ALZIAMO IL RITMO

 Usando l’ironia ieri, cercavo di spiegare che in questo momento il Verona non ha bisogno di nessun teatro, di nessuna rivoluzione, ma solo di ritrovare se stesso, di guardare dentro la sua anima, di stare nel chiuso dello spogliatoio a riflettere su una partita indecente come quella con il Gubbio.

Ma al contempo questo Verona ha necessità di un grosso lavoro sul campo, ha bisogno di intensità, ha bisogno di ritrovare, in qualche modo nuova linfa. C’è un oggettivo problema in questa squadra. E’ la mancanza di ritmo, l’incapacità di aggredire gli avversari, nonostante il Bentegodi indichi spesso la via.

Solo alcuni giocatori tra quelli che vanno in campo hanno queste caratteristiche. Ma ce ne sono altri che magari hanno questa voglia e questa determinazione. Non possiamo scordarci che il migliore Verona di Giannini lo si era visto con i ragazzini in campo, con Paghera e Martina Rini, tanto per essere chiari.

Credo che tocchi anche a Mandorlini, in questo momento, cercare all’interno del suo gruppo, le opzioni migliori. La scintilla può partire anche da un ragazzino, libero nella testa volenteroso nell’anima, capace di dare quel cambio di passo da sempre assente in questa squadra. Forse a Sandrà, in questa lunga settimana, si sta pensando anche a ipotesi di questo tipo. O almeno lo speriamo.

PER FAVORE CHIUDETE IL TEATRO

"Venghino signori, venghino… In questo pubblico teatro potrete ammirare le più mirabolanti stranezze del mondo… Una squadra, signori, incapace di andare in B dopo essere stata prima per tutto l’anno… E dirigenti che vanno e vengono come stare alla fermata di Piccadilly Circus a Londra… E potrete ammirare, gentile pubblico, l’unica squadra capace di ammazzare il campionato sino al sabato e lottare per la salvezza alla domenica… Non perdetevi poi lo spettacolo degli allenatori… Ognuno con un suo modulo, ognuno portatore di verità, ognuno con un biennale in tasca… Ma non è finita signori… Dopo il pirotecnico Parentela e la sua corte dei miracoli, tra poco potrete assistere all’ultimo grande spettacolo che abbiamo pensato per voi: un nuovo direttore generale che amplierà ancora di più il vostro divertimento… Zanzi, amico di Mandorlini? può darsi. O Ceravolo, un moggiano di ferro. O forse ancora Castagnini, ex Vicenza, Juve e Cosenza… Venghino signori, venghino… Lo spettacolo e il divertimento qui non finiscono mai… Una ne facciamo e cento ne inventiamo…

ARRIVA DAL PASSATO QUESTO DRAMMATICO PRESENTE

 Il disastro è sotto gli occhi di tutti. Ma per capire i disastri e le motivazioni che ci hanno portato qui bisogna mettersi allo specchio e scandagliare ogni aspetto. Come mai il Verona non riesce a invertire la rotta e a costruire un ciclo vincente? Perchè questa società sembra avere sulla propria testa una maledizione capace di inghiottire tutto e tutti?

Partire da lontano può aiutare. Per esempio pensando a Pastorello, a Tanzi, ad un Verona che finchè è stata la squadra satellite della Parmalat ha dato qualche soddisfazione, poi, quando Tanzi è finito in disgrazia ha iniziato la sua terribile caduta. Pastorello ha pensato solo alle proprie casse, ha accumulato debiti, ha lasciato un Verona impresentabile nei conti e di fatto fuori mercato.

Solo Arvedi poteva acquistarlo. Forse perché Arvedi poteva solo fare peggio di Pastorello. C’era in realtà un’altra cordata: la Cometal, azienda veronese che aveva raggruppato una manciata di imprenditori che avevano però lucidamente analizzato il male di quella società. Il passivo vergognoso che si era accumulato in banca chissà perchè e chissà per come (solo ora abbiamo capito…). Arvedi non ci pensò. E fece una follia, come disse appena un minuto dopo la firma sul contratto il suo avvocato Dario Donella.

Arvedi scelse malissimo i collaboratori. Si fece abbindolare da Cannella che forse era stato messo lì da Pastorello proprio per “circuire” il povero Conte. Ignorò i consigli di Ficcadenti, allora allenatore. Si mise a telefonare con don Casillo. Portò avanti un irrealizzabile progetto dello stadio. Cannella lavorò per cacciare il proprio nemico Ficcadenti. A costo di aizzare una parte della squadra contro il sergente di ferro. L’unico modo per minarne la credibilità erano i risultati negativi. Così Ficcadenti fu esonerato dalla squadra, ormai in gran parte con Cannella nella vergognosa partita con il Mantova. Arrivò Ventura e un mercato da “otto”. La squadra retrocesse dopo aver giocato solo un tempo contro lo Spezia. I punti persi nella guerra di dicembre a Ficcadenti furono fatali.

Iniziò un circo senza fine. Scelte assurde. Il Verona scivolò verso la C2, sostenuta solo dal buon senso di Davide Pellegrini e dall’esperienza di Previdi che nel frattempo era arrivato a Verona via Prisciantelli e dopo un amorevole consiglio di Alberto Mazzi al conte Arvedi.

I costi altissimi stavano per mettere in ginocchio Arvedi, ormai in mano delle banche e di qualche funzionario senza scrupoli. Solo una cura da cavallo avrebbe salvato il Verona. Così Previdi e Prisciantelli si misero al capezzale del Verona e in qualche modo riuscirono a rimettere l’Hellas in carreggiata.

Tanto da renderlo di nuovo appetibile. Arvedi firmò un precontratto con Martinelli due giorni prima il tragico incidente stradale che poi gli costò la vita. Forse si era pentito di quella firma. Diceva agli amici che Martinelli avrebbe fatto la fusione con il Chievo. Per questo aveva parlato con Andreoli, imprenditore veronese durante la gara a Cesena. La vendita a Martinelli poteva essere bloccata. Ma di questo non ci sono controprove, se non la testimonianza dello stesso Andreoli.

Martinelli acquistò il Verona spendendo comunque cifre importanti. Lo studio Belluzzo costruì un’architettura finanziaria per riuscire a portare l’Hellas nelle mani dell’imprenditore di Castelnuovo che in pratica entrò in società con Arvedi per alcuni terreni di proprietà del Conte (e poi degli eredi).

Al fianco di Martinelli c’era Massimo Ficcadenti. Il quale aveva un socio da portare nel Verona. Un magnate dell’industr

GUBBIO CONTRO IL NULLA

 Altro che aggancio. Altro che illusioni. Oggi al Bentegodi ho visto una squadra vera contro il nulla. Il Verona ha semplicemente sbagliato tutto. Le scelte tattiche e di formazione, l’approccio, l’atteggiamento. Persino irritante e indisponente. Un disastro. Incapace di giocare sui nervi, incapace di farsi trascinare da un Bentegodi a tratti commovente (e non è facile retorica). Si è capito perchè il Gubbio è primo e il Verona lotterà per salvarsi.

Mandorlini ha sbagliato clamorosamente per la prima volta da quando è qui e non tanto e non solo per la scelta di Ferrari. Non ha capito o non è riuscito a trasmettere rabbia alla sua squadra, non c’erano idee in campo, solo giocatori che passeggiavano e che francamente ormai hanno stancato.

C’è da chiedersi adesso come riuscire a dare un senso ad una stagione che è sfuggita. Se è giusto insistere su questi giocatori o non sia meglio cercare qualche giovane all’interno della rosa che almeno porti la sua freschezza. Sono dispiaciuto per il presidente Martinelli tornato allo stadio per godersi il "suo" Verona. Non voglio nemmeno pensare a quello che è adesso il suo stato d’animo.

Certo è che bisogna risolvere alcuni rebus: Halfredsson serve davvero in queste condizioni? Cosa ci fa Pichlmann all’ala destra? Può una difesa schierata prendere gol come successo sull’1-0? Perchè Mancini è rimasto in panchina? Perchè esporre Ferrari ancora una volta ai fischi del Bentegodi (e complimenti comunque per il gol)? 

L’UNICO GUBBIO DA TRE PUNTI

 Mercato archiviato. Inutile star qui a dire adesso se è stato un buon mercato o no. Solo il tempo lo dirà. L’anno scorso prendemmo Di Gennaro che segnò solo due reti e costò come un palazzo. Vedo che qualcuno spaccia come colpo di mercato Rey Volpato e Musetti. Mentre a Cremona staranno stappando lo champagne per averlo ceduto. E’ il bello del calcio. O il brutto. Dipende da come lo dipingi. 

M’interessa solo che chi va in campo con la maglia dell’Hellas sputi sangue. Questo e nient’altro.

E siccome domenica c’è il Gubbio, vorrei che questa venisse veramente vista come la "partita della vita". Arriva la capolista e il Verona ha l’occasione di rientrare e stavolta non la deve sprecare.

Mandorlini ha dimostrato di essere un buon allenatore, ma anche lui deve dare ancora qualcosa in più. Sappiamo che il suo "valore aggiunto" sarà importantissimo.

 Ora l’attacco del Verona può schierare questi giocatori: Pichlmann, Le Noci, Berrettoni, Tiboni e Napoli. Sicuri che ci sia di meglio nel girone A di Prima Divisione Lega Pro?

MATTO COME NOI

 Mentre scrivo non so ancora se Tiboni verrà a Verona. Francamente spero di sì. Negli ultimi anni il “Tibo” è quello che ha acceso di più il mio entusiasmo. E’ un puledro di razza, uno che quando era alle giovanili dell’Atalanta figurava nell’elenco dei talenti cristallini.

A Verona ha fatto otto reti (partendo spesso dalla panchina) ed è il capocannoniere gialloblù degli ultimi anni. Mi fece impazzire quando tirò il rigore col cucchiaio. Una lucida follia che appartiene solo a chi sa di avere qualità superiori. In questi anni mi sono sentito spesso con lui.

Beh, vi dico la verità: non ho mai sentito uno così tanto attaccato alla maglia del Verona. Così attaccato da rinunciare ad una carriolata di soldi pur di tornare qui. Non so se posso svelare un piccolo retroscena… Ma lo faccio lo stesso, perchè forse spiega chi è Tiboni più di centomila parole.

L’anno scorso l’Atalanta voleva mandarlo in una squadra veneta, una società seria, dove gli attaccanti fanno sempre bene. Tiboni ha rifiutato perchè quella squadra ha poco pubblico e lui, amante della Curva Sud come pochi, non riesce a giocare se lassù non vede tifosi “accesi” come quelli gialloblù. Tutti gli dissero che era matto. Il procuratore, l’Atalanta, i suoi amici. Tibo tirò su le spalle e disse: “Si sono matto come i veronesi”. Esattamente uno di noi.

LA PAREGGITE

 Non si può essere contenti di un pareggio come questo. Ripetiamo: il Verona ha già sprecato tanti punti all’andata e ora, deve fare qualcosa di straordinario se vuole veramente ritornare dentro al discorso play-off. Al Druso è stato buttato via un tempo con somma gioia dei padroni di casa che pensavano ad un Verona all’assalto e hanno fronteggiato invece una squadra che si è limitata per 45′ a fare il compitino.

Mandorlini ha messo in campo la formazione più logica visti gli infortuni. Unico dubbio: ma Torregrossa (vista l’epidemia che ha colpito il reparto d’attacco) non si poteva portare via, anche per avere un’alternativa a Scapini?

Una cosa è certa: con i pareggi non vai ai play-off. E se da una parte ci teniamo stretta la striscia positiva di Mandorlini che non ha mai perso, dall’altra, dopo la sosta è necessario un cambio di marcia. 

E ADESSO…

La cosa incredibile è che il campionato ci sta aspettando. Nonostante i treni persi, i punti buttati, i rigori sbagliati. Le penalizzazioni che hanno ridisegnato la classifica ci dicono due cose.

La prima è che il Verona ha una dirigenza d’oro, da tenersi strettissima, che paga tutti gli stipendi, le tasse, che ottempera, nonostante sacrifici enormi a tutti gli impegni. E credetemi, di questi tempi è cosa rara. Poco importa che altri acquistino se poi non pagano. Le penalizzazioni sono la livella che riporta la competizione alla pari.

La seconda è che non possiamo buttare via questa campionato. Oggi il Verona torna in corsa per i play-off. Play-off che ora si deve meritare. A partire dalla prossima gara contro il Sudtirol.

PRIMA UN GRANDE HELLAS, POI LO STADIO

 Non sono contro il nuovo stadio. Anzi: negli ultimi anni mi sono sempre più convinto che è l’unico modo per restituire veramente il calcio alla gente, togliendolo dagli artigli a spirale delle tivù a pagamento che hanno desertificato gli spalti e alterato le competizioni, facendo vivere realtà da play-station solo per il fatto di sborsare valanghe di denaro garantito.

Per questo mi è piaciuto moltissimo il progetto di Martinelli, così come ero affascinato da quello di Arvedi.

Si dice: è un’utopia. Ma a Verona è anche un’utopia costruire una piccola metropolitana leggera che ci tolga l’inquinamento e lo smog, quindi figurarsi un impianto di questo tipo. Detto questo ed elevandoci, solo per un istante a livello delle più moderne città del mondo, fare uno stadio, anzi una cittadella dello sport, non è un’utopia. E’ solo una bella idea.

Il problema, il più evidente, è che è assurdo oggi pensare ad uno stadio per l’Hellas quando alla domenica ci si scontra contro (con tutto il rispetto) il Pergocrema, Il Sudtirol, il Bassano. La vera utopia è solo questa. Quindi, è evidente, che chiunque voglia confrontarsi con questa "utopia" dovrà giocoforza prima di tutto pensare ad un Verona in serie A, ad un Verona che torni a combattere con le grandi, insomma ad un Verona pienamente competitivo.

E dovrà farlo senza "scorciatoie" (per essere chiari, l’idea di squadra unica che è tornata ad "aleggiare" in certi ambienti) e senza personaggi scomodi o indesiderati alla guida (devo fare i nomi o avete capito?).

Per tutti questi motivi, dopo questo avvio del progetto che avviene in una fase delicata e drammatica della vita di Giovanni Martinelli, spero che la prossima volta in cui parleremo di stadio sarà dopo la promozione in serie A.