Mamma mia che bello! Vincere così ha un sapore particolare. Dal punto di vista del gioco il Verona non m’è piaciuto. Ha giocato male, non è riuscito a trovare pertugi nel muro spezzino che voleva solo una cosa: pareggiare. Lo spettro di uno 0-0 che ci avrebbe condannato alla mediocrità così come l’altro 0-0 ci ha condannato a questo inferno ha aleggiato sul Bentegodi sino al minuto 87. Quando Pichlmann, Piki, l’austriaco gentile e onesto, ha imboccato l’autostrada giusta, mentro lo Spezia si apriva come il Mar Rosso con Mosè.
Il gol ha permesso al Verona di portare a casa tre punti pesantissimi e di scacciare via le ombre post Alessandria. Là l’Hellas non meritava di perdere, qui non meritava di vincere. Ma per tutto quello che questa gara significava per noi, vincere così è ancora più bello. Per una volta, come direbbe Mandorlini, ‘affanc… la sportività.
Ci sono partite che hanno bisogno di una carica particolare, di un Bentegodi ancora più caloroso, ancora più focoso. Secondo me Verona-Spezia è una gara che richiede questo pubblico. Non che fino ad oggi sia mancato l’apporto della gente di Verona, per carità. Ma stavolta, è un po’ diverso. Prima di tutto arriva lo Spezia. E sappiamo tutti che cosa vuol dire ritrovarsi davanti la squadra che ci ha mandato in questo inferno. La beffa, incredibile, è che lo Spezia ha fatto tempo a fallire, a precipitare e ad essere ripescato. Viene da chiedersi, l’abbiamo detto e scritto mille volte, che senso ha pagare stipendi, contributi, irpef, davanti ad un calcio che permette simili storie… Ma lasciamo perdere.
La ferita è e resterà sempre aperta. Forse sanata solo il giorno in cui il Verona riuscirà a tirarsi fuori da questa melma. Resta poi l’oggi, il quotidiano, il presente che forse è l’aspetto che ci preme di più. Verona-Spezia non è una gara normale. L’Hellas è arrabbiato, furioso, per quello che è successo domenica ad Alessandria. Frutto di un arbitraggio pessimo e di errori pazzeschi. La squadra ha reagito. L’ho visto negli occhi dei giocatori che stavano salendo sul pullman. Non c’era rassegnazione. C’era solo la voglia di tornare in campo subito a giocare. Mandorlini è uno che lavora molto sulle motivazioni, uno che ha riacciuffato per i capelli Ferrari e lo ha riabilitato come giocatore e come professionista. Ora, un tecnico che riesce a fare una simile operazione, non si può pensare che apra un fronte con il suo più forte attaccante: mi riferisco a Pichlmann. Anzi: sono certo che l’austriaco, opprtunamente "stimolato" sarà ancora prezioso alla causa. Così come lo sarà anche Garzon, che il mister ha citato (giustamente) anche giovedì scorso a Sandrà. Anche il capitano in pectore è ancora "uno di noi", insomma, anche lui può essere importante in questa fase finale. Stefano è un ragazzo umile, bravo, professionista. Mai una parola fuori posto, mai una polemica. Un esempio, insomma. E arriverà anche il momento di Tiboni, che scalpita per giocare almeno dieci minuti. La condizione ora c’è, si tratta di trovare un’opportunità che francamente, gli avvenimenti (e le prestazioni sorprendenti di Ferrari) gli hanno negato.
Domenica prossima è il caso di prendere l’autobus, la bicicletta, l’auto e venire al Bentegodi. Se avete voglia di farvi una sana camminata venite a piedi. Dobbiamo essere tanti. Dobbiamo "scaldare" l’atmosfera, come solo noi sappiamo fare. Non è una gara normale. Non può esserlo.
Solo un’illusione. Ed è stato un peccato. Perchè il Verona meritava di vincere, ma forse si è accontentato del pareggio. Una leggerezza pazzesca di Scaglia ci ha punito. Poi la barriera, ma anche l’arbitro Borriello, disastroso. Poteva girare, non è girata. Non cambia niente. Aumenta solo la rabbia. Sei andato in vantaggio, loro erano alle corde e hai perso. E’ la Prima Divisione, bellezza. Ormai la conosciamo. Ma sappiamo anche che un filotto, può cambiare tutto un’altra volta. Con lo Spezia torna Hallfredsson, torna Maietta, c’è un piccolo “conticino” in sospeso… Vogliamo saldarlo una volta per tutte?
Dopo tre vittorie consecutive il Verona andrà a giocare ad Alessandria. Una settimana tranquilla? Pace e serenità sovrastano il cielo sopra al Bentegodi, lo stadio che ha vissuto l’epopea gloriosa dello scudetto. Eppure da molti ambienti si stanno tirando delle spallate all’Hellas. Da tempo sostengo che il Verona forte e magari in serie A spaventa. Fa paura. Meglio, molto meglio tenerlo con la testa sott’acqua. E’ stato così quando la città che conta non prese le distanze da dirigenze fallimentari. Lo è stato nell’isolamento a Martinelli. Lo è adesso che il Verona va bene. Fare due più due viene facile anche ad un semplice ragioniere, sempre attento ai calcoli. Come spiegato più volte, questa "cupola" non ha un nome. Si nasconde e agisce nell’ombra. Ma è potente, si ramifica, arriva ovunque. Discrimina chi racconta la verità, chi dà voce a chi voce non l’avrebbe. E provoca. Una provocazione sottile, finissima, ma costante e velenosa. Nella speranza di far saltare i nervi, di creare reazioni composte. Il Verona non deve cadere in questo tranello. Chiuso nel proprio fortino, non deve ascoltare nessuna "voce" esterna. Deve confinare questa "cupola" nel nulla del proprio destino. Andiamo ad Alessandria. Scaliamo le vette della classifica. Non ci curiamo del "niente". Siamo il Verona. Dimostriamolo.
E’ comprensibile che ci sia entusiasmo. Le tre vittorie consecutive ci hanno permesso di ritornare in corsa per i play-off. Ma è bene ricordarsi e ricordare a chi va in campo che nulla è ancora stato fatto e che il difficile arriva proprio adesso.
Tante volte questa squadra ha tradito le attese. E negli occhi restano partite tristi e incomprensibili come quella contro il Gubbio. La lunga rincorsa ai play-off è stata necessaria per colmare il gap (parola di moda che sta a significare il disastro iniziale) che aveva portato il Verona a ridosso della zona play-out. Teniamo presente che a oggi questa squadra non è ancora dentro le quattro che si giocheranno la coda del campionato.
Quindi: bisogna andare ad Alessandria con la stessa mentalità che ci ha fatto vincere a Cremona. E’ necessario che ci mettiamo in testa che nessun obiettivo è stato raggiunto e che il solo traguardo che abbia un senso per questa squadra è andare in serie B.
"Nonno Gibo" vive e lotta insieme a noi. Sul filo del rasoio. Ad un passo dal licenziamento. Aggrappato alla sua creatura anche quando i play-out erano uno spettro vicino. "Eppure" diceva a tutti noi che lo guardavamo come se fosse un extraterrestre "sono convinto che la squadra non abbia rivali in questa categoria". Ma dai, gli rispondevamo, stavolta Gibo ti sei sbagliato. Troppi anni fuori dal "giro" che conta, quell’aria un po’ così, genuina, la parlata veneta che tradisce un amore per il Verona. "Ha sbagliato tutto, non ne ha azzeccata una". Ma soprattutto: "Come fa a comprare uno come Ferrari?"
Ammetto in questo caso il mio conflitto d’interesse che potrebbe alterare il mio giudizio. Io stravedevo per il Gibellini giocatore. Persino più di Nico "bomber" Penzo. Mi piaceva la sua intelligenza tattica, il suo altruismo. Quando entrava lui si accendeva la luce in tutta la squadra. Non ha mai raccolto, il Gibo giocatore, ciò che avrebbe meritato. E il Verona lo sacrificò frettolosamente. Così come ritenni altamente ingiusto il suo licenziamento da parte di Pastorello che gli impedì di raccogliere i frutti di quanto aveva costruito (Eh già, perchè la squadra di Ficcadenti, l’aveva costruita in gran parte proprio "Nonno Gibo"…) Chiusa la parentesi.
Poi d’improvviso, il Verona è tornato a volare. Ed allora è lecito chiedersi: ma "nonno Gibo" ha davvero sbagliato tutto? O forse il suo è stato un "difetto" di comunicazione, un problema a spiegare che cosa aveva fatto per il Verona?
L’errore (primordiale e madornale, sebbene in buona fede) è stato assecondare Giannini nel voler cambiare il modulo tattico. Questo a mio avviso il suo peccato originale. Da qui è partita una serie di problemi che hanno inghiottito il Verona in una spirale negativa. Ma l’ultima parte e più recente del campionato, ci porta a credere che molte delle scelte, anche le più criticate e sbeffeggiate di Gibellini, non siano state così sbagliate. Ora che il Verona ha un’anima, ora che tutto gira, Ferrari, Abbate, Scaglia, Le Noci hanno una loro dignità di giocatori (e che giocatori!). Particolare non trascurabile: in mezzo ad un mondo di terribili "opportunisti", Gibo è un "onesto". Potrà anche sbagliare, ma giusto per essere chiari, non gli resterà mai attaccato un euro, neanche per sbaglio. Anzi…
Boh, i conti si fanno alla fine e spero che Gibo abbia ragione. Sarebbe una grande rivincita per il nostro "Nonno" che forse potrebbe persino diventare il nostro "intoccabile" ds…
Ferrari come Galileo. Lo scienziato, accusato dalla Chiesa di essere eretico perchè sosteneva che era la Terra che girava intorno al Sole e non viceversa, davanti al Tribunale che lo accusava disse sommessamente: "Eppur si muove".
Nicola Ferrari, accusato di essere l’acquisto peggiore della storia del Verona, sta trascinando l’Hellas verso i play-off. A ricordarci che nessuno ha in tasca la Verità Assoluta. Soprattutto nel calcio. Così la classifica, che continuiamo a tenere nel cassetto, si muove. Grazie alla bella favola che Ferrari sta scrivendo con la maglia del Verona.
Ps: stanco di soffrire, chiedo ai ragazzi gialloblù di vincere una gara senza rimonte e controrimonte. Una vittoria normale, dove si segna quando si deve segnare e si evita di prendere gol assurdi. Per una domenica, ragazzi, fatemi sentire un tifoso normale. Come quelli di tutte le altre squadre del mondo. O forse è impossibile. Sennò che senso avrebbe essere tifoso del Verona?
Entro allo stadio Bentegodi. E per una domenica, almeno per una, il mio animo è un po’ meno triste. Salgo i gradini. Vedo l’erba. Respiro il profumo. Mi siedo. Cuore a mille. Il campo verde mi fa sempre questo effetto. Mi portano le formazioni. Commento. Alzo lo sguardo. Vedo la Curva. Si va riempiendo. Tabellone. 0-0. Puliero legge le formazioni. La voce è un po’ più rauca di quando lo ascoltavo alla radio nelle trasferte europee che non riuscivo a fare. Ma la cantilena è sempre quella. Squadre in campo. Vorrei cantare. Non posso. Siamo in mezzo ai giornalisti. Contegno. Inizia la partita. Porta maledetta. Non va. Palo, traverse. Tiro pugni sul tavolo e faccio saltare i computer dei colleghi. Non va. Poi il gol. Urlo. Non me ne frega nulla adesso del contegno. Goool. Andiamoooooooo. Teniamo duro. Palla alta. Rafael esce. Anzi no. Tuffo al cuore. E un vaffa per Rafael. E’ finitaaaaaaaaaaa. Vittoria soffertissima. Almeno per ‘sta domenica ghe l’emo fatta. Che bello.
Sento qualcuno che dice: che tristezza essere vivi (calcisticamente parlando) solo perchè altre squadre sono punite con punti di penalizzazione. Certo, è vero. Anche a me piacerebbe vincere un campionato regolare dove la classifica non venga continuamente riscritta dai giudici.
Purtroppo però la dissennata gestione del nostro calcio dove la competizione è stata più volte falsata da banditi e imbroglioni ha costretto le Leghe e la Federazione a prendere di petto la questione. Come si fa, infatti a tutelare chi si comporta con regolarità, chi paga regolarmente gli stipendi e i contributi, chi, alla fin fine, diciamolo chiaro e tondo, abbassa anche la competitività della propria squadra pur di tenere sani i bilanci?
L’unico mezzo è quello della punizione sportiva. Non c’è alternativa. Anzi: possiamo persino avanzare la domanda se le penalizzazioni siano veramente congrue. C’è da chiedersi, per esempio, se all’inizio del campionato il controllo della Covisoc sia all’acqua di rose o se in realtà le maglie vengano sempre tenute più larghe di quello che dovrebbero.
Se guardiamo, ad esempio, alla serie B, l’Ascoli (una delle squadre che non doveva essere iscritta al campionato come l’Ancona), ha già subito sei punti di penalizzazione mentre la situazione societaria sta degenerando. Perchè l’Ascoli è stato iscritto? I bilanci erano in regola ad agosto e non più a settembre?Nessuno risponde a queste domande. Ed intanto la Triestina è stata ripescata dopo che il suo presidente ha fatto rinunciare agli stipendi i suoi giocatori.
Lasciamo stare la Lega Pro, che appare una canea dove tutto è possibile e dove la catastrofe è dietro l’angolo.
Ora, tra le mille critiche che si possono fare a Martinelli e alla sua gestione, di certo non c’è questa. Martinelli ha costruito due squadre competitive (sulla carta…) e ha assicurato una tranquillità finanziaria invidiabile. Datemi un solo motivo perchè il Verona, Martinelli e i suoi tifosi non debbano essere tutelati di fronte a chi paga i giocatori a rate (scaglioni…), organizza finte vendite societarie, non paga i contributi ma continua ad ogni calciomercato a investire e a spendere…
Calcoli? Classifiche? Proiezioni? Massì magari questa settimana ci divertiremo a farle, ma la verità è che sono tutte boiate gigantesche. Lo dico perchè lo so. Non c’è proiezione, classifica, calcolo che possa servire al Verona.
A noi tutti servono solo partite come quelle di oggi, gente che sappia guardarsi in faccia e ribaltare un risultato perchè nello spogliatoio, tra il primo e il secondo tempo qualcuno ha sbattuto per terra un asciugamano e ha detto: "Porca puttana mica possiamo perderla una partita così".
Ecco a noi serve questo. Viviamo alla giornata e fottiamocene della classifica. I conti li faremo alla fine. E se la gara di oggi è stata una svolta del nostro campionato, beh, un po’ ce lo meritiamo. Avanti con la prossima, testa bassa e pedalare.
Gianluca Vighini
Gianluca Vighini inizia giovanissimo a perseguire la sua grande passione: il giornalismo. Già a 16 anni collabora con Tele Valpolicella dove si occupa di sport e conduce varie trasmissioni sportive.
Dopo la maturità classica si iscrive a Scienze politiche e inizia a collaborare con il Gazzettino e la Gazzetta dello Sport. A 21 anni, dopo essere diventato giornalista pubblicista, viene assunto dal gruppo Telenuovo dove inizialmente è redattore al settimanale Nuovo Veronese. Qui cura le pagine sportive e di cronaca bianca. Nel 1987 inizia anche a collaborare con la televisione. Nel 1988 entra nella redazione di Telenuovo dove diventa giornalista professionista a 25 anni. Si occupa di cronaca nera seguendo, tra l’altro, il rapimento di Patrizia Tacchella.
Nel 1991 partecipa alla nascita del Nuovo Veronese quotidiano di cui diventa il responsabile delle pagine sportive seguendo come inviato l’Hellas Verona.
Nel 1998 diventa caporedattore di RTL Venezia, costola regionale di RTL 102.5. Dopo una breve esperienza a Roma dove dirige le pagine sportive di Liberazione, torna a Telenuovo dove inizia a condurre varie trasmissioni sportive e in coppia con Luca Fioravanti, vara il tg sportivo Tg Gialloblu. Su indicazione dell’azienda fonda anche Tggialloblu.it, il primo sito sportivo veronese.
Dirige e conduce la popolare trasmissione Alé Verona e ha ideato la trasmissione Supermercato. Da aprile 2021 è il direttore delle testate online di Telenuovo.