica disse: "Spero di far cambiare idea a questa gente. Ce la metterò tutta".

Bravo Nicola. Anche con i piedi di legno, la tua grinta ha scalfito il muro di diffidenza. Perchè alla fine, il Bentegodi vuol sempre e solo questo. Vedere gente che corre, che lotta, che s’impegna. E il Ferrari di questa sera, come quello di sette giorni fa con il Gubbio, ha sputato l’anima e segnato due gol in due partite. Caro Nicola, non sarai un fenomeno, ma a mio avviso sei comunque degno di vestire la maglia del Verona. Almeno finchè sputerai l’anima e vorrai convincerci che i tuoi piedi sono di velluto.